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Home » Colosimi, dalla Contea di Martirano a Comune “mosaico”

Colosimi, dalla Contea di Martirano a Comune “mosaico”

Franco Emilio Carlino di Franco Emilio Carlino
8 Settembre 2022
in PAESI E BORGHI DEL REVENTINO-SAVUTO
0
Colosimi, dalla Contea di Martirano a Comune “mosaico”

Corso (foto di Mario Migliarese)

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Anche questa ulteriore tappa di ricerca, compiuta nella provincia di Cosenza, mi permette di fare il punto su un altro paese appartenente all’area del Reventino. Si tratta di Colosimi compreso tra l’omonimo monte e il fiume Savuto, allo scopo di conoscerne la storia e riscoprirne il legame dettato dal comune dialetto.

Corso (foto di Mario Migliarese)

Leggendo con attenzione le notizie fornite dal sito comunale «Colosimi ebbe origine in seguito all’emigrazione nei territori montani dalla contea di Martirano, dei coloni sciglianesi attratti dalle prospettive economiche legate alle proprietà ecclesiastiche, grazie alla politica economica attuata dai vescovi di Martirano nei vasti possedimenti montani»1.

Prima che Colosimi raggiungesse la sua indipendenza amministrativa, cosa che avvenne il 4 maggio 1811 grazie al Decreto n. 922, per effetto della nuova circoscrizione delle province riguardanti il Regno di Napoli comandata dall’allora governo napoleonico, attraverso il quale la terra regia di Scigliano fu spezzettata in quattro comuni tra cui oltre a Scigliano, Pedivigliano, Soveria Mannelli e appunto Colosimi, a parlarne già nel 1798, informandoci che era uno dei tanti villaggi situato nelle montagne della città regia di Scigliano e appartenente di conseguenza alla stessa diocesi di Martorano, fu Giuseppe Maria Alfano2, notizie che vennero poi confermate anche nel 1802 da Lorenzo Giustiniani3.

Collegata alle circostanze sociali e amministrative della città demaniale di Scigliano, secondo le diverse informazioni storiche, al territorio di Colosimi, successivamente vennero annesse anche le terre dei Casali di Bianchi e Panettieri rimanendovi amministrativamente fino al 25 gennaio 1820, data in cui i due comuni appena menzionati diventarono autonomi.

Più tardi, subito dopo l’Unità d’Italia a fornirci notizie fu Attilio Zuccagni-Orlandini4 nel 1861, il quale aggiungeva che Colosimi, con una popolazione di 2.234, abitanti faceva parte del circondario di Cosenza, del mandamento di Scigliano da cui distava 5 miglia posta su un colle in mezzo a fertili terreni tenuti a cereali e praterie.

Palazzo storico (foto di Mario Migliarese)

Sulla base di queste iniziali informazioni e quelle che si riusciranno a raccogliere sparse di qua e di là, presenti in alcune pubblicazioni e molto spesso sul web, si cercherà di mettere ordine e tracciare un profilo più articolato di Colosimi.

Come in qualche modo si è già detto, il territorio di Colosimi è montagnoso quasi tutto occupato da boschi, principalmente di castagni, sistemato nella diramazione secondaria dei monti meridionali a sud nella Sila Piccola dove è presente il fiume Savuto, che partendo dall’altopiano silano raggiunge poi il mar Tirreno facendo da confine tra le provincie di Cosenza e Catanzaro. È proprio in questo territorio, ricco di fiumiciattoli, che il paese di Colosimi è collocato, per la precisione in prossimità del torrente Bisirico, un corso d’acqua sulla sinistra del Savuto che sgorga dalle rocce metamorfiche della Presila dando origine a una contenuta vallata, ornata da centenari castagneti, circoscritta dalle alture montuose.

La sua altitudine sul livello del mare è di 870 m, mentre la sua variazione altimetrica oscilla tra un’altitudine minima di 719 e la massima di 1495 metri. Ciò pone il territorio di Colosimi appartenente alla Comunità Montana del Savuto, Regione Agraria n. 6 – Sila Piccola Cosentina, ad avere una situazione climatica molto variabile tra i minimi e i massimi termici, determinando di conseguenza inverni piuttosto rigidi e la stagione estiva molto fresca.

Colosimi a cui si fa riferimento oggi è un comune, di circa 1250 abitanti, di cui 606 M e 639 F, occupanti un territorio di 24,44 kmq, con una densità per kmq di 50,9 abitanti chiamati Colosimari.

Parrocchia di Santa Maria Assunta (foto di Mario Migliarese)

Si tratta di circa 550 famiglie suddivise urbanisticamente e geograficamente, oltre che nel centro storico, in ben undici borghi (Arcuri, Carrano, Coraci, Gigliotti, Manche, Mascari, Melilla, Rizzuti, Trearie, Silicella, Volponi), per questo non mancano quanti definiscono Colosimi comune “mosaico”. I borghi, tutti racchiusi in un raggio variabile tra 0,31 km come Mascari, il più vicino, fino a un massimo di 3,63 km di Carrano, il più lontano, il cui loro insediamento ebbe origine sin dal 1600 in poi, determinano opinioni diverse anche sulla loro origine toponimica che rimane ancora incerta, anche se vi è chi pensa che i diversi nomi siano da ricondurre alle importanti famiglie che lì dimorarono. «Alcune delle frazioni, le più lontane, – scrive Roberto Colosimo autore del luogo – sono collegate al capoluogo con strade comunali, delle quali offrono visioni di grandi bellezze naturali, come la strada di Virdella, che dalla provinciale Colosimi-Soveria Mannelli raggiunge la frazione Trearie, e quella che collega la frazione Melilla, con un tracciato che si svolge sulla cresta della catena che divide la valle del Bisirico da quella del Savuto. Dentro gli abitati, sia del capoluogo che delle frazioni, la viabilità secondaria è rappresentata dalle vinelle, stradine spesso assai ripide, ai lati delle quali sorgono le case più vetuste» 5.

