La cerimonia per la costruzione del tempio viene fissata per l’8 marzo 1580. Il giorno dopo il vescovo segna i confini entro i quali dovrà sorgere l’edificio. Il 12 marzo le fondazioni sono già scavate e il 13 ottobre 1580 Mariano Pierbenedetti da Camerino (vescovo di Martirano dal 1577 al 1591) emette la Bolla di Fondazione della Chiesa di Visora. Il tempio nasce sotto il titolo di Beata Maria delle Grazie. I lavori sono ultimati nel 1607 e il 26 agosto di quell’anno Mons. Francesco Monaco consacra l’altare.
Nel 1581 si affida al pittore Muzio Roblani il compito di realizzare un dipinto della Madonna da collocare all’interno dell’edificio. L’artista lascia Messina e il 9 luglio 1581 giunge a Conflenti per iniziare l’opera. Entrato in chiesa per un primo sopralluogo, egli, accompagnato dall’apposita delegazione di cittadini, trova una tela di 100×125 cm. già sistemata al di sopra dell’altare maggiore: è quello che sarà poi definito il “Quadro Divino”.
La notizia delle apparizioni e delle successive guarigioni si diffonde in tutta la Calabria e dopo pochi anni l’arrivo di pellegrini è talmente intenso da spingere le autorità religiose ad erigere una casa per l’accoglienza in Conflenti Sottani.
Si arriva così all’ultima domenica di agosto del 1607, quando il vescovo di Martirano – Francesco Monaco – consacra il tempio di Conflenti, già dedicato a Maria SS. delle Grazie. Da allora i festeggiamenti in onore della Madonna della Quercia cominciano a registrare il punto più alto proprio nell’ultima domenica di agosto, e la ricorrenza si rinnova nel tempo fino ai nostri giorni.
Nel 1759 sono avviati i lavori di ampliamento dell’edificio, diventato piccolo per il numero di pellegrini che da ogni parte vi affluivano. Nel 1778 il papa Pio VI concede plenaria indulgenza e remissione di tutti i peccati ai visitatori del tempio di Visora che osservano il sacramento della comunione. Nel 1780 sono concesse le stesse indulgenze previste per i visitatori della basilica di san Pietro a Roma. E infine, nel 1782, il Capitolo Vaticano invia al Santuario della Madonna di Conflenti la corona d’oro, un riconoscimento riservato dalla Chiesa ai suoi santuari più importanti.
Il Santuario di Conflenti si afferma non solo come entità religiosa, ma anche come realtà economica, principalmente per effetto di donazioni e lasciti che i devoti effettuano a favore delle diverse cappelle, e l’insieme dei beni, costituiti da poderi, magazzini, mulini, rendite fisse e diritti di uso delle acque finiscono per costituire un patrimonio messo spesso a disposizione a favore anche degli abitanti dei centri circostanti.
In tempi più vicini a noi, a partire dal 1988, il sacerdote Adamo Castagnaro riprende la tradizione della fiaccolata notturna, abolita a suo tempo per motivi di ordine pubblico dal re di Napoli all’atto della riduzione del Santuario allo stato laicale. In tal modo, la penultima domenica di agosto, di sera, una lunga colonna di fedeli parte dalla collina di Serracampanara, luogo della prima apparizione della Madonna, e dopo un percorso di tre chilometri centinaia di persone, ogni anno, si ritrovano nel Santuario di Visora, dove il tutto termina con una veglia di preghiera.
Nel 2018, nel corso di una solenne Celebrazione Eucaristica, il Santuario è proclamato Pontificia Basilica Minore. L’afflusso dei visitatori, che ormai si ripete nei secoli, risulta ogni anno in aumento, alimentato senza dubbio dalle indulgenze, ma favorito pure dalla religiosità che il luogo stesso riesce a esprimere anche in questo tempo moderno durante il quale i beni materiali hanno preso il sopravvento su quelli spirituali.
Attorno al Santuario orbitano una serie di iniziative che si ripetono negli anni e che assumono grande valenza religiosa, civile e sociale.
Ricca di significato è la Peregrinatio Mariae del 1948. La mattina di domenica 29 maggio 1948 la statua della Madonna esce dal suo santuario e, a bordo di un camion appositamente allestito, inizia la sua peregrinazione e attraversa i comuni di Decollatura, Platania e Nicastro, per poi ripartire, la mattina del lunedì verso Bella e Sambiase, la mattina di martedì verso Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese, la mattina di mercoledì verso San Mango, Martirano Lombardo, Martirano Vecchio e infine il rientro a Conflenti.
E poi, nel 2011, la Peregrinatio del Quadro Divino della Beata Vergine di Visora. Un viaggio della durata di diversi mesi, durante il quale l’immagine tocca ben sessanta parrocchie della Diocesi. «Un’occasione di grazie per alimentare la devozione verso la Vergine Maria» recita l’avviso sacro; un’iniziativa inserita nell’ambito delle manifestazioni programmate dalla diocesi di Lamezia che hanno come tema principale: Aspettando con gioia il Santo Padre.
La fila di iniziative che la comunità religiosa e civile di Conflenti ha realizzato nel corso degli anni è lunga. Tra esse segnaliamo la staffetta di fede, partita da Piazza S. Pietro a Roma e terminata a Conflenti domenica 12 agosto. La fiaccola accesa da Giovanni Paolo II è portata a piedi per 623 chilometri e a Conflenti accende la lampada votiva del Santuario.
