Caro Tito, prima di scriverti questa lettera n. 383, ho voluto attendere i dati di ascolto della seconda puntata dello sceneggiato televisivo di Rai Uno “La Sposa” che tratta dell’ampio fenomeno delle donne del sud Italia richieste in moglie da uomini del centro-nord i quali (nel dopoguerra e fino agli anni ottanta, in pieno boom economico-industriale) non riuscivano a trovare ragazze disposte a sposarli poiché erano quasi tutte scappate in città per un lavoro meno faticoso rispetto a quello fatto nelle stalle e sui campi. Ebbene, pare che le polemiche avutesi a livello nazionale, specie sui social, abbia giovato a tale “fiction” poiché i telespettatori, in una settimana, sono aumentati considerevolmente di numero … ben 585.000 conun più 1,9% di share sulle altre prime serate tv. E non mi sembra affatto cosa da poco.
Intatti, la prima puntata di domenica 16 gennaio sarebbe stata vista da 5.983.000 spettatori (con uno share del 26,8%) mentre la seconda (domenica 23 gennaio) pare abbia raggiunto un nuovo record assoluto su tutte le altre trasmissioni tv: ben 6.568.000 unità (pari al 28.7%). Personalmente sono assai lieto che il tema delle “spose del sud” abbia suscitato molto interesse ma anche forti discussioni e persino aspre polemiche, non soltanto sulla stampa e sui social, ma persino a livelli istituzionali, se è vero, come pare sia vero, che si sono esposti a commentare duramente tale “fiction” esponenti politici di calibro regionale come l’ex Presidente f.f. della Calabria, Nino Spirlì, e il presidente del consiglio del Veneto, Roberto Ciambetti. Non a caso entrambi politici appartenenti al partito della Lega (forse ex Nord)di Matteo Salvini.
1 – MARIA ROSARIA DE RITO di DIAMANTE (CS)
Sabato 22 gennaio 2022 alle ore 10.55 ho ricevuto la seguente inattesa e gradita email dalla signora Maria Rosaria DE RITO di Diamante, bellissima e da me tanto amata cittadina sul mare Tirreno della provincia di Cosenza. <<Buongiorno, ho letto con attenzione e rispetto ciò che lei ha scritto a proposito del film “La sposa”. Anche io sono stata sollecitata e mi sono sentita in dovere di difendere la mia amatissima terra … con un post. Ho cercato di contattarla attraverso i social, ma non l’ho trovata.E così le scrivo queste poche righe per salutarla, tra calabresi…e rivolgerle i miei complimenti. Ho letto di lei abbastanza per esprimerle stima e considerazione>>.La signora De Rito (nella foto) ha 58 anni, una bella famiglia con marito e tre figli, una bene avviata attività sul lungomare di Diamante, denominata proprio “Gioie di Diamante” (bigiotteria, souvenir e oggettistica d’artee di stile).E’ originaria di Cosenza città, ma così tanto attratta dal mare da volerci vivere. Afferma che “il mare crea dipendenza”. A chi lo dice. Sapesse a me!!! …
Caro Tito, fa sempre piacere ricevere un qualsiasi riscontro da qualcuno dei nostri lettori, pure perché abbiamo così la percezione o la certezza che c’è almeno chi legge ciò che scriviamo e che le nostre parole non si disperdono completamente nel vento. E fa ancora più piacere quando poi al riscontro sono abbinati i complimenti per il nostro lavoro giornalistico. Quindi ringrazio doppiamente e di vero cuore la gentilissima signora Maria Rosaria che ha sentito il desiderio di cercare i miei contatti per scrivermi e solidarizzare.
Ci dovrebbero essere più lettori come la signora De Rito, poiché così si creerebbero utili occasioni di dialogo e di crescita interpersonale e collettiva, specialmente riguardo valori sociali molto importanti (come, ad esempio, l’identità regionale, di popolo e di cultura condivisa), il rispetto reciproco e la voglia di costruire insieme una migliore e comune realtà, pur in un contesto nazionale o di globalizzazione. Come dimostra il pur breve messaggio della originale e partecipativa “cittadina” e orgogliosamente “calabrese” De Rito. Della quale, qui di sèguito, trascrivo il post evidenziato su facebook (diffusissimo spazio social che però non posso seguire, perché non ho proprio il tempo materiale, impegnato come sono … “in tutt’altre faccende affaccendato”). Più in là nel tempo, dirò alla signora De Rito della mia “calabresìte acuta” da cui non guarirò mai. Ritengo che pure Lei abbia la “calabresìte acuta” come tanti di noi alla luce di quanto qui evidenziato.
