Sembra sempre di dover scrivere contro. Invece, se si legge attentamente, si coglie l’impegno a dare un senso positivo a delle prese di posizione indirizzate a ricercare come invertire il declino di queste nostre Comunità, ridotte ormai a pochi nuclei attivi.
I dati demografici ci indicano che negli ultimi anni stanno crollando anche i due paesi fino a qualche tempo fa più “fiorenti” e di riferimento nella nostra area interna.
Ecco il quadro delle costanti perdite demografiche e della forte crescita dell’indice di invecchiamento che rischia di far diventare irreversibile l’abbandono e il declino di una intera area del Reventino-Savuto.
Comune | Popolazione 2001-2020/22 | Nascite | Decessi | Indice di Invecchiamento | Indice di dipendenza |
Bianchi | 1541 / 1.210 | 7 / 4 | 16 / 20 | 135 – 351.0* | 55.2 -59.4 |
Carlopoli | 1784 / 1388 | 10 / 7 | 23 / 12 | 167,1 – 229,9 | 59,4 – 66,4 |
Colosimi | 1.417 / 1,158 | 15 / 10 | 19/ 15 | 117.2 – 261.2 | 66.5 – 56.7 |
Conflenti | 1.661 / 1.282 | 14 / 6 | 17 / 25 | 195,5 – 2.64,8 | 65,8 – 66.2 |
Decollatura | 3.480 / 2.873 | 28 /13 | 4 6 / 27 | 154,7 – 233,8 | 56,6 – 62,8 |
Martirano | 1.052 / 850 | 3 / 1 | 7 / 18 | 153,3 – 218, 5 | 58,3- 61,9 |
Martirano L. | 1.403 / 993 | 10 / 2 | 17 / 15 | 194,7 – 501,5 | 66,4 – 68,3 |
Motta S. L. | 839 / 788 | 8 / 6 | 10 – 11 | 139,2 – 237,6 | 55,4 – 55,9 |
S. Mango d’A. | 1.870 / 1.431 | 20/ 11 | 26 / 15 | 134,4 – 206,0 | 60,9 – 54,9 |
San Pietro Ap. | 1.914 / 1.553 | 11 / 10 | 26 / 27 | 141,3 – 222,7 | 58,6 – 59,6 |
Serrastretta | 3.578 / 2.962 | 14/ 22 | 47 / 49 | 159,1 – 207,2 | 63,2 – 63,9 |
Soveria M.lli | 3.504 / 2.884 | 23/ 24 | 37 / 37 | 122,9 – 232,3 | 46,2 – 57,7 |
Totale | 25.043 – 9.372 5.671 |
Indice di vecchiaia: Rapporto tra ultrasessantacinquenni e abitanti da o a 14 anni.
Indice di dipendenza: Rapporto tra abitanti inattivi (ultra sessantacinquenni e di zero-14 anni) su 100 lavoratori atti.
* Indici Anno 2021
Certo i nostri Comuni sono stati avvolti in quella nube involutiva dei processi socio-economici- politici che privilegiano le aree forti, industrialmente attrezzate e meglio relazionate per trasporti e varie vie di comunicazione. Aumenta così l’indolenza, l’incapacità a reagire per trovare soluzioni e prospettive di sviluppo.
Le tre giornate del “Festival del Lavoro nelle Aree Interne“ seguite in presenza o /e in collegamento hanno offerto molti spunti di riflessione. Anche quando alcuni interventi ascoltati nell’immediatezza sono sembrati avulsi ed estranei ad ogni possibile riferimento a ciò che si vive dalle nostre parti, pure, se contestualizzati, hanno aperto spiragli di ragionamenti. In particolare però è emerso chiaro che gli sforzi della Popolazione per resistere demograficamente sul proprio territorio e dentro la propria Comunità, creando prospettive di lavoro e di sviluppo ha bisogno di potersi “muovere” e di “essere trovata”.
Va bene elaborare linee di sviluppo sui “Borghi”, sui “Saperi e Sapori Antichi”, sulla “cultura del movimento lento”, sulle bellezze panoramiche, paesaggistiche e ambientali, ma un Territorio / una Comunità. se lontana e isolata dai centri economicamente sviluppati, potrà restare meta solo di gruppi alla spicciolata, di appassionati (di paesaggi, di strutture abitative antiche, di pavimentazioni o tecniche costruttive, di comunicazioni linguistico-dialettali conservatesi nei secoli, di altra specificità presente e da apprezzare). Ma ciò non determinerà l’inversione necessaria.
