Oggi, con la seconda parte, continua il nostro viaggio alla riscoperta dei calabresi divenuti famosi nel mondo (o nel resto d’Italia) ma completamente o semi sconosciuti nella loro regione di nascita, discorso questo iniziato nelle puntate 9 e 10 della mia video rubrica “Storie e tradizioni popolari lametine” trasmessa in diretta ogni venerdì sulla pagina fb Chiostro (e che potete vedere ogni volta che vorrete) e già ampliato nella prima puntata di questa serie di articoli.
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Oggi parleremo dei signori Lorenzo Scalise da Serrastretta (CZ) che fondò il primo Conservatorio a Buenos Aires (Argentina), del letterato Antonio Porchia da Conflenti (CZ), apprezzato aforista in Argentina e di Guido D’Ippolito da Nicastro (oggi Lamezia Terme), uno dei primi piloti della celebre scuderia automobilistica Ferrari di Maranello (MD).
Lorenzo Scalise nacque a Serrastretta (CZ) il 14 marzo 1867. Già da piccolo manifestò una spiccata sensibilità alla musica, che però all’epoca non poteva trovare uno sbocco concreto in ambito lavorativo nella sua Serrastretta. Sicchè, come molti compaesani e corregionali, giovanissimo decise di cercare fortuna nelle Americhe, precisamente in Argentina. Giunto a Buenos Aires, fece diversi lavori per sopravvivere ma, quando era libero, si dedicava ad apprendere il più possibile la sua grande passione per la musica, riuscendo ad iscriversi ad un corso in cui si diplomò da concertista e direttore d’orchestra. Subito dopo il diploma (siamo nel 1900), assieme a colleghi e amici del corso contribuì in maniera determinante alla fondazione del primo Conservatorio della capitale argentina. In questa istituzione, Scalise organizzò diversi corsi specialistici quali solfeggio, armonia, pianoforte, violino, violoncello, ect. Fu un enorme successo in termini di iscrizioni, tant’è che molti ex allievi dello Scalise, una volta diplomati, fondarono altri Conservatori nel paese sud americano quali, fra i tanti, il “Pietro Mascagni” nella cittadina di Moron (area metropolitana di Buenos Aires), della “Imaculata Conception” nella cittadina di Lomas de Zamora (area metropolitana di Buenos Aires), “Academia San Justo” nella cittadina di San Justo (capoluogo partido di La Matanza), “Academia Mozart” nella cittadina di Monte Grande (capoluogo partido Esteban Echeverría), “Conservatorio Avellaneda” nella cittadina di Avellaneda (area metropolitana di Buenos Aires). Insomma, fu grazie anche allo Scalise se in Argentina si sviluppò la passione per la musica classica e l’opera concertistica in generale. Dopo il 1917 scarse sono le notizie sullo Scalise. Colpito da un male incurabile, i medici gli consigliarono un periodo di riposo in Italia, nel paese natio, dove effettivamente lo Scalise giunse nel 1919. Morirà a soli 54 anni il 3 luglio 1921. Il Comune di Serrastretta, a suo ricordo, gli ha intestato una via.
Antonio Porchia nacque a Conflenti (CZ) il 13 dicembre 1885, primo di sette figli. Rimasto orfano del padre, la madre decise di cercare fortuna emigrando in Argentina. Giunti a Buenos Aires, Antonio, ormai capofamiglia, fece diversi lavori per mantenere i fratelli e la madre. Avendo guadagnato discretamente nel 1918 acquistò col fratello Nicola una stamperia che permise un pò di serenità economica. Nel frattempo Antonio militava con anarchici e socialisti nella FORA (Federazione regionale operaia Argentina) e scriveva articoli per la rivista di sinistra La Fragua (La Fucina). Nel 1936, sistemati i fratelli, decise di andare a vivere da solo in una casa con giardino. Qui riceveva amici intellettuali (pittori, scrittori, ect), e nel frattempo annotava su foglietti di fortuna riflessioni, aforismi, sentenze che lui definiva Voci. Sapendo ciò, i suoi amici insistettero affinchè li pubblicasse e dopo molte reticenze il Porchia effettivamente pubblicò un volume del quale pubblicò mille copie nel 1943 col titolo “Voci”. Ma fu un flop, vendette pochissime copie e l’editore intimò al Porchia di andare a prendere le copie invendute perchè erano d’ingombro. Porchia decise quindi di regalarle alle biblioteche argentine. Da quel momento fu un successo in fatto di Critica. Per puro caso in Argentina, infatti, era presente il critico letterario francese Rogers Caillos, il quale, entusiasta della lettura, volle conoscerlo personalmente e chiese il permesso di poterlo tradurre e pubblicare in Francia. Fu un successo editoriale clamoroso. Nel 1948 Porchia pubblicò una seconda edizione delle Voci, anche queste tradotte in Francia e in breve tempo anche in Belgio, Usa, Germania, Europa in generale. Scrissero positivamente di lui intellettuali del calibro di Raymond Queneau, Henry Miller, Andrè Breton, Ferdinando Verschen, Federico Weineger, W.S. Merwin. Furono fatte diverse ristampe nel 1956, 1964, 1965, 1966, 1970, ma in Argentina era ancora ignorato dalla Critica fino a quando non lo pubblicò la rivista SUR. Porchia chiese alla direttrice che i proventi delle vendite fossero però ceduti in offerta a qualche poeta in difficoltà economiche. Fu un enorme successo anche in Argentina e finalmente uscirono recensioni positive sul principale quotidiano del paese, La Nacion. Porchia fu invitato a fare letture pubbliche e in radio delle sue Voci. Non potè godere pienamente della fama aquisita in tarda età poichè morirà ad 83 anni dopo una caduta mentre potava un albero del suo giardino il 9 novembre 1968.
