di Raffaele Arcuri –
Trovare una fontana manutenuta sulla Strada Statale SS 19 delle Calabrie tra Tiriolo e Soveria Mannelli, magari per raggiungere Carlopoli, passando da San Pietro Apostolo per arrivare a Serrastretta o Decollatura, Conflenti o Motta Santa Lucia, Martirano, Martirano Lombardo o Cicala, dove fermarsi con la macchina e poter bere un bicchiere d’acqua o riempire una bottiglia, rappresenta anche oggi nel 2024 per i viaggiatori (che percorrono il tracciato della storica strada SS 19 delle Calabrie di epoca borbonica) un punto ristoro e un momento di sollievo come può offrire un’area di sosta sulle più trafficate autostrade.
Percorrere la SS 19 delle Calabrie tra Soveria Mannelli e Tiriolo conserva ancora un fascino non indifferente. Il tracciato si snoda tra boschi e centri abitati disegnando un lungo e aggrovigliato serpentone d’asfalto. I vecchi paracarri in pietra ormai non ci sono più, sostituiti da moderni guard rail in metallo, il cemento ha preso il posto dei vecchi muretti in pietra ma l’atmosfera di viaggio è la stessa di 100 anni fa.
Ci passò nel 1839 Luigi Settembrini, tradotto in carcere da Catanzaro a Napoli, e che racconta il suo viaggio in diligenza, in compagnia del sergente che lo scortava, di sua moglie e di un prete, nelle sue Ricordanze
Ci passò a fine ‘800 in bicicletta Vittorio Bertarelli, l’industriale milanese fondatore del Touring Club, viaggio descritto in “Cicloturismo in Calabria, due diari di viaggio” uno dei libri della collana diretta da Vittorio Cappelli ed edita da Rubbettino.
La percorse inoltre Nicola Misasi che la descrisse nella sua “Briganteide”, pubblicata nel 1906. Insomma, una strada non è soltanto una strada ma può diventare anche un pezzo di letteratura.
Tra i tesori che si incrociano lungo questa strada un posto particolare meritano le fontane. Non sono lontani i tempi in cui ci si spostava a piedi, a dorso d’asino o, per chi andava lontano, in carrozza, e le fontane rappresentavano le stazioni di servizio in un mondo che andava fondamentalmente ad acqua. I luoghi in cui sorgevano rappresentavano delle vere e proprie oasi che offrivano ristoro a viandanti e animali.
Si scorgono ancora, non per molto, le caratteristiche architetture delle vecchie strutture delle fontane. Alcune, quasi inghiottite dalla vegetazione, sembrano implorare aiuto al distratto viaggiatore che non ha più tempo per fermarsi. Altre hanno ricevuto attenzione da qualche cittadino e sono state riprese e ridipinte. L’unica da cui defluisce l’acqua da una vicina sorgente, si presenta con una struttura ben curata, restaurata nel 2012 come mostra la foto sotto, è quella di Bivio Bonacci, nel punto di confluenza della SS 19 della Calabria con la SS 109 che passa da Carlopoli.
Oggi a bere non si ferma quasi più nessuno, sia perché si va di fretta, sia per la difficoltà di assicurare i controlli necessari a garantire la potabilità dell’acqua. Ci si ferma spesso per scaricare i propri rifiuti e trasformare le fontane in enormi pattumiere.
Eppure, un tempo le fontane sulle strade rappresentavano una presenza rassicurante, un luogo di ristoro dove viandanti e pellegrini trovavano sollievo nel loro viaggio. E potrebbero essere ancora luoghi importanti per noi, un invito a rallentare il passo, a fermare il momento, a cogliere l’istante. A gustare la vita a piccoli sorsi, a riscoprire il legame indissolubile tra uomo e acqua, sostando in questi primordiali autogrill di cui lentamente si va perdendo la memoria.