Il giovane di Decollatura Giovanni Petronio, dopo aver consegnato il suo ultimo lavoro all’ufficio di Presidenza della Repubblica, ha ricevuto una lettera firmata dal segretario dell’ufficio del Presidente.
32 anni, una laurea triennale e due magistrali in Scienze Politiche presso l’Università della Calabria, ed un master in Didattica della Shoah presso l’Università di Roma Tre.
Autore del libro “I ragazzi della Fiumarella. Un disastro ferroviario a colori”, edito da Link Edizioni.
Pasquale Allegro, l’autore della premessa, scrive di lui: “proprio un figlio di questi luoghi ha voluto strappare il ricordo e le testimonianze di quella tragedia al rischio dell’oblio, far conoscere la notte piombata su quel frammento di terra. Con questo libro segna una sorta di rinascita di una memoria collettiva che possa essere condivisa da tutti.”
Da sempre impegnato sul territorio con l’intento di creare un equilibrio tra passato, presente e futuro. Ha deciso di rimanere, di non andarsene, perché ha sempre creduto nelle potenzialità del Sud ed in particolare dei comuni del Reventino e della sua amata Decollatura.
Nonostante le difficoltà, la continua precarietà, spera nel cambiamento cercando di esserne parte attiva. Negli ultimi anni ha raccontato la storia del territorio, numerosi sono stati, gli incontri pubblici che ha organizzato per sensibilizzare i cittadini, gli amministratori e la politica sulle carenze e disagi relativi alla mobilità. I suoi reportage sulle frane a Carpanzano e Scigliano hanno fatto sì che ci fosse un’interpellanza parlamentare.
Non racconta solo il presente ma anche il passato con un meticoloso e attento lavoro di ricerca delle fonti e dei dati da intrecciare e alle quali dare un volto, una storia da trasmettere alle nuove generazioni affinché ne abbiano memoria.
Domanda) Nella lettera il Presidente Sergio Mattarella plaude al lavoro svolto e la invita a perseverare nei suoi obiettivi ed a continuare ad avere fiducia nel futuro, cosa si sente di rispondere?
Risposta) La missiva firmata dal segretario dell’ufficio del Presidente mi ha inorgoglito toccandomi intimamente, non potevo mai sperare che la più alta carica dello Stato potesse interessarsi al mio lavoro e alle riflessioni che, in una lunga lettera ho esternato. Intendo idealmente dedicarla alla mia famiglia, a cui non finirò mai di dire grazie per tutto quello che con sacrificio hanno fatto per me; e alla mia comunità, alla quale sono profondamente attaccato e da sempre mi dimostra affetto, amicizia e vicinanza.
D) Da dove nasce la sua passione per la scrittura e il suo impegno verso il territorio?
R) In realtà la passione per la scrittura ce l’ho sempre avuta, per questo desidero ringraziare i miei professori delle scuole elementari, medie, del liceo e poi dell’Università che mi hanno fatto appassionare alla lettura e alla storia, hanno fatto quello che ogni maestro dovrebbe fare: rendere gli alunni curiosi arricchendone lo spirito critico. Così anche l’impegno per la mia comunità e per l’intero comprensorio, che identifico bene con l’area del Reventino e del Savuto, è venuto naturale. Mi sono detto: “Perché le cose siano andate in un certo modo non significa che debbano continuare ad andare così”. Sono convinto che il cambiamento sia possibile, che si possa e si debba invertire la tendenza. Inoltre, sento un profondo legame con le tradizioni e l’identità del luogo, sono orgoglioso e fiero di essere nato qui, nella mia Decollatura.
D) Il suo impegno verso la comunità la porta a raccontare il passato ridando un posto ad avvenimenti che altrimenti si perderebbero nel ricordo di chi le storie le ha vissute, quanto è difficile riallacciare i fili della memoria e dove la stanno conducendo le sue ricerche?
R) Raccontare il passato carica di responsabilità, aver scritto un libro sul più grande disastro ferroviario verificatosi in Italia, ha mutato la percezione che ho sempre avuto dei luoghi e del tempo e mi ha fatto capire quanto sia importante andare alla ricerca dell’umanità nascosta dietro ai volti, dietro ad un sorriso o alle lacrime. Un’umanità della e nella storia. Penso che prima di spiegare qualcosa bisogna prima di tutto provare a comprenderla, comprendere viene prima di spiegare, è legato allo spirito sensibile dell’essere umano. Ci sono delle cose che devono essere fatte e basta, non esiste a volte il perché. Esiste un’etica di giustizia sociale, alla quale non mi sottrarrò mai.
D) Nelle elezioni comunali del 2016 è stato candidato in una lista civica riscuotendo un discreto consenso, pensa di ripetere l’esperienza in futuro?
R) Sarei onorato e stimolato ad impegnarmi attivamente e fattivamente nella politica del territorio, qualora le condizioni lo permettessero. Una politica che parli alle fasce più disagiate e dia dignità alla gente, che prima di ogni altra cosa ascolti l’urlo, anche silenzioso che dal basso si leva, e dopo decida di aprire bocca per parlare. Sembra quasi che parlare o, ancora peggio, urlare ne sia diventato un tratto distintivo. Per me quella non è politica, lascio agli altri questo sport che onestamente mai praticherò. La politica persegue il bene della collettività, non il bene dei pochi. Un candidato alle elezioni sbaglia quando promette posti di lavoro o chissà quali grandi cose, un candidato alle elezioni deve in primis promettere che starà vicino alla sua comunità, che lotterà al suo fianco. Il nocciolo è che le persone debbono essere considerate con-cittadini e non i propri cittadini, infatti c’è tra le due una distanza siderale. Nella prima opzione un amministratore è un uguale tra gli eguali, non c’è distanza, nella seconda opzione il cambio di prospettiva è ribaltato. Ecco in maniera molto sintetica quello che per me è la politica. Questo è quello che perseguirò qualora dovessi decidere di impegnarmi in prima persona.
D) Cosa sogna per il suo futuro e per quello del territorio del Reventino?
R) In realtà oggi ho la sensazione che il mio futuro si leghi intimamente a quello dei luoghi dove abito, sono un idealista-razionale. Credo nelle potenzialità di questa zona, nella creazione di un polo d’interesse in un’area ben precisa alle pendici del Reventino, su cui sto realizzando da tempo uno studio che renderò noto in un futuro prossimo. Un dossier dove ci saranno tre punti cardine da perseguire e realizzare: I) Sviluppo microeconomico con centralità dell’efficientamento del sistema di mobilità ferro-gomma; II) Centralità delle scuole e delle eventuali innovazioni che si potrebbero realizzare con ingenti ricadute sul tessuto sociale; III) Valorizzazione turistica e sviluppo progetti europei, implementazione e riqualificazione di luoghi di interesse storico, artistico, culturale e di aggregazione.
di Gesina Cardamone