Ho letto dapprima la nota del Dirigente Scolastico dell’I.I.S. “L. Costanzo” di Decollatura, Dott. Antonio Caligiuri. Poi le repliche e le controrepliche. Poi i diversi resoconti che hanno accompagnato la “proposta”, dalla nascita ad oggi. Compresi gli atti nazionali che stanno alla base della “politica nazionale di coesione territoriale” e, specificatamente, quella finalizzata allo sviluppo delle “aree interne”.
Prima considerazione:
Se si vuole qualsivoglia riuscita dell’iniziativa: c’è poco tempo. Bisogna rendere irreversibili le decisioni. Altrimenti non si farà niente.
La programmazione per una politica di coesione sociale/territoriale ha un “padre nobile”, riconosciuto nella persona dell’ex Ministro Fabrizio Barca. Premessa la mia personale stima e fiducia verso l’Economista, verso l’Uomo di Governo e verso l’Uomo di Partito. Ma, che fine gli hanno fatto fare nell’ambito dell’area di Governo e nel Partito? Risposta: oscurato. Relegato alle analisi, alle indagini e alle proposte. Senza alcuna incidenza nelle decisioni di programmazione economica nazionale reale.
Infatti la politica di coesione territoriale e, specificatamente quella per le aree interne, non ha avuto l’accoglienza piena e determinata nella programmazione economica nazionale. Solo le Regioni attive, che sanno fare in proprio. Resta la sigla SNAI (non so fino a quando, visti i recenti esiti elettorali che hanno visto la Calabria rappresentata, tra gli altri neofiti, dal Senatore Salvini). Nello scenario politico che si è profilato, temo, si rimetterà tutto a rischio.
Sì, certo, sono state iscritte poste di finanziamento nei capitoli di bilancio; cifre marginali, non sinergicamente ponderate, giusto per fare campagne elettorali e del tutto insufficienti per corrispondere alle necessità e alle attese. Sto scrivendo “alle attese”, perché a leggere gli atti, le premesse erano ben altre, rispetto a quanto sta per accadere. Cosa sta per accadere?
Cifre irrisorie disperse a pioggia su un territorio non omogeneo né “integrabile omogeneamente” senza mettere prima in cantiere incisivi interventi infrastrutturali sul territorio: sono due fasce territoriali assemblate (5 Comuni di una Provincia e 9 di un’altra Provincia) che, al momento, non hanno alcun riscontro di inter-relazionalità: l’Ospedale di Soveria – che era un riferimento – è chiuso, la super-Strada continua a “non esserci”, la Ferrovia ancora di meno.
In queste condizioni ognuno dei Sindaci si accontenterà di poter diffondere un qualche manifesto con qualche cifra di finanziamento ottenuto. Perché soldi ce ne sono. Non so se si farà in tempo ad ottenerli o saranno stornati come furono stornati da Scopelliti i 90milioni destinati alla super-Strada e dirottati verso Reggio Calabria all’insaputa di Assessori anche localmente interessati!
Di fronte a tale prospettiva, da “Montagna che produce il topolino”, ha fatto bene il Dirigente Scolastico a “riprendersi la faccia”.
E qui sorge un’altra questione, se si vuole, ancora più urgente e rilevante.
Ma a chi è stato affidato il processo di individuazione, definizione, programmazione e progettazione degli interventi in una “Area Pilota” all’interno dell’Aree Interne montane calabresi (all’interno della SNAI= Strategia Nazionale Aree Interne)?
Per quel che si legge.
Una Commissione ministeriale ha un po’ girovagato per ascoltare i “soggetti-attori” (leggere il puntuale resoconto di Slow Food a cura di Marisa Gigliotti per avere contezza dell’andamento di un incontro propedeutico).
Successivamente si è formato un Comitato: Sindaci, Imprenditori, la Scuola (dapprima il solo DS Caligiuri, poi anche il MIUR, poi anche il DS di Scigliano ) con Regione, ASL (?)