2 – IL POST DELLA SIGNORA DE RITO SU FACEBOOK
Martedì 18 gennaio 2022 ore 16.02 – Titolo: NON GUARDIAMO QUESTO FILM.
Eccola … la mia delicata discreta silenziosa CALABRIA oltraggiata come da copione ormai … da sempre. Eccola … la tipica verginella del Sud, dolce paziente sottomessa laboriosa … pronta al sacrificio. Record di ascolti, per una banale scontata vista e rivista OFFENSIVA storia NON calabrese, ma di pregiudizio. LA CALABRIA è sempre umile, ignorante, povera, remissiva. LA CALABRIA non protesta, non lotta, non urla e non si incazza mai. E’ misera. E la miseria non ha voce. Solo luoghi comuni. E’ un cliché oramai consolidato e robusto. Ne ho le prove. Dieci anni fa contattai un agente immobiliare di Firenze per trovare casa ai miei figli. Ebbene … percepii la sua esitazione durante la conversazione telefonica. Che SVANI’ quando ci trovammo di fronte. Si chiama pregiudizio. E il film dell’altra sera lo alimenta. Quando nel mio negozio entrano clienti del Nord … le loro parole sono sempre le stesse: Non pensavamo … Non immaginavamo … Non avremmo mai supposto … Cosa? Che fosse così bella, civile, dignitosa, ospitale … la mia docile CALABRIA.
Il giudice Gratteri arresta delinquenti della ndrangheta in tutta Italia. Ma la ndrangheta è calabrese. Il pregiudizio è confezionato. Leggendo l’amara verità di “Il massacro dei Savoia” di Antonio Ciano … ho pensato bene di contattare l’autore. La sua disponibilità e gentilezza è andata oltre ogni limite e nel preciso intento di darmi coraggio mi inonda, letteralmente, di notizie relative ad una CALABRIA INDUSTRIALIZZATA. Sfido chiunque a trovare una traccia fra film filmetti fiction o trailer di ciò che la CALABRIA è stata prima del 1860. Vi sfido e attendo con pazienza. Ma non c’è traccia. Ve lo assicuro. E non solo. Siamo stati anche un popolo coraggioso, temerario, leale. Non come ora. Che siamo MUTI e CENSURATI.
Hanno speso e impiegato 160 anni per costruire questa immagine perdente. Il pregiudizio è una montagna di marmo. Non ce la fai a buttarlo giù. Puoi solo sostenerlo. E niente … la CALABRIA non deve disturbare. Non deve pretendere. Forse non deve esistere più. Il film dell’altra sera favorisce lo stupro e lo legittima. Invece noi siamo, rispetto a ciò, anche ALTRO e già l’ho detto. Ma è meglio che non si sappia. La tivù del Regìme sponsorizza un cliché. Fa comodo. I soldi dell’Europa stanno già andando altrove? Altro che al Sud. Tanto a noi non servono. Tanto poi vengono, ci comprano e ci pisciano addosso e noi esultiamo … la mia CALABRIA presto insorgerà. Si ribellerà. Si opporrà. E si prenderà il posto che le spetta … la mia fiera orgogliosa CALABRIA sta aspettando il momento giusto. Insieme a tutto il SUD …. (19 condivisioni)
( vedi <<https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=996792727575991&id=100017358186238&sfnsn=scwspmo>> ).
3 – LA RIVOLUZIONE FEMMINIE E “LE SPOSE” DEL SUD.
Caro Tito, in questi ultimi undici giorni (dal 17 ad oggi 27 gennaio) sono stato molto impegnato a sensibilizzare, descrivere e testimoniare, attraverso alcuni miei articoli giornalistici, quella che io ritengo sia una importante tappa della più generale “rivoluzione femminile” che ancora si sta realizzando in Italia e nel mondo, specialmente dal 1945, dopo l’immane seconda guerra mondiale. E “le spose del sud” fanno parte a pieno titolo di questa rivoluzione femminile. Tra i tanti commenti e le troppe polemiche, vorrei invitare a intravedere (nella pur criticabile mini-serie televisiva “La Sposa” in onda in tre puntate su Rai Uno) quello spiraglio di luce che fa riferimento ad una vera e propria (pur faticosa ma necessaria) “rivoluzione culturale” non solo delle donne ma di tutta la società italiana, appunto, dal 1945 in poi.
