Erano dei veri e propri maestri, i politici della Prima Repubblica, nel leggere – normalmente a proprio favore – i risultati elettorali. Non tanto i sondaggi che all’epoca non andavano troppo di moda e comunque non venivano diffusi al grande pubblico, ma rimanevano secretati nelle stanze dei bottoni in cui si decidevano le strategie dei grandi partiti di massa.
E spesso non avevano tutti i torti, quei politici, quando con un uso della retorica spesso di alto livello tentavano di avvalorare le loro tesi, di affermare la propria interpretazione di quelle aride percentuali, perché proprio nelle sottigliezze – soprattutto nelle questioni statistiche – si nasconde sovente la sostanza delle cose.
Così è nella lettura dei dati diffusi da «Il Sole 24 Ore» sul gradimento dei presidenti di Regione (non mi si strapperà mai l’orrendo e incostituzionale «governatori») e dei sindaci delle principali città italiane.
Una cosa è dire che Jole Santelli si è posizionata al quarto posto in Italia, e un’altra è dire che ha raggiunto il 55% di gradimento rispetto a quello del 55,3%, pressoché identico (-0,3%) – peraltro reale –, che le era stato espresso appena 6 mesi fa con il voto: l’analisi di quei politici “sgamati” sarebbe stata che non ha aumentato il proprio consenso dopo questi primi mesi di legislatura e, comunque, è ancora troppo presto per perdere anche il consenso elettorale che ne aveva appena decretato l’elezione a presidente.
Così come non è lo stesso dire che il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, è al cinquantunesimo posto tra i sindaci italiani, in un campionato di calcio si direbbe che è a “metà classifica”, oppure dire che è passato dalla percentuale quasi plebiscitaria del voto reale, 64,4%, a un consenso del 53,4%, perdendo la fiducia di un rilevantissimo 11% dei propri cittadini.
A ognuno, insomma, la sua “lettura” dei dati. E questo vale sia per la stampa compiacente, che tende a omettere il secondo punto di vista a tutto vantaggio del primo, sia per chi, tra quei politici di secondo piano e di contorno, che formano l’entourage dei citati Santelli e Abramo, tendono sempre a dire che «tutto va bene madama la marchesa», quando invece per i calabresi l’orlo del baratro è ormai vicinissimo e occorrerebbe, per tenerlo lontano, una strategia politica coordinata tra i vari enti locali, coraggiosa, lungimirante e anche un po’ visionaria.
Purtroppo, all’orizzonte non si vede nulla di simile, ma solo la solita politica “mordi e fuggi” a beneficio di pochi e nel più completo disinteresse per i molti.
Raffaele Cardamone