Una Nuova Yalta: il futuro dell’Europa nell’ombra dei due nuovi blocchi che vanno deliniandosi.
Nelle nebbie delle manovre geopolitiche contemporanee si delinea uno scenario che ricorda, seppure con obiettivi diversi ma la stessa logica spartitoria, la storica Conferenza di Yalta del 1945.
Questa volta, l’oggetto della spartizione non è il destino dell’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma l’Europa stessa, ridotta a terreno di confronto tra le nuove potenze globali.
L’asse USA-BRICS, sta diventando sempre più il tavolo di negoziazione esclusivo, per una nuova ridefinizione degli equilibri mondiali.
Il mondo assiste alla crescente contrapposizione tra l’asse USA e il blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), sempre più coeso nel tentativo di affrancarsi dall’ordine internazionale dominato dall’Occidente. L’Europa, più che protagonista, appare come un’entità passiva, il principale campo di manovra dove si giocano le nuove partite del potere globale.
L’Europa, il luogo dove i secolari banchieri hanno instaurato il loro regno, dove da tempo l’alta finanza ha “guidato” la politica e i principali media europei, nel tentativo di imporre nuove regole green-arcobaleno-sanitario. Oggi, tali regole sembrano ormai un lontano ricordo, spazzate via dalla nuove dinamiche geopolitiche.

Gli Stati Uniti, consapevoli del loro declino egemonico, manovrano per mantenere la loro influenza sul Vecchio Continente, utilizzandolo come avamposto geopolitico strategico, sia per contenere la Russia, sia per rallentare l’espansione cinese.
I BRICS, dal canto loro, stanno costruendo alleanze alternative, sfidando l’egemonia occidentale e proponendo un nuovo ordine multipolare in cui l’Europa viene progressivamente marginalizzata a favore delle economie emergenti in Africa e in Oriente.
Il ruolo dell’Europa si trasforma improvvisamente da attore a campo di battaglia.

L’ipotesi di una “Nuova Yalta” si costruisce attorno a due dinamiche fondamentali.
Distacco Energetico: l’Europa viene progressivamente sganciata dalle tradizionali forniture energetiche, mentre nuove rotte e alleanze ridisegnano le fonti di approvvigionamento, spesso senza tener conto dei suoi interessi strategici ed economici.
Marginalizzazione Politica: la crescente inconsistenza degli attuali leader europei porta a una progressiva perdita di autorevolezza, trasformando il continente in un soggetto sempre meno influente nelle grandi questioni globali.
Il futuro all’orizzonte è ancora incerto.
Al momento, senza una grande guerra, all’orizzonte non c’è un accordo formale come quello del 1945, ma un tacito e graduale rimodellamento delle sfere di influenza.

Il rischio per l’Europa è quello di diventare sempre più un “cuscinetto” tra le grandi potenze, la cui sovranità verrà progressivamente erosa. Con le attuali leadership, per nulla autorevoli, e l’assenza di una visione strategica, che non sia quello di svenarsi finanziando una guerra e un riarmo, il continente Europeo sembra destinato a un ruolo da spettatore piuttosto che da protagonista.
La “Nuova Yalta” non è stata ancora scritta, ma la bozza è già in corso di stesura. Il futuro dell’Europa dipenderà dalla sua capacità di riconquistare autonomia e influenza in un mondo sempre più polarizzato su due fronti. Riuscirà il Vecchio Continente a riscrivere il proprio destino, o sarà definitivamente relegato a semplice pedina nelle mani di chi adesso sta scrivendo la storia?