Amerigo Sirianni è vissuto a Decollatura, dove ha passato l’infanzia e la sua prima giovinezza, ma come tanti nostri conterranei dell’area del Reventino, presto ha dovuto (o ha voluto) trasferirsi altrove, nel caso specifico a Bologna.
E proprio dal suo incontro a Bologna, nei primi anni novanta, con Salvatore De Siena e Peppe Voltarelli è nato Il Parto delle Nuvole Pesanti, un gruppo che, come affermano in molti, ha il nome più poetico del panorama rock italiano.
Ho visto per la prima volta dal vivo un concerto de Il Parto delle Nuvole Pesanti nell’estate del 2000 a Soveria Mannelli e ho rimpianto subito di essermi perso, per chissà quale motivo, un concerto di qualche anno prima a Decollatura, che mi descrissero “strepitoso”, almeno quanto quello a cui avevo potuto assistere io stesso.
Ma la mia conoscenza della band, seppure indiretta, risale a molti anni prima, credo al lontanissimo 1992, quando un mio amico video-maker, con cui ero solito condividere idee e materiali culturali, mi fece una cassetta (rigorosamente pirata) di Alisifare, il loro primo vero disco (in puro vinile): una cassetta che ancora conservo gelosamente.
Da allora, li ho rivisti molte volte dal vivo, anche a Decollatura, e ho ascoltato moltissime volte tutti i loro dischi. Inoltre, ho avuto il grande onore, in due occasioni diverse, di far parte, assieme ad Amerigo, Peppe e Salvatore, della giuria di “Ritmia”: un concorso per giovani solisti e band che si è svolto per alcuni anni, tra il 2000 e il 2005, a Soveria Mannelli e che era un po’ l’antesignano, con le dovute proporzioni, degli attuali talent show che hanno così tanto successo in tv.
Amerigo suona praticamente tutti gli strumenti a corda, ma il suo preferito è il mandolino, con cui si esprime in modo personalissimo e perfettamente consono al suono complessivo della band. Canta, soprattutto nei cori, e da qualche tempo compone ballate ironiche e poetiche al tempo stesso. Ha una presenza scenica piuttosto distaccata, ma che non passa certo inosservata, concentrato com’è a tirar fuori il meglio dai suoi amati strumenti.
Nella storia (tormentata) della band, Amerigo è presente quasi sempre; partecipa attivamente alla realizzazione dei primi due album: Alisifare (1990) e Pristafòra (1995), che la consacrano come fenomeno non più circoscritto ai locali bolognesi.
Ma poi scompare dalle copertine dei successivi due dischi: 4 battute di povertà (1997) e Sulle ali della mosca (2000). Forse perché qui il suono si fa più asciutto e più rock e la sua vena folk, seppure abbondantemente reinterpretata, non poteva essere sufficientemente valorizzata.
Il ritorno di Amerigo coincide con un esperimento perfettamente riuscito: il rifacimento di Ho visto anche degli zingari felici (2003), un concept album degli anni settanta, registrato dal vivo assieme al suo autore Claudio Lolli. E poi con il loro disco di maggior successo: Il Parto (2004). E’ l’album che contiene la celebre “Onda calabra”, un brano che si può facilmente definire come “croce e delizia” nella storia della band: delizia, per il successo universale che ottiene fin da subito; croce, perché sancisce di fatto la rottura con uno dei componenti storici del gruppo, Peppe Voltarelli, in disaccordo con gli altri per averlo concesso come colonna sonora del film “Qualunquemente”, con protagonista Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque.
Con l’uscita di Peppe Voltarelli, che intraprende una carriera solista, i perni della band restano Salvatore De Siena e naturalmente Amerigo Sirianni. I due, con la presenza fissa di Mimmo Crudo e con vari altri musicisti che si alternano a dar manforte in studio e dal vivo, registrano altri due album: Magnagrecia (2010) e L’aria che tira (2013), che segnano una svolta ancora più marcata verso l’acustico, il cantautorale e l’impegno sociale.
Ma in tutti questi anni, il Parto delle Nuvole Pesanti non è stato solo un gruppo rock (o etno-rock, per alcuni), ma un crogiolo di idee e sentimenti che hanno di volta in volta preso le forme più diverse dell’arte: dal teatro alla letteratura, dal videoclip al cinema. E in questo percorso costruito sulla musica, ma con scantonamenti continui in territori contigui, Amerigo ha fatto la sua parte e l’ha interpretata sempre da protagonista.
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