Segue il Premio della Riconciliazione, nato per favorire e sostenere iniziative dirette alla riconciliazione fra gli uomini e i popoli. La manifestazione porta a Conflenti nel 1985 Maria Fida Moro, nel 1987 la famiglia Bachelet, ancora nel 1987 il generale dei carabinieri Nicolò Mirenna, nel 1990 la Città e la Comunità francescana di Assisi, nel 1993 la Comunità di S. Egidio, nel 1995 Antonino Zichichi, nel 1998 Lech Walesa.
E infine la festa degli Emigrati, una manifestazione di grande solidarietà che si ripete negli anni e che si avvia a superare la soglia della trentesima edizione.
Non solo Conflenti, ma tutti i comuni che orbitano attorno al Santuario sono stati – e sono tuttora – terra di emigrazione. Come la Calabria, del resto. Come l’intero Sud dell’Italia. «I nostri coloni fuggono dalle campagne come gli schiavi dalle catene» scrive nel 1787 Francesco Saverio Salfi; e Giuseppe Spiriti nel 1793 aggiunge: «Ogni anno un immenso numero di agricoltori escono dalle nostre Calabrie per andare a faticare in Sicilia, in Sardegna e certe volte fino in Spagna, quasichè non avessero ne’ loro paesi terreni da coltivare».
Le statistiche segnalano intorno a 1.900.000 espatri che dal 1876 al 1976 hanno portato altrove altrettanti cittadini calabresi.
Se ci fermiamo a considerare il dato dei paesi che assieme a Conflenti e fino all’abolizione della feudalità facevano parte dello stato feudale dei d’Aquino (Motta Santa Lucia, Martirano Antico, Martirano Lombardo, San Mango d’Aquino e Falerna), osserviamo che la popolazione complessiva di questo territorio ha subìto una perdita di 6.687 abitanti negli ultimi sessant’anni. Un arretramento rispetto ai dati di inizio Novecento. È come se in questo territorio le vicende umane si fossero fermate, in un’Italia dove nello stesso periodo la popolazione è aumentata di circa 25 milioni di unità.
Comunità di emigrati che in ogni angolo del mondo hanno portato e hanno conservato la cultura, le tradizioni, le feste, gli usi e i costumi delle località abbandonate, arrivando persino ad istituzionalizzare molte delle ricorrenze che erano state vissute in Calabria. Paesi di destinazione dove il culto delle origini è rimasto vivo e dove è possibile riscontrare elementi di tradizione che ancora si conservano e che invece appaiono sbiaditi persino nelle stesse località di partenza.
La cittadina di Conflenti è diventata oggi non solo luogo privilegiato del culto mariano, ma anche esempio di come si possa esprimere riconoscenza verso tutti i figli di questa terra di Calabria costretti ad abbandonare famiglia e affetti per cercare altrove migliori condizioni di vita. E il modo più solenne di manifestare questa riconoscenza è rappresentato dall’Atto di consacrazione degli Emigrati alla Madonna di Conflenti. Un documento datato 27 agosto 1961 che porta la firma del vescovo Vittorio Moietta e che riportiamo integralmente, a conclusione dei tre interventi giornalistici che abbiamo dedicato a “Conflenti e la Basilica-Santuario di Maria SS. della Quercia di Visora”.
«Vergine Santissima, Madonna di Visora, Madre di questa terra da Te santificata con la Tua presenza e Regina di questa Diocesi a Te consacrata, il Tuo popolo oggi, viene a Te in devoto pellegrinaggio per offrirti il suo cuore, per dirti tutta la sua fiducia in Te, ma soprattutto per consacrarTi i suoi Figli più cari, i suoi Emigrati sparsi per le contrade del mondo in cerca di lavoro e di pane.
Sono Figli lontani, esposti a tanti pericoli per l’anima e per il corpo, quindi più bisognosi: noi Te li affidiamo come ad una Madre: abbi cura di loro. Soffrono perché hanno lasciato la loro famiglia e, forse, si sentono tanto soli in una terra che non è la loro terra: rendi meno dura la loro lontananza, liberali dal male corporale, ma soprattutto dal male spirituale e dal peccato.
Fa che non abbiano a perdere la fede cristiana, quella dei loro padri e dei loro figli innocenti, per darsi all’indifferenza o all’errore. Conserva nel loro cuore l’amore alla famiglia lontana, loro ricchezza e loro nobiltà e difendili dall’insidia della immoralità, affinché possano vivere onestamente, sognando l’affetto dei loro bimbi e tornare alle loro case con l’animo puro.
Rendi meno duro il loro peregrinare e fa che trovino comprensione e carità nella terra che li ospita, tra uomini che si sentono tutti figli di Dio e fra loro fratelli. Dà a coloro che restano, serenità e forza per attendere senza stanchezza e con immutato amore, il ritorno dei loro Cari lontani.
Benedici questa nostra terra e fa che possa presto dare ai suoi figli un giusto lavoro. Benedici la nostra Diocesi, che vuole essere Tua: dà fuoco e luce ai Tuoi Sacerdoti, dà saggezza e fede ai Genitori, dà purezza e Grazia alla gioventù. Dal Tuo Santuario di Conflenti, cuore della Diocesi di Nicastro, e Casa della Tua misericordia e della Tua grazia, sii per tutti speranza, conforto, richiamo, misericordia. Così sia».
Armando Orlando