Lamezia Terme – Il gioco d’azzardo riguarda uomini e donne di varia età, annienta famiglie e aziende, si finisce nelle mani degli usurai, genera alti costi sociali, alimenta la criminalità, suscita l’illusione di vincita, si gioca e scommette su tutto, azzardo-dipendenza, tritacarne, ossessione, politica-istituzioni e servizi assenti.
17 milioni le persone in Italia hanno giocato almeno una volta, 2 milioni sono a rischio minimo, 750 mila ad alto rischio e 250 mila patologici, 101 milioni di euro giocati solo a Lamezia Terme.
Questa la drammatica realtà emersa nel corso del dibattito “La ludopatia” promosso dal Rotary Club Lamezia Terme. Il presidente, avv. Domenico Galati, sensibile e motivato dal tema, mette in rilievo “l’isolamento del giocatore che costruisce la sua vita in funzione del gioco, con conseguente sgretolamento delle famiglie e costi sociali alti. Il giocatore d’azzardo – aggiunge – arriva non solo col dilapidare il suo patrimonio, ma finisce nelle mani degli usurai ed alimenta la criminalità organizzata”. Poi accenna alla Legge Regionale n. 9/18 di contrasto al gioco d’azzardo, proposta dal consigliere Arturo Bova che investe le scuole e le amministrazioni comunali.
Don Giacomo Panizza, forte della sua esperienza e consapevolezza del male prodotto alle famiglie dal gioco d’azzardo dice “non è giusto chiamarlo gioco, è azzardopatia, specie di malattia”.
Il motivo dell’incontro di grande interesse sociale, tenutosi presso il museo diocesano a Lamezia Terme, non è stato quello di formulare ricette, ma quello di smuovere le coscienze, di stimolare tutti per arginare una patologia che sconvolge la famiglia e la vita.
A confrontarsi insieme a Galati, sono intervenuti don Giacomo Panizza e Roberto Gatto di Progetto Sud, Giuseppe Bianco, sociologo e Sergio Cuzzocrea, psicoterapeuta.
Per don Panizza la situazione è difficile e suggerisce di “affrontarla con piccoli passi e mettendosi tutti insieme. Queste persone – aggiunge – devono essere assistite da esperti in materia, perché quando arriva l’intervento della Polizia ormai è troppo tardi”.
Don Giacomo, sottolinea che necessita “amore, comprensione e sostegno comprese le istituzioni”. Il gioco d’azzardo spiega “non è un lavoro per fare soldi, lavoro è altro”. Infine, lamenta l’assenza della politica, la scarsità dei servizi e sostiene “non serve la sperimentazione, ma qualcosa di serio”.
Il sociologo Bianco, di Soveria Mannelli, ha evidenziato che nella storia il gioco è sempre esistito “solo che oggi è diventato molto variegato e patologico”. Su Lamezia e il territorio del Reventino “si gioca tanto, uomini e donne di tutte l’età, con un giro di affari enorme” definito dal sociologo “gioco d’azzardo predatorio” la cui tecnologia a disposizione ha “ingegnerizzato la dipendenza”. “Narcisismo, velocità della società, idea di tempo e spazi, euforia – secondo Bianco – sono dinamiche che ingabbia al gioco”.
Come rispondere? Si chiede il sociologo. “Fornire a noi stessi un luogo e un tempo per uscire da queste trappole, l’arte di accogliere noi stessi di ritrovare in noi una dimensione umana”. Infine invoca “formazione nelle scuole per stimolare un cambiamento a medio termine”.
Per Cuzzocrea, psichiatra e psicoterapeuta “la ludopatia è una dipendenza a tutti gli effetti e coinvolge le stesse aree cerebrali compromesse dalla cocaina. “Atteggiamenti impulsivi, fragilità si susseguono nei giocatori, alla ricerca del piacere. Il fenomeno secondo lo psichiatra è “in estensione. Si gioca di tutto, non solo al web, e si creano episodi di grave tensione sociale”. Aggiunge che il gioco d’azzardo è “un tritacarne che divora tutto, persone, famiglie e aziende”. Spiega che necessita più chiarezza da parte delle istituzioni.
“Il gioco – per Cuzzocrea – nasce come una fissazione, ossessione compulsione, dalla frustrazione alla ricerca di piacere immediato”. Per uscire dalla dipendenza del gioco bisogna avere idee chiare e applicare un trattamento individuale. “La partita – conclude – si gioca nella vita non si gioca nel setting”.
Roberto Gatto, con convinzione, illustra il lavoro portato avanti con competenza e grande umanità da 15 anni dalla Comunità Progetto Sud, poi espone dati allarmanti sul gioco d’azzardo di cui non è immune la Calabra e la stessa Lamezia. Evidenzia, infine l’assenza di una vera politica per affrontare il problema “ludopatia” che ogni giorno di più coinvolge nuove famiglie, ed afferma che il Sert è l’unico riferimento certo per uscire dalla dipendenza”.