Tu mi hai pubblicato alcuni di questi articoli; mentre altri sono stati pubblicati da siti web dell’Emilia, del Veneto, del Molise ed anche della Calabria. Spero di potertene dare conto quando sarà concluso l’effetto di tale mini-serie televisiva “La Sposa” di Rai Uno. Comunque sia, continuo con il fare qualche altra considerazione, visto che ormai sono sul tema.
4 – TUTTO IL BENE TUTTO IL MALE DEL MONDO
Caro Tito, è risaputo che non tutto è male al 100% e non tutto è bene al 100%. A questa legge naturale risponde pure la miniserie TV “La Sposa” di cui abbiamo vistosu Rai Uno (con molto interesse ed attenzione) la prima puntata, domenica sera 16 gennaio, e la seconda domenica 23; mentre siamo in attesa di seguire la conclusione di tale “fiction” con la terza, domenica 30. Ognuno può vederci tutto il bene o tutto il male del mondo; però a Mamma Rai e a chi ha realizzato tale film interessa, alla fin fine, il record di ascolti. Anzi la discussione e persino le polemiche sono sempre benvenute non soltanto alla produzione e alla stessa Rai (perché sono utili ad aumentare gli ìndici Auditel ed i conseguenti vantaggi per tutti) ma anche alla vivacità critica popolare che così si esercita a fare emergere problematiche ed argomenti legati al prodotto socio-culturale proposto in modo semplice o complesso. Perciò, non tutto è male o buono al 100%. C’è del positivo e del negativo in tutte le cose, pure in percentuale alla propria sensibilità umana e sociale, alla percezione soggettiva, alla suscettibilità e all’opinione di ognuno di noi. Poi, alla fin fine, qualcosa di utile emerge sempre, nonostante le tendenziosità colpose o colpevoli, dirette o indirette.
5 – IL FENOMENO DEI MATRIMONI MISTI
Tra i tanti commenti che si possono fare a proposito del tema principale del film “La Sposa”, quello sui “matrimoni misti” mi sembra sempre attuale e presente, specialmente dopo che i nostri paesi, le nostre regioni, le nostre nazioni, gli stessi continenti si sono aperti sempre di più dopo secoli di chiusura e di incomunicabilità, la quale favorisce incomprensioni e pregiudizi (come acutamente ha osservato la stessa signora Maria Rosaria De Rito). Se prima si soleva dire “Donne e buoi dei paesi tuoi” … adesso la maggior parte dei matrimoni avvengono con persone che non appartengono alla propria comunità. E ciò implica mentalità, abitudini e costumi diversi che non sempre l’Amore e l’intelligenza, la buona volontà e lo spirito di sacrificio riescono a fare accettare o conciliare. Né le persone che contraggono matrimoni misti sembrano essere sufficientemente preparati a tale passo, convinti come sono che i sentimenti possano appianare tutte le difficoltà. Ma, purtroppo e alla lunga, non è così.
Oggi addirittura sono numerosi i matrimoni che non avvengono con connazionali ma tra persone di lingue e culture diverse, a volte pure troppo lontane e differenti per poter reggere l’impatto di una unione stabile, continua e duratura. Tra tanto altro, abbiamo appreso, con grande orrore da giornali e TV, che talune culture non ammettono assolutamente un matrimonio con persone diverse dal proprio status mentale e religioso. Infatti, quante ragazze sono state uccise (pure in Italia) dai loro stessi genitori e parenti perché amavano giovani di altra cultura, nazionalità, ceto o religione oppure addirittura avevano presosemplici e formali atteggiamenti di altre civiltà (come ad esempio quella nostra, tanto vituperata “occidentale”)!…
Di fronte a tale disumanità ci fanno sorridere le pur importanti difficoltà presentateci dal film “La Sposa”. Perciò, essendo quello proposto da Rai Unoun tema di vissuto e di storia nazionale, a tutti gli italiani (e a noi calabresi in particolare) spetta trarre i migliori spunti per conoscere meglio il fenomeno di tali “matrimoni misti” tra ragazze del sud Italia e uomini del centro-nord, i quali (per merito o per colpa della veloce industrializzazione dal 1945 alla fine degli anni ottanta) non riuscivano più a trovare nei loro paesi donne da sposare, perché erano scappate in città per realizzare quella “emancipazione” che piano piano ha portato ad una vera e propria RIVOLUZIONE FEMMINILE poi pure nel Sud Italia e in altri contesti.