Che si crea con flussi di interessi multipli da poter soddisfare in sintonia con gli spostamenti dei nostri giorni.
Per sperare di invertire il declino bisogna aver realizzato delle infrastrutture idonee a garantire l’accessibilità dei luoghi. Un’accessibilità rapida e comoda.
Questo richiedono i tempi.
Abbiamo sentito che in alcuni Borghi gli Amministratori stanno valutando la eventualità di contenere i flussi di visitatori limitando le entrate!
Prefigurando addirittura delle prenotazioni.
Ma sono borghi raggiungibili in non più di qualche ora e mezza e che hanno a ridosso Centri abitati con redditi medio alti. Non certo i nostri.
I visitatori, a flussi, potrebbero essere in grado di vivacizzare Territori e Comunità già vicini a stadi di impoverimento socio-economico comatosi. Portano relazioni socio culturali stimolanti, sollecitano economie di esercizio commerciale, artigianale e di produzione agricola. Si creano dinamiche di sviluppo. Sollecitano le attenzioni degli Enti Locali, scoprendo che potrebbe essere attrattivo un programma di iniziative culturali, di scoperta della propria Storia, per ora per niente valorizzata.
Dal punto di vista sociale, civile e religioso, dal valore culturale ed economico.
Naturalmente, per creare delle prospettive bisogna impegnarsi e faticare con sagacia e tenacia.
C’è da mettersi insieme e “farsi sentire”. Non stare seduti e accondiscendere.
C’è da individuare, quali realizzazioni possano produrre cambiamenti significativi partendo dai comuni bisogni e dalle specifiche risorse,
Senza dispersione di interventini con respiro solo localistico, come sta succedendo con l’invecchiato e manco utilizzato finanziamento di circa 13 milioni dell’Area Pilota.
La questione dell’Accessibilità richiama alla mente due opere che sarebbero dovute essere avviate e concluse da tempo: la cosiddetta “Strada che non c’è” (Zona Germaneto-Area del Savuto) e il radicale ammodernamento del tratto ferroviario Catanzaro-Cosenza, con collegamento all’UNICAL, a Rende.

La “Strada che non c’è” ha incontrato ostacoli pesanti fin dall’ideazione. La fretta di presentare un progetto per essere incluso nel programma di finanziamenti europei fu pagata drammaticamente con un’inchiesta giudiziaria. Poi, a caso risolto, si è andati avanti con lunghi silenzi, con alcune inaugurazioni di qualche tratto e con tanti piloni che gridano vendetta al cielo per l’abbandono decennale al dilavamento e alla ruggine. Il meritorio e costante impegno del “Comitato” sbatte ormai contro il muro dell’indifferenza quasi generale e di non tanto nascoste opposizioni all’opera, che finita, rappresenterebbe una diagonale di traffico interessante ed alternativo al tragitto Cosenza- Lamezia T.- Catanzaro- Verso Sud e Verso Nord. Di cui si parlò nella C.M.

Basta osservare una Cartina geografica e si capisce quanto sarebbe utile a togliere dall’isolamento questa intera area.
Domanda. Perché la Regione Calabria non l’ha inserita nel PNRR, tanto pubblicizzato?
Perché non la inserisce ora che il nuovo Governo vuole rivedere il Piano rimodulando gli interventi già previsti ed eliminandone alcuni?
Magari rischiando di perdere buona parte del finanziamento!
Ecco l’occasione. Presentarsi da Occhiuto uniti, passando dalla Provincia, e far rispolverare il progetto completo (o completarlo con aggiornamenti) e farlo includere. Ricordiamo che il PNRR ha come obbiettivo principale l’emersione del Mezzogiorno, al quale è riservato oltre il 40% dell’intero finanziamento.
Attenti, quelli del Nord attendono i nostri ritardi per portare, silenziosamente, i finanziamenti dalle loro parti! Nascosti nella pomposa retorica del Ponte.

La seconda traiettoria di trasporto riguarda l’ammodernamento della ferrovia CZ- CS- con collegamento a Rende, rendendola Metropolitana di superficie. Di questo resta la beffa di alcune locandine antistanti le Stazioni.
Vorrebbe dire portare al quasi dimezzamento i tempi di percorrenza.
