Decollatura – All’Istituto di Istruzione Superiore “LUIGI COSTANZO” di Decollatura si è svolta la seconda Giornata della Cultura, dedicata alla storia delle ferrovie.
L’Auditorium del liceo scientifico ha ospitato un convegno, seguito in presenza solo dagli alunni di alcune classi, per ottemperare alle disposizioni anticovid, e a distanza da alunni di altre classi dell’Istituto; sempre nell’Auditorium del liceo sono state messe in scena due brevi piece teatrali, mentre in uno spazio attiguo all’Auditorium è stata allestita una mostra di oggetti, documenti, fotografie, sulla ferrovia Calabro-Lucana, materiali di proprietà del signor Michele Polisicchio, che qui si ringrazia.
Come riporta una nota pervenuta in redazione la dirigente scolastica dell’IIS “COSTANZO”, Antonella Mongiardo, ha dato inizio alla giornata con un intervento nel quale ha sottolineato l’importanza delle infrastrutture per la crescita di un paese.
Alla storia delle ferrovie è intrecciata in vari modi anche la nostra vita. Una storia, una per tutte, legata alla storia della ferrovia, viene raccontata nel romanzo “Felicità”, di Antonietta Vincenzo, che verrà presto donato alla biblioteca dell’Istituto “Costanzo”.
La dirigente Mongiardo ha poi presentato una breve piece teatrale introduttiva. La piece, scritta dal professor Ulderico Nisticò, è stata recitata da alcuni alunni del Costanzo.
Regista è stata la professoressa Barbara Borelli, docente del Costanzo, che ha anche interpretato il ruolo della Ferrovia, signora di bell’aspetto, ma ormai attempata, dovendo far risalire le sue origini all’Inghilterra della seconda metà del Settecento.
E’ poi seguito l’intervento del professor Ulderico Nisticò, docente, storico e filologo, che ha dimostrato ancora una volta la sua grande capacità comunicativa e divulgativa.
Come ha sottolineato la preside Mongiardo nell’introdurlo, il professor Nisticò riesce sempre ad adattare il suo linguaggio alle capacità di decodifica delle persone che ha di fronte, rendendo semplice ciò che semplice non è.
Il professor Nisticò, con la sua narrazione leggera e accattivante, ha tracciato la storia della Ferrovia in Europa, dalla sua nascita, nella seconda metà del Settecento in Inghilterra, parallelamente alla Prima Rivoluzione Industriale, al suo sviluppo in Europa nell’Ottocento: in Francia, in Germania, nel Regno di Napoli di Ferdinando II (la prima tratta in Italia, Napoli-Portici, fu inaugurata nel 1839).
Ormai tutti avevano capito che il treno poteva essere utile anche alla guerra, per esempio per spostare soldati: lo sviluppo della ferrovia in Europa si deve anche a questo. La parola treno deriva dal verbo latino traere (tirare); questo mezzo di locomozione ha realizzato una grande aspirazione dell’uomo, creare un mezzo di locomozione che produce l’energia che gli serve per muoversi mentre si sta muovendo: è quello che accadeva con la locomotiva a vapore, dove l’energia termica veniva trasformata in energia meccanica, di movimento. Il carbone che bruciava faceva bollire dell’acqua, l’acqua produceva vapore che con la sua pressione generava movimento.
Il nuovo mezzo di locomozione, la macchina sbuffante, è stato osteggiato da alcuni, sempre ostili alle novità, e accolto con entusiasmo da altri, sempre pronti ad accogliere il cambiamento. Il professore ha poi spiegato come il treno, mezzo di locomozione sicuro, vista l’esiguità degli incidenti ferroviari nella storia delle ferrovie, abbia rivoluzionato la vita di tutti. All’inizio dell’Ottocento, quando non si disponeva ancora della ferrovia, ci si serviva per spostarsi delle carrozze, se le condizioni economiche lo permettevano: i viaggi lunghi erano epici e massacranti. Il poeta Giacomo Leopardi rinunciò, all’inizio dell’Ottocento, ad una cattedra di greco in Germania, perché le sue condizioni fisiche non gli consentivano uno spostamento in carrozza: tanto doveva essere sfibrante un simile viaggio! In seguito, quando le strade ferrate sono diventate numerose, spostarsi col treno era sicuramente più comodo e veloce.
Ed eccoci arrivati alla nostra Calabria! Siamo nel 1875 quando viene inaugurata la prima ferrovia. Non deve essere stato facile costruire la prima tratta, che attraversa la Calabria, la Lucania e giungeva fino in Puglia. Era la Reggio Calabria-Taranto, lungo la costa ionica. La costa era a tratti paludosa, a tratti occupata da canneti. Persone capaci di realizzare l’opera nel territorio non ce n’erano, così vengono da fuori. I nuovi arrivati pensano di trattenersi in Calabria giusto il tempo di finire il lavoro, ma poi si trovano bene nella nostra terra, e molti decidono di restare. Si creano centri abitati lungo le ferrovie, inizialmente popolati prevalentemente dai lavoranti, poi anche da altri. I centri abitati nascono spesso intorno alle stazioni, distanti circa venticinque chilometri l’una dall’altra, nei pressi della casa del capostazione che abita in un appartamento ricavato nella stazione con la sua famiglia. Il capostazione: molto spesso è un signore che proviene da una famiglia contadina. Ha cambiato gradino sociale diventando uno stipendiato e ha ottenuto anche una casa.
Nell’area del Reventino la Ferrovia Calabro Lucana, risalente agli anni Venti del Novecento, ha avuto una grandissima importanza, ha prodotto una rivoluzione profonda, ha reso possibili spostamenti prima impensabili, per motivi di studio, di lavoro o per cento altre ragioni. Anche lungo la Calabro-Lucana si cercavano casellanti e anche qui qualcuno, accettando l’incarico, compie il salto di qualità!
Un episodio del genere viene messo in scena dalla docente e regista Barbara Borelli e da un gruppo di alunni del liceo, che interpretano un’altra piece di Ulderico Nisticò, convinto che il teatro sia un formidabile strumento didattico che mette in scena un falso, un falso che è però più vero del vero.