Non si riesce a capire quando si sono incontrati. Come si sono incontrati. Chi ha convocato, su quale o.d.g., con quali decisioni verbalizzate esposte pubblicamente (dove?) si sono concluse.
Pare che il Sindaco di Carlopoli sia subentrato, quale coordinatore, al dimissionario Sindaco di Decollatura, Annamaria Cardamone. E, come è il “suo solito”, ha proceduto informando chi ha voluto.
Certo è che a Carlopoli non c’è mai stata una convocazione di assemblea/dibattito/conferenza aperta, per dar modo di prendere atto e condivisione di questa iniziativa di “area-pilota”, ritenuta cosi importante e risolutiva per lo sviluppo dell’area!
E così credo sia avvenuto negli altri Comuni.
Magari i Sindaci, gelosi della loro funzione di “rappresentanti eletti” (contrariamente ad altri soggetti pure legittimamente compartecipi delle scelte e corresponsabili dei risultati), si son visti tra loro, e si sono impropriamente appropriati del processo di programmazione dal basso, dal territorio! Finendo come si sta finendo con il portare ciascuno “uno scalpo” (un minimo e scollegato intervento allocabile in qualunque altro elenco programmatorio, senza scomodare la SNAI e senza inneggiare ad una “Area pilota” che di “ pilota” (di innovativo) non avrà niente! O molto poco.
Questo mi è sembrato di cogliere nell’esternazione del D.S. pubblicata. Egli si è voluto dissociare. Secondo me lo avrebbe dovuto far prima. Appena si era reso conto di non venire neppure informato sulla sequenza di incontri, (molti svuotati in assoluto di partecipazione) durante i quali però, presumo, si sono prese decisioni, sotto l’incalzare delle scadenze (si viaggia con più di due anni di ritardo!) e si sono fatte scelte, riduzioni finanziarie per alcuni interventi, annullamenti e spostamenti di cifre a tutto vantaggio dell’area territoriale del Savuto. A scapito dell’idea centrale, indicata nel settore istruzione, della realizzazione di un “Polo-Centro scolastico”.
Alt. Nessuno mi incolpi di aprire vespai campanilistici: ho desunto dagli atti e dalle letture degli interventi quello che è avvenuto, a fronte di procedure decisionali “alle quali” non sono stati partecipi tutti gli “attori” originariamente protagonisti dell’iniziativa. A partire dal DS dell’I.I.S “L. Costanzo”. Senza la cui esposizione sul ruolo e sulle pratiche di “istruzione-formazione”, senza la cui perorazione sulla necessità di specifica attenzione a questo territorio interno, in sede di ascolto da parte della Commissione ministeriale, l’iniziativa non si sarebbe neppure avviata. Fatte naturalmente salve le altre meritorie referenze di natura imprenditoriale, manifatturiera e di energici e tenaci piccoli operatori. Senza la specificità del ruolo della Scuola svolto dall’intero sistema scolastico, malgrado le gravi difficoltà, e personificato, al vertice, dal triplice indirizzo (Professionale, Tecnico, Umanistico-scientifico) dal “Costanzo”, l’ “Area pilota” non sarebbe stata definita, almeno per la parte di questo territorio (parte del Reventino). E quindi da nessuna parte.