Il suo territorio confina nella provincia di Cosenza con i comuni di Bianchi, Carpanzano, Marzi, Parenti, Pedivigliano, Scigliano, e in quella di Catanzaro con i comuni di Sorbo San Basile, Soveria

Mannelli e Taverna. Diffusa è la convinzione, che il toponimo Colosimi derivi da un certo Colosimo, della omonima famiglia presente in loco probabilmente fondatore nel XVI secolo, secondo altri invece il nome avrebbe origine dal vocabolo greco kalosmos, che significa “profumato”.

Dal punto di vista storico-artistico-architettonico, di notevole attrazione risulta il suo centro storico per via della sua urbanizzazione che lo vede posizionato all’interno delle sue molteplici frazioni ma anche dai beni architettonici, artistici e storici posseduti. Fra questi le quattro chiese presenti: quella Matrice di SS. Maria dell’Assunta, presente nel capoluogo, un edificio situato al centro del borgo, la cui realizzazione avvenne intorno alla fine del 1700. La sua facciata principale a capanna, che si mostra a faccia vista con pietra del luogo, riprende le forme e gli elementi architettonici dell’architettura neoclassica, mentre il portale in tufo pare sia stato realizzato dai tagliapietre di Rogliano.

Il suo interno, che custodisce consistenti opere tra cui gli altari dedicati uno a Francesco il santo paolano e l’altro ad Antonio il santo da Padova e altre raffigurazioni della vita del Signore, si presenta a tre navate con sull’altare principale la statua della Madonna Assunta, peraltro Patrona del paese, insieme alle icone della medesima Assunta e della Madonna di Pompei; della Madonna delle Grazie dotata di torre campanaria presente nella frazione Rizzuti, anche questa costruita a cavallo tra il 1600-1700 da operai del luogo con una facciata sempre a forma di capanna abbastanza solenne, cui affascinano i due rosoni posti sui portali, alla quale si accede da una scala a due rampe poste sui lati di un ampio pianerottolo; dell’Immacolata, rappresentata dalla esistenza di una meravigliosa pala che ritrae la Vergine Immacolata presente nella frazione di Arcuri edificata nel Settecento e con la data del 1752 visibile sul portale e infine della Madonna di Loreto risalente alla fine del XVII secolo, ubicata nella parte più vecchia del borgo e dichiarata per la sua singolare pregevolezza artistica, secondo le indicazioni comunali, monumento nazionale.

Considerata la posizione geografica e il contesto ambientale del suo territorio, numerose sono le possibilità di svago e di passeggiata all’aria aperta attraverso i tanti tracciati presenti all’interno delle vaste zone boschive dall’aspetto molto lussureggiante sia in termini di vegetazione, sia per la considerevole presenza di acqua.

di Franco Emilio Carlino, Socio Corrispondente dell’Accademia Cosentina

Bibliografia

1 http://www.comune.colosimi.cs.it/index.php?action=index&p=76

2 Cfr. G.M. Alfano, Istorica descrizione del regno di Napoli, presso Vincenzo Manfredi, Napoli MDCCXCVIII, p. 89.

3 Cfr. L. Giustiniani, Dizionario Geografico Ragionato, Tomo IV, Vincenzo Manfredi, Napoli 1802, p. 101.

4 Cfr. A. Zuccagni-Orlandini, Dizionario Topografico dei comuni d’Italia, Società Editrice di Patrii Documenti Storico-Statistici, Firenze 1861, p. 452.

5 R. Colosimo, Piccolo caro paese mio, edizioni-Geva emozioni, 2006, p. 12.

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Franco Emilio Carlino

Franco Emilio Carlino

Nasce nel 1950 a Mandatoriccio. È Socio corrispondente dell’Accademia Cosentina, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e componente del Comitato Scientifico dell’Università Popolare di Rossano. Già Docente di Ed. Tecnica nella Scuola Media si impegna negli OO. CC. della Scuola ricoprendo la carica di Presidente del Distretto Scolastico n° 26 di Rossano e di componente nella Giunta Esecutiva del Cons. Scol. Provinciale di Cosenza. Iscritto all’UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi) svolge la funzione di Presidente della Sez. di Mirto-Rossano e di Presidente Provinciale di Cosenza, fondando le Sezioni di: Cassano allo Ionio, S. Marco Argentano e Lungro. Collabora con numerose testate, locali e nazionali occupandosi di temi legati alla scuola. Oggi in quiescenza coltiva la passione della ricerca storica e genealogica e si dedica allo studio dei territori, delle tradizioni facendo ricorso anche alla terminologia dialettale, ulteriore fonte per la ricerca demologica e linguistica. Numerosi i saggi dedicati a Mandatoriccio, paese natio, a Rossano, città di adozione, al Territorio della Sila Greca e a molti Borghi della Calabria.

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