Sembra ormai essere imminente l’apertura del tratto di strada tra Soveria Nord (bivio Borboruso) e la parte iniziale della strada statale 606 (bivio Coraci), in direzione Autostrada del Mediterraneo, e dunque Cosenza (e Unical) verso nord e Lamezia Terme (aeroporto e stazione ferroviaria) verso sud.
Un braccio di strada breve ma strategico per i cittadini dell’area interna del Reventino-Savuto, che può far guadagnare chilometri e tempo negli spostamenti verso le infrastrutture e i centri vicini più importanti.
I lavori, a detta di tutti, sarebbero già stati ultimati, e si starebbe ormai lavorando su piccole rifiniture. Per l’apertura al traffico veicolare si parla dunque, già da alcuni giorni, del primo agosto come data più probabile.
Tutto bene se non fosse che questo breve tratto di strada si attende da più di dieci anni, tra lavori sospesi per lunghi lassi di tempo e riprese estemporanee. Ma soprattutto che stiamo parlando di un tratto di qualche chilometro che avrebbe dovuto far parte di una ben più compiuta opera: la strada del Medio Savuto, detta significativamente “la strada che non c’è”.
Una strada che doveva collegare in modo più veloce Cosenza a Catanzaro, passando per tutti i piccoli centri dell’area interna del Reventino-Savuto, che rischia di rimanere sempre più isolata: con un peggioramento costante della mobilità che si è verificato negli ultimi vent’anni.
L’unica speranza è che l’apertura di questo breve tratto di strada possa convincere dell’importanza di un’arteria che rilancerebbe quest’area territoriale.
A convincersene devono essere prima di tutto le istituzioni e i decisori, ma anche gli stessi cittadini, che in tutti questi anni hanno dimostrato in generale rassegnazione e scarso spirito di rivendicazione dei propri diritti, a parte l’attivismo del comitato “La strada che non c’è” che si è sempre battuto apertamente e con impegno costante.
Raffaele Cardamone