Alle pagine123 – 125 del sesto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (2007) ho trattato pure io dei “matrimoni misti” poiché anche il mio può essere considerato un “matrimonio misto” essendo stato contratto tra un calabrese ed una molisana. E, pur essendo tale unione dentro un contesto culturale quasi simile geograficamente del Sud Italia (Calabria e Molise) nel medesimo territorio dell’ex Regno di Napoli o Regno delle Due Sicilie, posso testimoniare che come “esterno” a tale ambiente ho incontrato notevoli difficoltà di accettazione, di inserimento edi integrazione. Integrazione che, ritengo per esperienza diretta, non sarà mai completa, almeno mentalmente, poiché si è spesso visti sempre come ospite e addirittura come forestiero … “extra-comunitario” cioè nato e cresciuto fuori da quella comunità cui non basta un matrimonio per essere accettato o farne parte (ciò succede però pure in Calabria e tra persone di paesi persino vicini). Infatti, per distinguere una persona proveniente (per matrimonio o lavoro) da altri paesi, immediatamente gli si affibbia il soprannome di provenienza: il monasteracioto (se proviene da Monasterace), bufungisi (da Bivongi), serrisi (da Serra San Bruno), ischioto o ischitano (da Isca sullo Ionio) e così via.
Qui in Molise ho avutopure parecchie prove di venature razzistiche. Ad esempio, ho trovato qui persone che affermavano (negli anni 80) che i “calabresi sono tutti cattivi” e persino (negli anni 90 e 2000) la frase “Chi è morto? … Nessuno, un calabrese”. Per il resto, lasciamo stare, copriamo con un velo pietoso. Quindi, per trovare discrepanze, pregiudizi e “razzismi domestici” non bisogna andare nel Nord Italia per noi calabresi!… Ognuno ha il suo nord. E, per la Calabria in particolare, possiamo persino parlare di particolare “apartheid” … addirittura all’interno dello stesso Sud.
6 – CALABRESI ED EBREI
Caro Tito, sarà soltanto una mia impressione, però personalmente (da tutto ciò che ho visto e percepito in questi miei 72 anni di vita) si rafforza la convinzione che Calabresi ed Ebrei sono discriminati più di altri popoli. Ovviamente non si possono paragonare tra loro gli eventi sofferti da entrambi, però siamo più o meno sulla stessa scia, anche se per motivi differenti, forse persino opposti. Sarebbe da approfondire, anche storicamente.
Oggi, 27 gennaio 2022, è IL GIORNO DELLA MEMORIA, per ricordare l’Olocausto degli Ebrei per mano nazi-fascista, avvenuto tra gli anni trenta e quaranta dello scorso 20° secolo. Purtroppo la lezione dell’Olocausto vale a poco, se è vero, come è vero, che un po’ ovunque nel mondo avvengono (in modo evidente o camuffato) atroci genocidi, specialmente verso le minoranze. A volte, persino genocidi camuffati o silenti.
7 – DA DORA AD AMINA
Altri Sud si affacciano alla ribalta internazionale, altri popoli. Sono coloro che bussano alle nostre porte “occidentali” attraverso le rotte del mare e dei deserti. Seppure pagando un prezzo enorme di vite e di sacrifici, questi popoli piano piano prendono il posto lasciato vuoto dagli ex meridionali nei lavori e nei ruoli più umili. Così, ad esempio, una simbolica Amina, musulmana, ha preso il posto di Dora nelle Langhe … la sposa del sud calabrese degli anni sessanta, descritta nel libro “Ti ho vista che ridevi” ( leggi in https://www.slowfood.it/slowine/ti-ho-vista-che-ridevi-un-romanzo-che-parla-al-mondo-slow-e-che-ti-fa-vincere-una-selezione-di-vini-unica/ ). Il ciclo ed il riciclo dei poveri riprende e si ripete.