Qui non si vogliono ripetere gli inneggiamenti alla grande funzione socio-economica da essa svolta fin dalla sua inaugurazione e fino a qualche decennio addietro
Ne conosciamo Tutti la storia e la enorme utilità, perché viaggiatori. Chi scrive anche,perché l’ha studiata e perché è stato animatore della Ricorrenza dei 50 anni della “Tragedia della Fiumarella” ricordata in tutti gli Istituti scolastici da Soveria Mannelli a Catanzaro, nel Dicembre 2012.
A proposito, la ricorrenza è bene che sia sempre ricordata, ma assieme alle commemorazioni dovrà accompagnarsi l’impegno ad avere una tratta ferrata moderna. Solo così potranno sentirsi ben onorate nella memoria le tante vite stroncate in quel fatidico giorno prenatalizio.
E in questo non ci siamo.
Vediamo perché.
Nel mentre nella Sala Convegni “E. Critelli” della Rubbettino si svolgeva il “Festival del Lavoro nelle Aree Interne”, durante il quale diversi interventi hanno sottolineato la indispensabilità di infrastrutture di trasporto idonee ad una accessibilità dei luoghi, nel Comune di Soveria si è tenuto un incontro delle Amministrazioni con i Dirigenti delle Ferrovie della Calabria. L’incontro è stato appositamente convocato per un’informativa su imminenti lavori lungo la tratta Catanzaro-Soveria Mannelli. Cosenza con la conseguente necessità di chiusura della linea, del fermo dei treni e del trasporto sostitutivo su gomma.
Dal resoconto risulta un impegno di oltre 320milioni per lavori di manutenzione straordinaria, con qualche intervento di ammodernamento. Lavori che richiederanno la chiusura totale per circa tre mesi, alcuni pensano sei, durante i quali realizzare lavori a binari fermi. Mentre il trasporto ferroviario riprenderebbe contemporaneamente a tipologie di lavori che non obbligano alla chiusura.
Oltre trecentoventi milioni sono una bella cifra.
Non è dato ancora sapere a cosa serviranno con specificazioni, Se e in quanto potranno ridurre i tempi di percorrenza.
Il Sindaco di Soveria Mannelli che è stato presente ha pure cercato di capire che cosa ne è stato di quella proposta al tempo della Giunta Oliverio elaborata da una Commissione e consegnata al costo di circa 500mila euro.
Non si è potuto appurare
Se andranno, e in quale misura, in direzione dell’obbiettivo di ammodernamento della intera tratta ricucendo notevolmente i tempi di percorrenza portandoli dai 160 minuti (CZ-CS) ai circa 70-80.
Oppure serviranno per mantenere al meglio quanto esiste, con riduzioni temporali poco apprezzabili.
Questa faccenda della proposta elaborata dalla Commissione è un indicatore della debolezza della zona. Gli Amministratori avrebbero dovuto organizzare un incontro, far tirare fuori le proposte, discuterle, valutando ogni aspetto e spingere a una progettazione prima di massima per garantire il finanziamento e poi l’esecutiva.
Invece niente.
Ricordo che qualche mese dopo l’insediamento il Presidente Oliverio in un bel Convegno sui trasporti nella Regione Calabria e specificamente nelle Zone interne, tenutosi nel T-Hotel di Feroleto, assunse l’impegno di nominare una Commissione proprio per studiare l’ammodernamento della ferrovia Catanzaro- Cosenza – anzi si disse Magna Grecia-UNICAL, considerando lavori di metropolitana di superficie con percorrenza veloce intorno ai 70 minuti.
Dopo la consegna, gli elaborati sono piombati nel silenzio. Da un cassetto ad un altro, senza mai poterne discutere. Né ai tempi di Oliverio né ai tempi della Santelli, né a tutt’oggi.
Questo è un vulnus democratico. Perché non si è avuta fiducia e nemmeno il buon senso di portare la proposta alla discussione con gli Enti Locali e con le popolazioni direttamente interessate.
Un errore grave è stato commesso da Oliverio. Egli, partito per governare con il massimo di partecipazione e coinvolgimento, rompendo con i comportamenti di tacita complicità e “camorria”, dopo aver compiuto il meritorio atto di nomina della Commissione per prendere una decisione appropriata , poi ha preferito tener il contenuto della proposta tutto nascosto, tradendo lo spirito e le affermazioni del suo impegno.
A distanza di alcuni anni ancora non siamo in grado di verificare quale proposta di ammodernamento della tratta CZ-CS è stata consegnata. Abbiamo potuto captare che gli elaborati consegnati dalla Commissione hanno preso in esame tre ipotesi di intervento.
