Il teatro fa il suo ritorno tra le mura millenarie dell’Abbazia di Corazzo, a Carlopoli, il prossimo 30 luglio, alle ore 18:00.
Attraverso la collaborazione, ormai consueta e collaudata, tra il Progetto Gedeone e VisionArt, la Libera Accademia degli Evasi di Faenza metterà in scena un laboratorio storico-musicale fra canzoni popolari, poesia e cronaca, per le “chiacchiere e pettegolezzi” di Rosarita Berardi e per la voce e la chitarra di Umberto Rinaldi.
“Raminghi” è infatti la rappresentazione poetica di un tema di grande attualità: le migrazioni. Attraverso di essa si intende esplorare come la ricerca di una vita migliore abbia contaminato tradizioni, musica e poesia.
Così VisionArt (che non per nulla ha come motto: per contaminare le culture) descrive l’evento prossimo venturo:
<< Siamo figli di migranti. Tutti, tutti noi. Fin dai tempi più remoti ciò che siamo è stato forgiato dal nomadismo e dalla migrazione di popoli che da tutti i punti cardinali convergevano sulla penisola italica e che poi, sul suo terreno, si sono pigramente spostati in un vagare da gregge alla ricerca dei beni primari: cibo, acqua, pace, fertilità. Questa nostra povera penisola, bistrattata e insudiciata, che come una lingua sfrontata taglia il e sfida il volere degli dei dando rifugio a tutti coloro che salivano dal mare o scendevano dalle montagne alla ricerca di un luogo da chiamare patria. Nel tempo del sogno, come oggi. Siamo figli di migranti. Tutti. E ce lo siamo dimenticato.
CHI PARTE – l’emigrazione italiana fra Ottocento e Novecento, in Europa e nel mondo. Negli Usa – ad esempio – abbiamo esportato musica, spaghetti e mafia.
CHI ARRIVA – l’immigrazione degli ultimi vent’anni, in particolare dall’Africa e dai paesi dell’est Europeo.
CHI RESTA – la migrazione interna alla nazione, da sud a nord, dalle isole al continente, dalla campagna alla città.
CHI RICORDA – il lavoro migrante è storica memoria. >>
Mentre Rosarita Berardi, scrittrice e poetessa faentina, protagonista della messa in scena assieme a Umberto Rinaldi, così ama descrivere il suo modo di “fare scrittura”:
<< Scrivo perché credo nel potere della parola, nella sua carezza consolatrice, nella sua seduttiva capacità d’improvvise alchimie, nel suo tocco risanatore ed evocativo. Scrivo per giocare, per sperimentare, per sognare, per meglio vivere! >>
Ancora un appuntamento da non mancare, quindi, in quello che fu luogo di cultura nella storia e ora presta la propria “imago” (un’immagine magica, se vogliamo) per diventare fonte di espressione della cultura moderna.