Guido D’Ippolito nacque a Nicastro (oggi Lamezia Terme) il 14 settembre 1892, quattro dei sette figli da Antonio, marchese della dinastia D’Ippolito, nobili fin dal XVII secolo. Appassionato già da bambino alla modernità, incarnata a quei tempi dalle automobili, a 16 anni volle iscriversi a Torino presso l’Accademia Automobilistica, dove due anni dopo conseguì il diploma di guida che gli permise di gareggiare, seppur ancora senza una scuderia, a bordo di un’Alfa Romeo 1750 cc. Furono così tante le vittorie o comunque il conseguimento di uno dei tre podi che venne notato in breve tempo dal mitico drake Enzo Ferrari, che lo volle fortissimamente nella sua scuderia automobilistica. Sotto Ferrari, D’Ippolito affinò la sua guida mietendo successi uno dietro l’altro. Ricordo solo il conseguimento dei primi posti: 1927 primo posto Coppa Macrì (Catanzaro); 1928 primo posto alla Coppa della Sila e primo posto al Circuito Principe di Piemonte (Avellino); 1931: primo posto alla Coppa della Piana (Reggio Calabria) e primo assoluto nel 1933 alla Coppa della Sila. Questa fu la sua ultima vittoria.
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Infatti morirà l’8 ottobre 1933 durante lo svolgimento della Coppa d’oro Principessa di Piemonte, una corsa lunga un giorno e una notte. Iniziata la corsa, D’Ippolito fu subito in testa e per 500 km andò tutto bene. Poi il motore cominciò a fare le bizze. Il marchese, innervosito, cedette il volante al secondo pilota, Franco Severi di Modena, il quale, dopo solo due km impattò contro un carrello carico di botti di mosto che senza autorizzazione passava la strada. Severi evitò parzialmente lo scontro, ma il secondo mulo del carrello colpì al viso D’Ippolito, nel frattempo assopito, facendolo morire sul colpo. A Nicastro la notizia giunse fulminea lasciando di stucco i suoi concittadini che stimavano il D’Ippolito non soltanto come ottimo pilota, ma anche come persona amabile e generosa con tutti. Al funerale, celebrato a Nicastro dall’allora vescovo cittadino monsignor Eugenio Guambro partecipò una folla immensa e commossa. Lasciò la giovane moglie Antonietta Librandi e due figli. A Lamezia Terme per suo ricordo è stato intestato lo stadio di calcio.
FINE SECONDA PUNTATA
Per saperne di più?
Su Lorenzo Scalise vedi Storicittà n. 69/1998;
Su Antonio Porchia vedi Storicittà nn. 104/20002 e 119/2003, il seguente link http://www.icsaicstoria.it/porchia-antonio/ (URL consultato il 31/08/2021) e sopratutto Vincenzo Villella, Lo straordinario caso letterario di Antonio Porchia, Premio Letterario ”F. Mastroianni”, Platania 2004;
Su Guido D’Ippolito vedi Storicittà nn. 11/1993; 31/1994; 68/1998; 116/2003;122/2004 e 227/2015 e il seguente link https://vigorlamezia.jimdofree.com/guido-d-ippolito/ (URL consultato il 31/08/2021).
Ricordo che a Conflenti nacque sopratutto uno dei più grandi poeti vernacolari dell’area del monte Reventino, Vittorio Butera (1877-1955) di cui scrissi la biografia qualche anno fa e che potete leggere pigiando il seguente link: https://www.lameziaterme.it/vittorio-butera-lingegnere-innamorato-della-poesia/
Leggi tutti gli articoli di Matteo Scalise qui: https://www.ilreventino.it/?s=blabla…storia%21
Se volete comunicare con me per suggerimenti, correzioni, approfondimenti potete scrivere alla seguente mail del giornale [email protected] avente per OGGETTO: Blabla…Storia!