29 luglio 2023-29 luglio 2024: un anno fa chiudeva gli occhi per l’ultima volta al mondo un insigne rappresentate della Magistratura italiana, un vanto per la Calabria.
Il Procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Emilio Ledonne è morto all’età di 85 anni dopo una lunga malattia, dopo una vita spesa per la legalità e per la giustizia: ha contribuito a rendere l’Italia una terra migliore.
Del giudice zagaritano, anche Procuratore generale di Bologna e referente del Dipartimento ‘Ndrangheta e Cosa nostra, colpiva molto lo stile: preparato, ma anche umile, impegnato in alti ruoli della magistratura italiana, ma anche riservato.
Emilio Ledonne ha i natali a Zagarise dove è nato, dove è sepolto e dove sono in procinto di dedicargli uno spazio pubblico.
Così lo ricordano i componenti dell’Avis comunale e dell’associazione Zagara: “Esprimiamo la nostra immutata stima per il nostro illustre concittadino Emilio Ledonne che ha portato in alto il nome di Zagarise. E’ stato sempre presente alle nostre iniziative e ai momenti convegnistici sulla legalità. Diceva spesso che i giovani devono capire che rispettare le regole è conveniente, oltre che doveroso, che i genitori vanno supportati affinché siano credibili e autorevoli. Parole che risuonano oggi come un testamento”.
Emilio Ledonne ha molto amato, ricambiato, la città di Catanzaro dove ha studiato al liceo classico Pasquale Galluppi, dove ha vissuto frequentandone i luoghi di cultura e aggregazione, dove ha mosso i primi passi della sua prestigiosa carriera nelle vesti di giudice istruttore prima e consigliere della Corte d’Appello dopo. E anche docente universitario.
Diverrà Procuratore generale di Bologna e Procuratore nazionale antimafia aggiunto. In altre parole: è stato uno dei massimi esperti di mafia.
Celebre un suo discorso, Reggio Calabria 17 dicembre 2005, in occasione degli Stati generali: “Il fenomeno della mafia si combatte su due versanti: quello della repressione e quello della prevenzione. La seconda strategia consente di agire subito. Cosa dobbiamo fare? Occorre una rivolta morale della gente di Calabria che sappia dire basta con i propri comportamenti allo strapotere mafioso. I colpiti siamo noi, siamo i calabresi, questa nostra terra di Calabria. La lotta alla mafia non è un problema solo delle Istituzioni.”
Un pesante lascito quello di Emilio Ledonne e non solo sul piano giuridico, ma anche su quello culturale e morale, non solo nella magistratura, ma nella società civile.
Se ne ha contezza anche dalle parole spese, in occasione del primo anniversario della morte di Emilio Ledonne, dal Sostituto procuratore presso la Procura generale di Catanzaro Marisa Manzini.
Scrive la coraggiosa magistrata e anche scrittrice: “Conobbi Emilio Ledonne nell’anno 1993. Ero arrivata da qualche mese a Lamezia Terme, giovane magistrato destinato alla Procura di quella città. Erano gli anni delle faide tra le organizzazioni mafiose del territorio, i morti ammazzati erano tanti. Una mattina, il mio Procuratore mi disse che un magistrato della Procura nazionale antimafia, l’ufficio che coordina tutte le Procura antimafia della Nazione, sarebbe venuto a farci visita e che ogni Sostituto avrebbe dovuto riferire in merito alle indagini più rilevanti che erano in corso. Io ero la più giovane, nutrivo una profonda ammirazione per chi si occupava delle indagini contro la criminalità organizzata e speravo un giorno di potermene occupare, ma allora mi sentivo inesperta e inadeguata e l’idea di trovarmi al cospetto di un magistrato di cui era nota la fama, mi metteva soggezione e anche un po’ di angoscia. L’incontro con Emilio Ledonne, per gli amici Mimì, lo ricordo come se fosse ieri. Quello che mi ha colpito, è stato il sorriso aperto nell’accogliermi, io che ero arrivata da poco su questo difficile territorio. I suoi occhi profondi avevano immediatamente captato l’emozione e il timore che provavo nel dovermi confrontare con un gigante di esperienza e di bravura come era lui, ma la dote innata di Emilio, che lo rendeva unico, era la capacità di mettere a proprio agio l’interlocutore. Emilio Ledonne era molto di più. Insieme abbiamo coordinato un corso all’Università Magna Grecia sulle politiche di contrasto alla corruzione ed è stato emozionante lavorare con lui. Era un professionista di altri tempi, la competenza del magistrato era accompagnata dall’empatia dell’uomo, un connubio che lo rendeva straordinario. Non solo la magistratura, ma l’intera società ne sente la sua mancanza ”.
Non muore mai chi vive nei cuori di quanti restano. Ne è la prova tangibile lo stimato magistrato zagaritano Emilio Ledonne, anche apprezzato docente universitario.
Enzo Bubbo