di Alberto Capria –
“Faber est suae quisque fortunae” la massima latina sempre valida ci ricorda come “ognuno è artefice del proprio destino”. E’ arrivato il tempo di scegliere di percorre una nuova strada per prendere in mano la propria sorte, la situazione così si prospetta a tutti i calabresi nell’affrontare l’emergenza sanitaria con i suoi vari risvolti.
Non si è aperta una riflessione, ma una indecorosa canèa dopo il durissimo DPCM; inspiegabilmente,
incredibilmente farcita – la canèa – da “casacche” ed appartenenze, mai come in questo tempo logore quanto
anacronistiche. Perché la Calabria è zona rossa?
Al di là del maldestro tentativo di qualche parvenu prestato – speriamo per poco – alla politica, la
responsabilità è tutta nostrana: o almeno dei nostri rappresentanti, quelli che ci siamo scelti.
Diceva Norberto Bobbio che non si può escludere che i cittadini e la classe politica che essi stessi scelgono, si
assomiglino come due gocce d’acqua.
Cominciamo a fare seriamente i conti con il Covid a febbraio; nel periodo marzo – maggio rispettiamo il lock
down imposto, senza meriti particolari: abbiamo solo osservato le norme, cosa normale in un paese civile.
Nello stesso periodo la Regione Calabria – e le altre – avrebbe dovuto attivarsi percorrendo due strade:
gestire la pandemia e creare i presupposti per non essere nuovamente sorpresi dalla stessa. Come?
Programmando razionalmente, intelligentemente: la Politica è ricerca di soluzioni possibili a problemi
complessi: non annunci!
Realizzando il Centro Covid regionale, mai partito nonostante i sopralluoghi catanzaresi e le solite stucchevoli diatribe fra Policlinico Universitario e Mater Domini (altro che … 2^ Repubblica).
Si parlò – solo chiacchere, tranquilli – nell’aprile scorso di covid-hotel: disperso sul fronte occidentale.
270 i posti di terapia intensiva e sub intensiva (136 per la prima, 134 per la seconda) da creare, con tanto di
protocolli e impegni rimasti ineluttabilmente sulla carta.
Fra medici e paramedici da assumere, avremmo dovuto avere una maggiore disponibilità di 500
professionisti: ovviamente nulla di fatto. In tempi più recenti avremmo dovuto avere una preziosa figura
professionale in più nelle scuole: l’infermiere. Attendiamo, ma siamo pazienti!
Eppure, come ammesso dagli stessi alti funzionari regionali, la Regione Calabria ha incassato decine di milioni provenienti dal governo. E dunque?
Al di là delle legittima appartenenza politica, come si può non fare autocritica per quello che non si è fatto; a
non prendere le distanze da dichiarazioni farneticanti come quella di far passare la tesi che la dichiarazione
di zona rossa è “… un complotto politico ai danni della Regione”, o che sia “…una decisione da Regime
totalitario” , nella vana quanto indecorosa speranza di lucrare voti sulle legittime proteste.
L’incapacità di trovare una soluzione alla crescita dei contagi, anche negativamente aiutati da un ex
Commissario alla sanità… “ignorante”: è solo e soltanto questo il vero motivo per cui siamo zona rossa.
Ed il criterio utilizzato è semplice quanto oggettivo (ovviamente per chi ha “virtute et canoscenza”) ed
equivale ad un numero etichettato come RT: 1,86 ad oggi. Cioè ogni persona infetta può infettarne quasi due.
L’epidemia dunque NON è sotto controllo: e se non si scenderà sotto 1,5 – che equivale ad un indice
epidemico sempre alto ma sotto controllo – continueremo ad essere zona rossa.
Non lo saremmo stati, se si fosse mantenuto quel che si è promesso allora: “realizzeremo 440 terapie
intensive e tre covid-hotel, assumeremo 500 operatori sanitari, invieremo un infermiere in ogni scuola,
processeremo più tamponi, utilizzeremo intelligentemente le donazioni COVID” (per esempio acquistando …
un ecografo per la prostata!). Bla, bla, bla.
Non c’entra nulla il regime dittatoriale (tale esternazione è stata proferita da chi… di regimi se ne intende) o
i poteri forti.
Il complotto politico ? Un refrain che una parte politica deve ripete come un mantra. Obbedir… esternando!
La dichiarazione di zona rossa della Calabria ha nomi e cognomi, da ricercare in casa , non sui… tavoli romani;
E’ bene che lo sappiano coloro i quali stanno giustamente e democraticamente protestando contro il
necessario lockdown; vanno compresi, sostenuti, aiutati sostanziosamente: e da subito, non da domani.
Mettersi a capo delle legittime proteste, dopo essere stati causa delle stesse, è indegno di una Politica
maiuscola, che voglia definirsi tale.
Abbiamo mali endemici da curare e risolvere, da 20 anni almeno; ed in questi 20 anni si sono succedute
amministrazioni regionali di diversi colori politici tranne uno: il colore della vergogna.
Faber est suae quisque fortunae. I calabresi sapremo prendere in mano il nostro destino, senza farci una volta ancora turlupinare?
Non lo so, certo lo spero. Anche perché, come diceva Theodor Momsen “L’alba sarà tanto più luminosa,
quanto più la notte è stata buia”. E di notti buie, non ne possiamo più!
Alberto Capria
Dirigente Scolastico – Vibo Valentia