La strada SS 19 chiusa, nei pressi di Tiriolo per la caduta di grossi massi sulla carreggiata e quindi la venuta meno sicurezza per il transito degli automobilisti, crea difficoltà ai tanti cittadini che devono raggiungere Catanzaro dai vari comuni dell’entroterra e residenti nella serie di comuni dell’area di Tiriolo – Mancuso – Reventino. La riunione dei sindaci, svolta presso il Comune di San Pietro Apostolo, di sicuro potrà porre in evidenza all’attenzione dell’Anas la condivisa esigenza dell’importanza di un prossimo immediato ripristino del collegamento che assicura, a migliaia di cittadini, la struttura viaria permettendo di raggiungere i luoghi di lavoro e di assistenza sanitaria.
L’auspicio è quello che si intervenga con celerità, almeno è l’augurio che i cittadini si aspettano. Si registra il disagio dei lavoratori pendolari. Intanto, come segnale della grande importanza e della massima attenzione che bisogna riservare sull’immeditata riapertura della strada, arriva in redazione e con immediatezza provvediamo a pubblicare, una lettera (firmata ma che sigliamo con N.S. come richiesto) di una cittadina e medico che risiede in un uno dei comuni dell’entroterra contenente un accorato appello alle istituzioni per risolvere presto la situazione.
“Conosco bene la situazione montana e gli scarsi interessi a risolvere ed affrontare le problematiche logistiche che da anni vessano i nostri territori; immagino peraltro altrettanto bene come la lettera del singolo, o l’intervento di una piccola parte di cittadini non sarà tale da mobilitare un cambiamento di rotta.Tuttavia rappresento quella parte di cittadinanza che ha “scelto”, nonostante tutto, di vivere nel proprio Comune d’origine affrontando ogni giorno la “famosa strada” che comporta, in termini temporali, almeno 50 minuti per il raggiungimento del luogo di lavoro, due semafori e i disagi di un manto stradale che mal s’addice alla frequenza con cui si è costretti a percorrerla. Però lo si fa, perché abbiamo creduto nei nostri Comuni, perché abbiamo ritenuto che la scelta non possa essere solo e soltanto “traslocare” una famiglia, perché abbiamo ritenuto un valore aggiunto che i nostri figli possano crescere in un ambiente “sano” e protetto quale quello delle nostre colline.In ogni caso da anni aspettiamo risposte. Le aspettano i residenti dei comuni più coinvolti, e le aspettano i “pendolari” di cui faccio parte.
Personalmente mi accingo a rinnovare, da cittadina, da “pendolare”, da medico attivo sul territorio, la richiesta di un cambio di rotta da parte delle istituzioni coinvolte.Auspico una soluzione quanto mai immediata e concisa, nel rispetto di tutti i lavoratori costretti ad attraversare “la strada che non c’è” tutte le mattine.D’altronde, mi preme precisare, per quanto ridondante possa sembrare, che la richiesta di intervento non viene fatta per gioco: noi “dobbiamo” poter passare!L’alternativa, se anche questo non dovesse risultare lapalissiano, sarà creare ulteriore danno economico ai paesi montani, già gravati da anni di cattive gestioni e decisioni poco funzionali, che hanno portato molte famiglie a lasciare, per l’appunto, il proprio paese d’origine. Non ci lasciate moltissime alternative”.