Ritrovarsi escluso dalla semplice informazione e “aggirato” nelle scelte, questo deve aver provocato la giusta (per me tardiva) presa di posizione del Dott. Caligiuri. Che è stata ribattuta dal Sindaco di Carlopoli, tutto teso a somministrare vacue cifre e a giustificare ruoli e decisioni sbagliate. E ribattuta anche da un Dirigente PD, che, con un intervento anch’esso zeppo di roboanti cifre iscritte a bilancio, di “osanna” ad operosi comportamenti regionali e nazionali, che però gli altri, in troppi, non hanno saputo vedere e non vedono, si è poi dilungato sconfinando sul terreno del richiamo alla Scuola, invitata “piuttosto” a preoccuparsi di assicurare la formazione ai Docenti perché imparino ad assicurare, a loro volta, agli studenti l’acquisizione delle “competenze”. Dando prova come spesso succede ai Dirigenti Politici Nazionali e Nostrani di una sorta di insofferenza ad ascoltare gli altri su qualsivoglia tema, come se avvertissero indebite ingerenze e invasioni di campo, mentre al contempo si ergono a “so tutto io” e si avventurano a sentenziare su problematiche a loro quasi del tutto sconosciute. Concludendo con la banale (e strumentalmente fuori luogo) osservazione sui limiti del “Costanzo”, che come tutte le cose terrene ne ha, e che bisognerebbe saper discernere e contribuire a superarle. Prima di tutto comprendendo in quale contesto la Scuola sta operando e riconoscendo che la Scuola, schiaffeggiata a destra e a manca, finora è l’unica “istituzione” che sta reggendo alla spaventosa crisi valoriale in atto. Vogliamo ricordarsi di cosa avviene nella Sanità, nei Trasporti, nella stessa Amministrazione della Giustizia?
Queste ultime considerazioni richiamano altri due aspetti su cui interrogarsi.
Nel dibattito/confronto sull’ “area pilota” non c’è la chiara consapevolezza che l’unica risorsa reale di quest’area, per i Bambini, i Ragazzi, i Giovani, (cioè, per il Futuro ) è la Scuola. Al momento e per qualche decennio ancora. Che il modo giusto, prioritario, di intervenire è il rafforzamento del sistema scolastico dell’istruzione-formazione pubblica. Gli indirizzi ci sono. Bisogna salvaguardarli e rafforzarli: Scuole/Aperte a tempo pieno dalle Materne al Quinto anno delle Superiori, con trasporti e servizi mensa adeguati. Scelte di politiche del Diritto allo Studio per Tutti (come detta la Costituzione). Laboratori e Dotazioni Tecnologiche con assistenza e manutenzioni assicurate permanentemente. Monitoraggio del funzionamento, utilizzo e ricadute. Nell’Area Pilota c’è questo piano di interventi? Se non c’è, ma ci sono cifre sparse da spendere per questo o quell’altro edificio, allora è meglio non parlare a sproposito di “area pilota”. Per parlarne si deve realizzare un “sistema innovativo di interventi” sinergicamente funzionale alla “coesione sociale di una certa area, in questa fattispecie per la istruzione-formazione”.
A proposito. Uno dei settori di intervento nell’Area Pilota è quello “manifatturiero”. Ebbene, l’ITIS di Soveria Mannelli, che deve essere pensato come il ramo di studi specifico per lo sviluppo e la crescita quali/quantitativa del settore è preso nella giusta considerazione? Ricordarsi che è l’unico che non ha una sede propria e che manca degli spazi necessari. Dovrebbe essere pensato come Indirizzo-pilota, facendolo divenire centro propulsore, (le attività imprenditoriali della zona si stanno già giovando delle “competenze” cresciute anche proprio lì), nel suo settore formativo, adeguando trasporti e servizi per ragazzi da reclutare e da accogliere nell’intera area presa in considerazione. E se no, a che serve l’ “area pilota”? Così per i Professionali, così per il Liceo. Così per tutti gli indirizzi insistenti nell’ “area”, ciascuno per le proprie specificità e potenzialità.
Ora, la considerazione, che pur espressa per ultima, è da corollario.
Secondo me si sta assecondando la trafila di sempre senza fare davvero i conti con la dura realtà.
La Montagna c’è, i Montanari no.
Quando si vuole intervenire dalle nostre parti, con politiche che giustamente si richiamino alla coesione territoriale/sociale, non dico gli altri, ma noi dobbiamo sapere che non si tratta di “area interna” e basta. Con tutto il portato negativo certificato da non sviluppo economico e da spopolamento. Ma che è un’ “area interna montana”: E, per completezza, che è un’ “area interna montana meridionale”?
