Un matrimonio a tutti gli effetti, così lo ha definito l’autrice del bel libro «Zibibbo di Calabria, storie di uomini e donne», Saveria Sesto. Gli sposi sono due eccellenze primordiali calabresi, da sempre presenti sul nostro territorio e con una storia ultra secolare alle spalle; stiamo parlando dell’oliva carolea e dell’uva zibibbo che, nello scorso fine settimana, si sono uniti in una sorta di simbolico sponsale, per dare vita ad un gradevolissimo evento organizzato presso l’oleificio dei Fratelli Torchia a Tiriolo, dove è stato presentato il volume dell’agronoma lametina.
Presenti all’iniziativa, tra gli altri, l’editore Rubbettino di Soveria Mannelli e la titolare della cantina Petrania di Platania, una delle aziende che hanno deciso di impiantare il prezioso vitigno e che produce dell’ottimo vino secco denominato «Zabiq». Altra etichetta presente, purtroppo solo con le bottiglie del suo freschissimo e brillante «Aramoni», era Artese della titolare Giovanna Artese, a Porto Salvo, nel vibonese, la cui storia è stata brevemente tracciata dalla dottoressa Sesto che ha sottolineato come “uno dei punti di forza dell’azienda siano gli eventi che la Artese organizza nel vigneto (principalmente cene) che affascina i molti ospiti che, molto volentieri, raggiungono l’azienda per degustare i buonissimi vini proposti per accompagnare le pietanze preparate con i prodotti del territorio”.
Un’amnesia, questo l’esordio dell’editore, Florindo Rubbettino nella sua breve introduzione del volume sullo zibibbo. “Abbiamo valutato – ha dichiarato – l’opportunità di pubblicare questo appassionante e appassionato racconto. Ci siamo dimenticati per decenni, colpevolmente, di questo meraviglioso prodotto tutto calabrese, e ora stiamo cercando di recuperare il terreno perduto, uno, valorizzando il territorio, due gli uomini e le donne, come sottolinea nella sua opera Saveria (Sesto ndr), tre, perché ci sono persone che, con fatica e lungimiranza, stanno riproponendo sotto una veste nuova questo vitigno antico e ricavando vini che stanno affascinando rapidamente il mercato enologico”.
Lucia Talotta, impeccabile padrona di casa, nonché assaggiatrice ufficiale di olio, ha “Messo l’accento su un incontro appassionato che ha voluto puntare i riflettori sul particolare connubio carolea-zibibbo, due prodotti agricoli calabresi con caratteristiche diverse: uno con grandi numeri di produzione, l’altra, da sempre presente nei nostri terreni, di nicchia con una produzione limitata, ma straordinariamente pregna di significato”. “Abbiamo Immaginato – ha proseguito nella sua presentazione la Talotta – di ripercorrere la storia dei nostri territori con la lungimiranza di chi ha investito le proprie risorse economiche nella coltivazione della carolea, varietà che, come lo zibibbo, rappresenta i valori della nostra Calabria che dobbiamo conoscere e far conoscere agli altri. Nel nostro olio non c’è solo il mero prodotto di qualità, ma sono concentrati tutti i valori del nostro territorio e sempre più consumatori ne sono consapevoli”.
Era presente all’incontro, come accennato in precedenza, solo la cantina Petrania, con Valentina Greco che ha raccontato la storia, se pur giovane, della cantina che gestisce insieme al marito e ad altri soci. “Siamo – ha detto la giovane imprenditrice – una piccola realtà, ma con grande entusiasmo ci siamo tuffati in questo meraviglioso mondo che ogni giorno ci regala grandi emozioni nel vedere la nascita dei nostri vini. La nostra è una produzione particolare a cominciare dall’ubicazione dei nostri vigneti ad un’altitudine più montana che collinare, fino ad arrivare alla vinificazione con il nostro Zabiq realizzato con le uve zibibbo di altura, che affina in barrique, pratica che gli conferisce profumi e gusto particolarissimi. Inoltre – ha aggiunto – la nostra cantina è posta su una terrazza con un suggestivo affaccio sul Golfo di S. Eufemia e ciò fa sì che le degustazioni abbiano un fascino tutto particolare”.
Al centro dell’incontro, ovviamente, il libro di Saveria Sesto; ed è stata proprio l’autrice a catturare l’attenzione dei tanti presenti nei locali dell’oleificio, spiegando com’è nata l’idea del volume dedicato interamente allo zibibbo. “È un viaggio che ho compiuto quasi per un’esigenza personale, vagando per le vigne calabresi da Lamezia, a Pizzo, a Ricadi, fino giù alla Costa Viola, alla ri-scoperta di un vitigno storico, di cui si hanno notizie in Calabria fin dal Medioevo, in molti casi recuperato da vigneti abbandonati o scelto per un nuovo impianto. Esistono, infatti, come testimoniato in questo mio scritto, esemplari ancora regolarmente produttivi, di cento e più anni d’età”.
“Il mondo dello zibibbo – ha proseguito la Sesto – meritava un approfondimento perché sta diventando un fenomeno, soprattutto dal 2013 quando il Ministero è stato dichiarato idoneo alla coltivazione e alla vinificazione in tutta la Calabria. E poi era una mia esigenza quella di stare a contatto con questo straordinario vitigno e con i pochi produttori (ma sono fortunatamente in crescita) che vi hanno puntato e che ho conosciuto personalmente potendone assorbire le emozioni, le sensazioni e le storie, tutte racchiuse nelle poche e straordinarie bottiglie che vengono realizzate con lo zibibbo che arricchisce il panorama enologico calabrese”.
La giornata è proseguita con un assaggio guidato dell’olio, magistralmente condotto dall’esperta assaggiatrice, Lucia Talotta, una visita in azienda per osservare da vicino tutte le fasi della lavorazione delle olive, fino alla spremitura vera e propria e, dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, la degustazione dei due «bianchi» IGT zibibbo in purezza, proposti dalle cantine partecipanti, per un momento di autentico piacere olfattivo-gustativo tutto calabrese.