
Per scongiurare la chiusura della strada statale 19 nei pressi di Tiriolo – per come sembra sia previsto – a seguito dell’esecuzione dei lavori di sistemazione di un breve tratto del sistema viario interessato da una frana (da circa due anni transitabile a senso unico alternato con semaforo e da cui è anche passato il Giro d’Italia), è stato inviato un appello da parte del comitato “La strada che non c’è” (che ha sede a San Pietro Apostolo) al prefetto di Catanzaro, ad Anas, a tutti i sindaci del comprensorio, alla Provincia di Catanzaro, alla Regione Calabria, oltre che ad esponenti del Parlamento e del Governo.

Peraltro come viene evidenziato in una nota, pervenuta in redazione, il comitato rileva come la chiusura al transito della strada prevista per un lungo periodo (più di un anno se tutto procederà al meglio) possa costituire di fatto il possibile isolamento di una serie di comunità dai collegamenti diretti con la città di Catanzaro e con i vari servizi quale capoluogo di regione.

«Premesso che si è giunti a questo stato di emergenza – viene evidenziato – per la carenza di alternative al vecchio tracciato di una strada statale 19 ormai obsoleta e un’ adeguata al traffico moderno, che attraversa ancora il centro storico di Tiriolo, pieno di strettoie, semafori, divieti di transito ai mezzi pesanti eccetera eccetera. Il territorio aspetta da oltre 30 anni l’incompiuta “strada che non c’è”, ma non esiste nemmeno una tangenziale che eviti il centro abitato di Tiriolo e che permetta il transito regolare ad autovetture ed ai mezzi pesanti a cui oggi è vietato. Si è arrivati pertanto al punto che ogni due o tre anni viene chiusa, in qualche tratto (specie tra Tiriolo e Marcellinara, strade di competenza Anas o provinciali) e per lunghi periodi una strada fondamentale per tutto il territorio interno tra le province di Catanzaro e Cosenza.
Con un dispendio economico enorme che, probabilmente, avrebbe permesso un serio e strutturale ammodernamento o la realizzazione di una strada nuova (invece rimasta incompiuta)!
Per questo il comitato dando voce alla numerosa popolazione di tutto il territorio chiede al prefetto di riunire tutti e di giungere ad una soluzione condivisa per il bene della collettività in modo da svolgere i lavori ma non di chiudere un tratto di strada così importante e fondamentale per più di 25000 residenti nel territorio interessato. Rimarcando il fatto che siamo in un periodo di piena pandemia ed una chiusura così lunga porterebbe una crisi ancora più profonda in tutto il tessuto sociale.

Si pensi a tutte le piccole attività imprenditoriali, artigianali e professionali che sono già in crisi e rischierebbero la chiusura.
Le strade alternative percorribili sono molto distanti e tortuose piene di curve in alcuni casi strade interpoderali vietate al transito; sarebbe impossibile in caso di necessità raggiungere un ospedale e impossibile alle ambulanze del 118 di Tiriolo raggiungere in tempi accettabili i paesi dell’entroterra.

I numerosi pendolari, studenti o lavoratori, che dai territori raggiungono Catanzaro, Lamezia Terme o altri centri (essendo che su questa strada passa anche il servizio sostitutivo delle ferrovie della Calabria allestito per l’emergenza Covid o i normali pullman del trasporto locale) sarebbero costretti a viaggi giornalieri simili a quelli dei nostri avi ai tempi delle “diligenze”.

Pertanto, onde evitare eventuali forti forme di protesta, di tanti cittadini già stremati dalla situazione attuale, chiede che venga scongiurata questa chiusura, con una soluzione quale, per esempio, anche una strada alternativa temporanea adiacente la frana o altra valida alternativa, al fine di evitare vibrate proteste da parte dell’intera collettività, stanca di subire continue ingiustizie. Circola molta amarezza e rabbia».