Periodo di bilanci dopo gli esiti del voto – per alcuni inattesi nelle proporzioni – relativi alle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
Su ciò che è avvenuto sul piano nazionale si sta dibattendo già da alcuni giorni, con molti tra i politici e i “politologi di parte” che, soprattutto in Calabria, sembrano non aver ancora percepito appieno la portata di questo voto. Ma a noi interessa analizzare il voto a Soveria Mannelli, che da sempre si dimostra termometro attendibile delle tendenze nazionali.
Alla Camera dei deputati (ma anche al Senato i risultati sono speculari), il Movimento 5Stelle domina incontrastato, con 974 voti su 1883 votanti, pari al 53,4%. Il Movimento di Di Maio è di gran lunga il primo partito (ma anche la prima “coalizione”) a Soveria Mannelli, sforando di oltre tre punti la soglia del 50%.
Se tutta la penisola avesse votato come a Soveria, Di Maio riceverebbe l’incarico di formare il governo dal Quirinale e non avrebbe nessuna difficoltà a farlo nel più breve tempo possibile. L’Italia avrebbe così quella stabilità che sembra da tutti invocata, fermo restando che non si è fatto nulla, anzi si è fatto tutto il contrario (con una pessima legge elettorale), per ottenere questo risultato.
La coalizione del Centro-destra totalizza 418 voti, pari al 22,9%, parcellizzati tra le varie componenti: 243 voti (13,7%) a Forza Italia; 99 voti (5,6%) alla Lega, che senza dubbio raccoglie anche una buona dose di voti di protesta; 48 voti (2,7%) a Fratelli d’Italia; 20 voti (1,1%) all’UDC.
Le note dolenti di un Centro-sinistra, peraltro da alcuni anni al governo della regione e con candidato proprio il vicepresidente Viscomi, stanno tutte in quei 250 voti raggranellati, pari a un misero 13,7%. Qui il PD si conferma partito egemone con 226 voti (12,8%); poco significativi i 12 voti (0,7%) di +Europa, i 4 voti (0,2%) della Lorenzin e i 2 voti (0,1%) di Europa Insieme.
Tra gli altri, Liberi e Uguali segna il passo anche a Soveria, con 55 voti e una percentuale leggermente più bassa di quella nazionale: 3%. Il Popolo della famiglia ha un riscontro evidentemente localistico con 49 voti (2,7%), mentre i due partiti che si rifanno direttamente alla tradizione comunista, Potere al popolo e Partito comunista, totalizzano insieme 41 voti (2,2%).
Una vera e propria rivoluzione democratica rispetto alle Politiche del 2013 in cui, pure con l’affermazione del Movimento 5Stelle che rappresentava la vera novità, alla sua prima esperienza elettorale significativa, i partiti tradizionali sostanzialmente reggevano, anche se già si intravedevano le famose tendenze che fanno di Soveria il termometro di cui si è detto.
All’epoca, il Movimento 5Stelle era già sopra al 26%. La coalizione di Centro-destra superava il 30%, con la Lega (allora Nord) che prendeva zero voti. La coalizione di Centro-sinistra arrivava al 23%. La Sinistra di Ingoia si fermava al 4%. Con la variabile Scelta civica di Monti e Unione di centro, che raccoglieva voti decisamente conservatori e filogovernativi, al 12%.
Se è vero, come è vero, che Soveria è stata spesso in grado di anticipare gli umori politici nazionali, questo voto è estremamente significativo e ci dice due cose fondamentali: 1) Se si dovesse tornare al voto in tempi brevi, il Movimento di Di Maio (o Di Battista?) potrebbe questa volta avere i numeri per governare; 2) Quello dei 5Stelle è un patrimonio di voti, e soprattutto di fiducia e speranza, che non dovrà essere dissipato con manovre di palazzo e alleanze conto natura, proprio le cose contro cui i cittadini hanno votato!
di Raffaele Cardamone