È ripreso a pieno ritmo l’afflusso di pellegrini che – attratti dal culto mariano – si recano a Conflenti per visitare la Basilica Minore di Maria SS. della Quercia di Visora. Per tutto il mese di agosto più di mille persone – provenienti in prevalenza da diverse località della Calabria – e frotte di emigrati tornati in vacanza nei luoghi di origine hanno percorso le vie di questo importante centro del massiccio del Reventino nel solco di una tradizione che dura da secoli.
Attraverso le pagine di questo giornale proviamo a delineare le origini e il significato di una consuetudine religiosa tra le più importanti della Calabria, inserendo il racconto all’interno delle vicende storiche che hanno portato alla fondazione e alla crescita del centro abitato e alla nascita del Santuario dedicato alla Madonna. L’argomento è ampio e merita diverse modalità di studio, approfondimento e diffusione. Sono stati pubblicati libri e opuscoli; sono disponibili video e testimonianze fotografiche. A questo territorio, ai suoi abitanti e ai pellegrini che hanno visitato e continueranno a visitare Conflenti noi oggi vogliamo dedicare gli articoli che verranno.
Apriamo questo primo appuntamento con i lettori partendo dalle origini e dalla storia di Conflenti, e iniziamo dicendo che il più antico riferimento storico da noi conosciuto come centro abitato risale al 1446, anno in cui con documento pubblico viene attribuita una rendita fondiaria alla chiesa parrocchiale di san Nicola, a Conflenti Soprani, mentre Giuseppe Raso ritiene che «i primi nuclei abitati di Conflenti possano ritenersi almeno contemporanei alla fondazione dell’Abbazia di Santa Maria di Corazzo».
Il toponimo Conflenti ricorre in occasione delle lotte tra Normanni e Svevi per il possesso del Regno del Sud, quando Enrico Kalà, di sangue reale britannico, luogotenente generale del sovrano svevo, libera l’abitato di Martirano assediato dai Normanni e come ricompensa ottiene la signoria feudale sulla città. È in quell’occasione che nel 1209 Enrico Kalà – fra varie concessioni – fece dono alla Mensa Vescovile di Martirano del «feudo Vallescura, in agrum Conflentum» (il Vallone Cupo del comune di Conflenti).
Territorio della contea di Martirano, Conflenti diventa col tempo entità amministrativa soggetta a tassazione ed a partire dal 1538 i termini “Conflenti”, “Conflentibus” e “Casale de’ Conflenti” ricorrono frequentemente in documenti vaticani. Nel 1589, feudatario Carlo d’Aquino, la denominazione Conflenti risulta annotata nei Registri dei Relevi ed Informazioni tenuti a Napoli.
La Contea comprende le terre di Martirano, Motta S. Lucia, Conflenti, Altilia e Grimaldi, e nel Cinquecento, in piena dominazione spagnola, il territorio subisce non solo l’emigrazione verso la Sicilia, ma anche rivolte e banditismo, fenomeni alimentati dalla povertà, dal fiscalismo regio e dalla rapacità dei baroni.
Un dispaccio vicereale del 1556 richiama all’ordine il governatore della Calabria e lo invita a procedere senza indugio contro coloro che «non sono forasciti, ma casarini de le terre de Villanova de li Confluenti et de la Motta, luochi del contado di Martorano, et che habitano in Porchia et dallà escono ad arrobare».
Significativa, a questo proposito, è la testimonianza del vescovo Pierbenedetti, il quale scrive che su circa diecimila abitanti della diocesi «benché vi siano alcuni doctores et notarii e alcuni vivano civilmente, tuttavia quasi tutti sono agricoltori e pecorai. Dal principio della primavera fino all’inizio dell’autunno costoro vivono nelle selve, ed abitano precari tuguri costruiti con paglia e fango, tanto che molti, sia adulti che bambini, muoiono senza sacramenti».
In Calabria, in quel tempo, la viabilità era pessima. Le strade impervie, spesso impraticabili nelle stagioni invernali e gremite di briganti negli altri mesi dell’anno, rendevano difficili le comunicazioni. A Conflenti la situazione è ancora più grave e i due villaggi vivono isolati e distanti l’uno dall’altro.
Nel 1678 il vescovo di Martirano Giacomo Palamolla (si deve dire Palemonio: così è detto in un suo libro) dei Baroni di Torraca, celebre per aver edificato varie chiese e palazzi, per aver istituito opere di pietà e per aver creato una tipografia a Scigliano nel Collegio da lui fondato, si adopera per favorire i rapporti fra Conflenti Soprani e Conflenti Sottani, e per mettere in collegamento i due villaggi fa costruire una strada, che si aggiunge alla mulattiera che porta a Decollatura e al percorso che si congiunge con Motta. I due centri abitati vivono di vita propria, distinti e separati, e ognuno ha una propria parrocchia: quella di San Nicola di Bari in Conflenti Superiore e quella di Sant’Andrea Apostolo in Conflenti Inferiore.
