Nel cuore della Calabria centro-settentrionale, tra pendii scoscesi e alture che si estendono tra i 350 e i 1.100 metri sul livello del mare, si cela uno scrigno naturale di rara bellezza: il territorio del Savuto-Reventino. A cavallo tra le province di Catanzaro e Cosenza, questa zona rappresenta una delle aree più suggestive della Presila, tanto ricca dal punto di vista biologico da custodire uno dei patrimoni micologici più pregiati del Mediterraneo: il fungo porcino del Savuto-Reventino.
Grazie a un microclima irripetibile e a una morfologia che alterna dislivelli accentuati, boschi intricati e un clima capace di fondere l’umidità della valle con la frescura pungente delle alture, questi luoghi offrono l’habitat ideale per la crescita di due varietà micologiche d’eccellenza: il porcino marrone (Boletus edulis) e il rarissimo porcino nero (Boletus aereus), considerato il vero “oro del sottobosco”.
Il porcino marrone: un gioiello nei boschi della Presila
Tra i 700 e i 1.100 metri di altitudine, nei boschi che tappezzano i versanti della Presila, cresce il porcino marrone. Fungo robusto e armonioso, si riconosce per il cappello color nocciola e il gambo carnoso e compatto, impregnato dell’essenza più autentica del sottobosco. Il suo profumo evoca foglie secche, corteccia umida e la quiete di un bosco autunnale; il gusto è pieno, rotondo, perfetto per piatti semplici ma intensi come una frittata contadina o un sugo bianco rustico.

In questi ambienti, la combinazione di giornate soleggiate e notti fresche favorisce una maturazione lenta e regolare, che si traduce in una qualità gastronomica straordinaria. Ma è scendendo verso le quote più basse e selvagge che si scopre il vero sovrano di questi luoghi.
Il porcino nero: il Re della macchia mediterranea
Tra i 350 e i 700 metri di altitudine, là dove la montagna lascia il passo alla bassa collina, regna incontrastato il porcino nero. Scuro come la terra che lo genera, cresce nelle zone più impervie e difficilmente accessibili. I boschi qui si aprono in un intreccio di lecci, querce, castagni e fitte eriche, mentre il sottobosco si presenta come un mosaico selvaggio di rovi, felci alte quanto un uomo e cespugli di asparagi, inframmezzati da colossali vitalbe che spesso fanno inciampare il cercatore più esperto.

In questo mondo segreto e ombroso, i porcini si mimetizzano tra il muschio e le cortecce. Per trovarli servono intuito, esperienza e un olfatto allenato. Spesso, per raggiungerli, bisogna affrontare discese ripide, burroni scoscesi e sentieri invisibili battuti solo da animali selvatici e raccoglitori esperti. Ma la fatica viene sempre ripagata: i porcini neri di queste zone sono tra i più profumati e saporiti d’Europa. La loro carne è soda, il cappello varia dal bruno intenso al quasi nero, e al taglio sprigionano un aroma avvolgente di terra umida, legno bagnato e un accenno salmastro, portato fin qui dalle correnti marine.
Il gusto complesso, profondo, persistente. Un solo boccone basta a raccontare l’anima di un intero paesaggio.
Ma cosa rende questi funghi così straordinari? Il segreto risiede in un microclima unico, modellato dalla geografia del territorio e da un fenomeno atmosferico poco conosciuto: le correnti marine salmastre che risalgono dalla costa tirrenica, attraversando la valle del Savuto e incanalandosi nella stretta gola del Bisirico. Cariche di umidità e sali minerali, queste correnti incontrano l’aria fresca dell’entroterra, dando vita a un ambiente termoumidificato ideale per lo sviluppo del micelio, la rete sotterranea da cui nascono i funghi.
Le località maggiormente influenzate da questo fenomeno, come Scigliano e Pittarella di Pedivigliano, beneficiano di questa alchimia naturale. I porcini neri qui acquisiscono un’aromaticità e una complessità gustativa inconfondibili. È come se mare e montagna, in questo tratto di Calabria, si fondessero in un unico respiro.
Il profumo dei porcini del Savuto-Reventino è così intenso che, durante la cottura, può inebriare un intero quartiere urbano. Non stupisce quindi che questa eccellenza abbia superato i confini locali, attirando cercatori anche dal Vibonese e perfino da Cetraro. Sempre più ristoratori della fascia tirrenica calabrese inseriscono nei loro menù i prelibati porcini di questa terra.
Qui, la raccolta non è solo una pratica stagionale, ma un rito antico, tramandato con rispetto di generazione in generazione. Ogni cercatore esperto custodisce gelosamente i propri luoghi segreti. Non si corre, non si saccheggia: si ascolta, si osserva, si annusa. Il cercatore si affida all’olfatto, guidato da un profumo che, tra la vegetazione fitta, indica il punto esatto dove sollevare le foglie.
Raccogliere un porcino è un gesto delicato: farlo in modo scorretto può comprometterne la ricrescita per anni. È così che si preserva un sapere antico, fatto di pazienza, rispetto e profondo legame con la terra.
Valorizzare questi funghi significa non solo riconoscerne l’eccellenza gastronomica, ma anche tutelare un ecosistema raro e prezioso. Il porcino del Savuto-Reventino non è soltanto un ingrediente: è una sintesi perfetta di terra, mare, clima e cultura. Un simbolo identitario e un’opportunità concreta di sviluppo sostenibile per il territorio.
Dalle sagre autunnali ai ristoranti a chilometro zero, dalle conserve artigianali ai mercati contadini, i porcini ,soprattutto quelli neri, hanno tutte le carte in regola per diventare un marchio di qualità, capace di attrarre turismo enogastronomico e generare reddito nel pieno rispetto della biodiversità.
Sarebbe auspicabile il riconoscimento di una DOP, un marchio che tuteli e promuova questa eccellenza micologica. Le istituzioni locali, insieme alle comunità, dovrebbero attivarsi per preservare e far conoscere questo patrimonio unico.
Il segreto del “vavusu”: una crema che conquista i sensi
Chi conosce davvero il porcino del Savuto-Reventino sa che il momento più magico arriva con i vavusi, come vengono chiamati nel dialetto locale i porcini maturi. Quando mescolati sapientemente con esemplari più giovani, questi funghi diventano una crema vellutata che si scioglie tra le fettuccine o si fonde con le patate soffritte. Il sapore che ne deriva è profondo, persistente, quasi narcotico: una sinfonia selvatica capace di stregare il palato e l’anima.

Il porcino del Savuto-Reventino non è solo un dono della natura: è un’esperienza, una cultura, un’identità. È l’anima autentica di un territorio antico, che merita attenzione, rispetto e celebrazione. Raccontarlo, proteggerlo e valorizzarlo è un atto d’amore verso la Calabria più nascosta, quella vera, che profuma di bosco, vento e mare.