Solo se si ha consapevolezza di questa compiuta definizione si ha la possibilità di fronteggiare la “Questione”, con il portato non solo del grave sottosviluppo, ma dell’altrettanto grave dato di disgregazione sociale e di manto involutivo sul piano culturale. Con tutto quello che di “retrogrado” e di insidioso comporta.
E allora?
Allora si capisce che tutto il percorso seguito per la “iniziativa” non è proficuo: non può non portare che ad una semplice spartizione di cifre di per sé limitate, per spese di scarso o nullo impatto. Si potranno risolvere problemini di sopravvivenza (che è meglio di niente). Ma non scaldiamoci per strombazzare interventi che alla spicciolata si sarebbero ottenuti per vie diverse, senza scomodare termini impegnativi quali “Strategia Nazionale per le Aree Interne”. C’è un difetto di partenza.
Non c’è analisi di quanto successo con la 488 (e simili interventi) e monitoraggio sui tanti fallimenti di imprenditoria che, dopo miliardi e miliardi spesi, occupano i territori con i capannoni desolatamente mai aperti.
Non c’è neppure la lettura dei tanti interessanti sforzi programmatori delle rispettive ex Comunità Montane che (di quella di Soveria assicuro) hanno elaborato nei loro Piani di Sviluppo, anche se poi, non solo per insufficienza propria, ne hanno realizzato organicamente pochissima parte.
Il percorso, per avere successo dopo l’ascolto dei soggetti/attori istituzionali imprenditoriali ecc, doveva essere concluso entro l’alveo delle competenze tecno-professionali della Commissione. Con un gruppo ad hoc. Essa avrebbe dovuto avere il potere di elaborare/indicare l’“intervento nell’area pilota” senza consentire frazionamenti e suddivisioni. Anche perché si doveva e si deve essere in grado di attirare decisioni e scelte regionali, fino a conoscere la reale cifra su cui calibrare la proposta. Senza arrivare a fare e rifare riduzioni di conteggi, con la naturale conseguenza di seminare contrapposizioni e diffidenze.
Una visione organica dello sviluppo del territorio sfugge naturalmente alle “visioni dei singoli Sindaci dei propri territori comunali”. Esse visioni sono più obbligate a rapportarsi con i ritardi e le difficoltà e con l’urgenza di interventi ravvicinati nei singoli territori. Mentre per avere sviluppo in Montagna, per così come sono ridotte le nostre aree, bisogna essere disponibili a cogliere quello che la Montagna comunemente da: aria, acqua, boschi, prati-pascoli. Più quello che immette la creatività/iniziativa degli abitanti, in termini di trasformazione e produzione. Che sono sempre di meno. In forma organicamente omogenea Per esempio: un piano di rimboschimento ordinato e mirato nei territori dove il Castagno è sparito ci vuole o no? E chi lo deve prevedere e realizzare? La Montagna non solo è a rischio spopolamento, ma è anche a rischio disboscamento/inquinamento/ inaridimento.
E un intervento organico/sinergico in forme endogene non potrà esserci. Prima bastava un fiume per suscitare sviluppo, oggi ci vogliono infrastrutture veloci e sicure. Ebbene, un’ “area pilota”, se deve essere suscitatrice di sviluppo e di richiamo di abitanti come lo può essere se resta appesa a se stessa?
Se contemporaneamente non si completa la strada, se contemporaneamente non si ammoderna la linea ferroviaria Catanzaro-Cosenza (sono compiti regionali) dove si pensa di andare? (a proposito: il tanto atteso progetto di fattibilità di ammodernamento dove è finito?) Ecco mi piacerebbe che i 14 Sindaci si dessero intanto da fare. Adesso. E non ad assecondarsi o a contrastarsi nelle iniziative delle imminenti elezioni regionali. Se si prosegue sul percorso che è e per come è stato avviato …Si, …possono esserci magari degli interventi, ma non una “area pilota”.
Mi scuso per la frammentarietà e schematicità di alcuni passaggi (vedi rimboschimento-castanicoltura). Il senso generale del ragionamento però non dovrebbe essere difficile da cogliersi.
di Angelo Falbo