Della guardia medica di Petronà è rimasta solo l’insegna.
Da due mesi è inutile suonare il campanello del Centro di continuità assistenziale di via Rione Arenacchio, non apre più nessun medico: non abita più qui la medicina d’emergenza. Così ha deciso, già prima di Natale, l’Azienda sanitaria provinciale insieme a chi si occupa di sanità presso la Regione Calabria: la decisione è però invisa ai cittadini di tre paesi, Andali, Cerva e Petronà, che ieri, 15 febbraio 2022, hanno avviato insieme un’attesa petizione da partecipare, già nei prossimi giorni, al Prefetto di Catanzaro Maria Teresa Cucinotta e al direttore dell’Asp di Catanzaro Maurizio Rocca. Pochi minuti è la notizia della protesta è rimbalzata sui social e su tantissimi gruppi di messaggistica istantanea : già tantissimi i cittadini dei tre paesi del catanzarese che hanno aderito alla civile mobilitazione, frimando la petizione in cinque punti diversi di raccolta firme. Si legge nelle motivazioni delle rimostranze : “Ora basta. Chiudere la guardia medica di piccoli paesi distanti 60 km dall’ospedale più vicino è non solo un’ingiustizia, ma anche una vergogna. L’obiettivo è comune : la guardia medica di nuovo operativa è una battaglia di civiltà.” La lotta al coronavirus, si dice e si scrive spesso, passa dalla valorizzazione della medicina territoriale: ai piedi dei monti silani si constata invece un pericoloso ridimensionamento dei poli sanitari territoriali in aree marginali già vessate da disoccupazione, emigrazione e spopolamento. Della vertenza guardia medica di Petronà saranno presto interessati sia il governatore Mario Occhiuto sia l’esponente dell’opposizione Amalia Bruni.
Enzo Bubbo