1- Lavori di manutenzione sulla linea esistente, mantenendo sostanzialmente i tempi di percorrenza quali sono;
2- Interventi di manutenzione semi-straordinaria con ammodernamenti di tratti (quali?), adeguamento alle norme di sicurezza aggiornate, lavori di sostituzione di materiali rotabili e murarie nelle gallerie, con tempi di percorrenza quasi come oggi:
3- Intervento straordinario di modifica di tratti del percorso riducendo le percorrenze a 70-80 minuti.
Non è dato sapere l’entità delle modifiche previste nel tracciato: Si sono sparsi sussurri. Ma è plausibile che avrebbero potuto incontrare ostilità e la necessità di costi ritenuti eccessivi.
E, sta proprio qua il punto. Questa linea ferroviaria delle Calabro-Lucane, come l’abbiamo conosciuta, è stata di grande utilità, garantendo in ogni stagione di poter arrivare agli Uffici, all’Ospedale, alle Cliniche, e a numerose generazioni di giovani di recarsi in Città per il prosieguo degli Studi superiori. Molti di Loro sarebbero rimasti con la Licenza Elementare o, tutt’al più con quella della Media.
Ora però che i Paesi dei versanti attraversati del treno sono ridotti con sempre meno abitanti, soprattutto in gran parte anziani, si vedono passare le “littorine vuote” o con passeggeri da contare con le dita di una mano. Tranne che nel periodo scolastico per lo spostamento di sempre meno studenti, e solo per singole corse di entrata e di uscita da Scuola.
Perciò, se pure Noi facciamo un ragionamento di (apparente) buon senso, sui costi e benefici, potremmo concludere che già una ferrovia in esercizio è superflua perché certamente in forte perdita, potremmo concludere che è meglio mantenerla con qualche ritocco.
Invece Noi abbiamo l’urgenza di vivere una rottura dell’“appisolamento” in cui ci siamo-hanno cacciati. Abbiamo bisogno di invertire il declino con la realizzazione di opere di ammodernamento veloce, per ridurre di molto i tempi di percorrenza, favorevolmente alternativi con un mezzo pubblico rispetto ai percorsi viari o ferroviari tuttora presenti. Risultano costose?
Ecco, penso che è il caso di togliere dalla nebbia la proposta presentata dalla Commissione e considerare tutti gli aspetti della terza ipotesi,
Quella che, per quanto ascoltato, viene considerata “avveniristica”: Non si capisce perché poche persone devono appropriarsi del destino di intere Comunità senza voler neppure discutere delle scelte che impongono. Quella chiamata “avventuristica” prospetta di sicuro un ammodernamento radicale del percorso, del materiale rotabile e dei mezzi di trasporto. Un tracciato che servendo le località, non necessariamente sotto i propri tetti, sia in grado di invertire l’isolamento e rendere accessibili tutte le Comunità del territorio.
Non dovremmo aver timore di lanciare proposte avveniristiche, dopo che per Legge si è deliberata la realizzazione del Ponte tra Calabria e Sicilia senza più ascoltare neppure la voce dei terremoti sempre persistenti.
Con la Cartina sempre sotto gli occhi è più facile capire quanti vantaggi deriverebbero da una percorrenza rapida, da una Università all’altra, non solo ai Nostri Paesi, ma a gran parte della Calabria Centrale. Troppi costi? Guardate che da Roma in su gli Appennini saranno bucherellati più di quanto già lo siano. Senza scordarsi di come son state e di più saranno bucherellate le Alpi. Sono tempi di PNRR!
Pensate che se non fossero state bucherellate le Alpi quelle Regioni, dalla Liguria, al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto, allo stesso Friuli e al Trentino, si sarebbero potuti sviluppare come lo sono? Certo ci sono state le scelte dei Governi.
Idee azzardate? No, solo una presa di coscienza dei torti subiti e di quelli che vogliono infliggere a questi territori del Sud con l’Autonomia differenziata, che potrà passare solo se le Supreme autorità repubblicane saranno complici e se continuerà l’ascarismo del ceto politico meridionale, lasciando le tante Aree Interne sempre più abbandonate e presenti solo nella convegnistica. I Convegni hanno il merito di sollevare i problemi, delineare soluzioni, lanciano idee. Poi c’è bisogno di chi le fa camminare operativamente. In fondo il Festival ha ammonito a non restare dormienti. Perché le dinamiche per il Lavoro e lo Sviluppo anche presenti devono essere rafforzate e devono essere arricchite da tante altre nuove.
Angelo Falbo