Nel 1798 è realizzata la principale via di accesso al paese, che si va a sostituire alla mulattiera che dal fiume saliva attraverso un tracciato impervio e scosceso fino alla chiesa dell’Immacolata, ma il perdurare di due distinte parrocchie contribuisce a sancire in maniera definitiva una distanza non solo fisica che divideva i due nuclei e forse allontanava gli abitanti di quel territorio.
La famiglia d’Aquino governa il feudo di Conflenti fino alla scomparsa della principessa Vincenzina Pico, morta a Napoli nel 1799 senza lasciare eredi. È allora che le terre dello Stato feudale dei d’Aquino (20 centri abitati con oltre 29 mila abitanti) sono incorporate nel Regio Demanio, e l’ordinamento amministrativo disposto dai francesi nel 1807 faceva degli abitati di Conflenti Soprani e Conflenti Sottani due Luoghi, ossia Università, e li inseriva nel capoluogo di Governo di Martirano, Distretto di Amantea, provincia di Calabria Citeriore con sede a Cosenza.
A rappresentare Conflenti nel Consiglio Distrettuale di Amantea fu chiamato Ferdinando Vecchio. L’ospedale più vicino per la cura degli infermi si trovava a Scigliano, mentre quello più grande della provincia Citeriore si trovava a Cosenza ed era capace di ospitare contemporaneamente fino a sedici persone.
I boschi Caprili, Cerzito e Palombara, appartenenti alla sede vescovile di Martirano, da tempo vacante, sono divisi tra i comuni di Conflenti e Motta S. Lucia, ma l’agente del Demanio impugna l’ordinanza e la divisione rimane in sospeso; poi i fondi finiscono al vescovato di Nicastro, il quale nel 1818 incorpora tutti i beni della soppressa diocesi di Martirano.
Durante il periodo napoleonico la presenza dei soldati francesi nel circondario non è per niente pacifica, e dopo la rivolta di Soveria del 1806 i centri Soveria e Conflenti sono messi a ferro e a fuoco. A Martirano è sottoposta a saccheggio persino la Curia Vescovile, con grave danno per l’archivio e per i documenti storici ivi conservati.
In quel periodo emerge in Calabria una nuova classe di proprietari terrieri, di estrazione borghese, che si avvantaggia degli incarichi ricoperti al’interno delle amministrazioni pubbliche delle province e mette le mani sui beni dello Stato. Tornati i Borbone, nel 1816 i centri passano dalla provincia di Cosenza a quella di Catanzaro, di nuova istituzione, e nel 1832 il nuovo ordinamento amministrativo della Calabria divide in due il Circondario di Martirano: ad esso restano Motta Santa Lucia e i due Conflenti, mentre al capoluogo di Nocera vengono assegnati Falerna, Castiglione e San Mango.
All’indomani dell’Unità d’Italia i centri abitati di Conflenti Superiore e Conflenti Inferiore sono unificati in un solo comune, e lo Stato interviene per assicurare l’istruzione e le comunicazioni alle aree più povere del Paese.
A Conflenti l’analfabetismo toccava il 98% della popolazione ed il comune era privo di una strada rotabile che allacciasse l’abitato con Martirano e con la provinciale che congiungeva Nicastro con Soveria Mannelli. Per i servizi postali i cittadini dovevano recarsi a Soveria oppure a Martirano, e solo nel 1882 il commissario prefettizio avanza richiesta per l’istituzione di «un regolare ufficio postale».
Nonostante disagi e difficoltà di ogni genere, la vita a Conflenti continua comunque. Sotto l’amministrazione di Giovanni Montoro viene fondata una Banda musicale, poi arriva la luce elettrica e nel 1923 è fondata la Cassa Rurale di Conflenti. Con i fondi lasciati da Raffaele De Majo, morto a Roma nel 1927, è costruito un asilo infantile affidato alle suore del Cottolengo ed il 27 dicembre 1929, in applicazione di quanto disposto dai Patti Lateranensi, viene effettuata in Municipio la consegna all’amministrazione ecclesiastica del Santuario e del relativo patrimonio.
E siamo già in pieno Novecento – il Secolo breve al quale lo storico inglese Hobsbawm ha dedicato uno dei suoi capolavori – e nello svolgersi di quegli anni il Comune di Conflenti supera la soglia dei quattromila abitanti nel 1931 e tocca la punta più alta nel 1951 con 4.472 abitanti, per poi scendere fino 1.357 nel 2019.
Armando Orlando