«La delizia del professor Teti, un personaggio straordinario, cultura viva, dice delle cose giustissime. Parla come un libro stampato. Impressionante! Se uno lo registrasse e lo stenografasse, verrebbe fuori direttamente un libro. Quindi cultura viva, un uomo delizioso», dice il giornalista e scrittore Filippo Ceccarelli a commento del servizio mandato in onda nella puntata dello scorso venerdì 17 maggio 2024 del programma Propaganda Live di La7.
Il conduttore Diego Bianchi mostra per la seconda volta consecutiva un servizio realizzato in Calabria: il precedente a Vibo Valentia, dove aveva incontrato i candidati a sindaco nelle imminenti elezioni comunali. Tre politici da seconda Repubblica con poche idee a volte confuse.
Questa seconda tappa del viaggio in Calabria ha invece inizio con un personaggio lontano anni luce da quegli ultimi. Si parte proprio dall’incontro con il grande antropologo Vito Teti, già professore dell’Università della Calabria. Incontro che avviene dopo un percorso accidentato su strade e stradine simili a quelle di un territorio bombardato a tappeto in periodo di guerra.
E il viaggio prosegue, da Vallelonga, dov’era evidentemente fissato l’appuntamento, fino a Spadola, dove guarda caso si mangiano ottimi funghi nella Taverna dei Borboni. Ed è qui, guidando la sua auto con Diego Bianchi al posto del passeggero, percorrendo una vecchia strada, la Via Regia borbonica, che Vito Teti dà il meglio di sé “scrivendo” quel saggio orale evocato da Ceccarelli, come nella migliore tradizione dei filosofi greci più antichi.
Parla dei contenuti del suo libro La restanza, che ha avuto una tale risonanza, e non solo tra impolverati intellettuali almeno momentaneamente fuori dai giochi di questo terribile inizio Terzo Millennio, da essersi guadagnato una citazione perfino nel bel film Un mondo a parte (2024) di Riccardo Milani.
Ed è così che si arriva a parlare di spopolamento, di abbandono, di fuga dei giovani davanti a un posto inadatto alle loro aspirazioni lavorative e di qualità della vita, di mancanza di ospedali. E anche, per contrapposizione, di Restanza, perché «partire e restare sono due poli dell’umanità» e, come esiste il diritto a partire, esiste pure il diritto a restare!
Un privilegio che non hanno avuto suo nonno, emigrato negli Stati Uniti d’America, e suo padre, emigrato in Canada, com’era normale prima della sua generazione, quella dell’immediato dopoguerra, che ha usufruito, in una parentesi della storia, dell’opportunità di studiare, di migliorare, di restare, pur avendo la possibilità di viaggiare e di aprirsi al mondo.
Ma ora e ancora, e questo gli suona come un intollerabile fallimento, anche i suoi figli “sono fuori”, rispettivamente a Zurigo e a Roma, forse più per scelta che per bisogno, ma pur sempre vittime di un’emigrazione intellettuale che sta impoverendo il Sud delle sue “risorse umane” migliori. E nella sua casa di San Nicola da Crissa ora ci sono solo letti vuoti.
E forse questo è proprio quello che vogliono i fautori dell’“autonomia differenziata”, questa secessione mascherata che la Lega ormai rincorre ambiguamente da tanto tempo, da quando ha finto di diventare un partito nazionale, dopo aver messo da parte le parole chiare dei suoi fondatori, il movimentista Bossi e l’ideologo Miglio.
Al termine del breve viaggio in questa Calabria dai due volti, che mostra un intellettuale purissimo, che fin dall’accento si riconosce come calabrese altrettanto puro, in apparente contraddizione con una regione che si porta ancora dietro tutte le sue storture, Vito Teti regala il suo libro a Diego Bianchi, che lo ha giustamente apostrofato come vera “guida spirituale” nel territorio.
Gli auguriamo buona lettura e siamo sicuri che il libro finirà per meditarlo a fondo, così come ha fatto la maggior parte dei suoi lettori, e dopo le ultime righe dell’ultima pagina gli si aprirà lo sguardo verso quanti «conoscono il diritto di migrare e oggi affermano anche il diritto di restare come principio di libertà, non per isolarsi, ma per inscrivere la propria piccola patria nel cuore del mondo» (La restanza, Einaudi, 2022, p. 139).
Raffaele Cardamone