8 – LETTERATURA E MUSICA DELLE MIGRAZIONI
Come è sempre accaduto, più o meno, ogni grande evento migratorio ha i suoi racconti (Letteratura orale o scritta, oggi anche filmica) e le sue canzoni. In uno dei miei articoli (https://www.lanuovacalabria.it/la-sposa-di-rai-uno-lanciano-a-badolato-ce-gia-un-piccolo-monumento-alle-spose-del-sud-richieste-dal-nord) pubblicato alle ore 16.48 mercoledì 19 gennaio 2022, ricordavo che il cantautore Bruno Lauzi aveva scritto e cantato nel 1966 la canzone “La donna del sud”( https://www.youtube.com/watch?v=ds8jNb1JuD0 ) cui nel 1967 faceva eco un altro bravo cantautore, Sergio Endrigo, con “Il treno che viene dal sud” (https://www.youtube.com/watch?v=1JgS9PnZXok ). Entrambi cantavano le grandi migrazioni tra sud e nord Italia, pur con visioni un po’ differenti l’uno dall’altro. Ne rasta ancora una memoria emotiva.
Vorrei qui ricordare, tra i tanti, altri due esempi di musica delle migrazioni o dell’esodo italiano non solo meridionale: il gruppo musical-canoro de “I ricchi e poveri” e il celebre Domenico Modugno. Il quartetto dei “Ricchi e Poveri” con il notissimo artista portoricano José Feliciano ha cantato la canzone “Che sarà” ( https://www.youtube.com/watch?v=uttf8JSOtKw ) al festival di Sanremo del febbraio 1971, riuscendo a classificarsi secondi ed ottenendo un successo strepitoso di vendite e di consensi. Una canzone attualissima ancora adesso. Domenico Modugno, di origini pugliesi, ha adattato e cantato poi nel 1973 uno struggente brano contadino abruzzese dei primi del 1900 “Amara terra mia”( https://www.youtube.com/watch?v=AuObk4VAgFI ) che ancora adesso prende e commuove noi tutti.
9 – DEDICATO AI MIGRANTI
Caro Tito, voglio dedicare la foto qui a fianco a tutti i migranti, specialmente a coloro che sono morti nelle traversate (nei deserti, nei campi di detenzione degli schiavisti, in mare) nel tentativo di trovare altrove una vita migliore. Questa terribile immagine fa riferimento al recente naufragio di una imbarcazione stracolma di migranti, nel mare tra le Bahamas e la Florida.
Infatti, le migrazioni non interessano soltanto noi e il Mediterraneo, ma interessano varie parti del mondo … là dove ci sono Paesi più ricchi che attraggono manodopera “clandestina” … come ad esempio, nel sud-est asiatico verso l’Australia o nel centro America verso gli Stati Uniti.
10 – IN ALLEGATO LA CALABRIA DI MONGIARDO
Caro Tito, poiché siamo in tema di Calabria, pure per il film “La Sposa” magistralmente interpretato da una splendida “calabresella” Serena Rossi “Made in Napoli”, allego (a beneficio dei nostri gentili lettori) le sei suggestivepagine, recentemente scritte (gennaio 2022) dal filosofo Salvatore Mongiardo di Soverato e intitolate “Calabria e mondo tra passato e futuro”. Piaceranno sicuramente alla signora De Rito.
11 – COSIMO ERMOCIDA E’ INGEGNERE GESTIONALE
Caro Tito, diamo adesso uno sguardo alle nuove generazioni che si fanno e ci fanno onore. Come il giovane neo-dottore Cosimo Ermocida (nato il 05 novembre 1997) il quale si è laureato con il massimo dei voti in “ingegneria gestionale” discutendo la tesi giovedì 20 gennaio 2022, due giorni prima che ricorresse il 71mo compleanno di nascita del compianto papà Enzo (1951-2017). Una semplice coincidenza?… Penso di no!
Il titolo della tesi sembra essere molto interessante <<Analisi dei costi per l’elettrificazione di flotte di servizi TPL in ambiente urbano>>. In una delle prime pagine di tale volume c’è scritta una commovente dedica al tanto amato genitore: <<A te, papà! Raggiungere questo traguardo vuol dire mantenere quella promessa che ti ho fatto stringendoti la mano; da quel giorno purtroppo l’unica cosa che non ho più potuto stringere sei stato tu, ma è proprio a te che dedico qualsiasi passo in avanti della mia vita. Mi manchi!>>.
Nella foto, ecco, sùbito l’avvenuta brillante laurea, il neo-dottore Cosimo con il volume della tesi e in testa la corona di alloro che nasconde alcuni peperoncini rossi che sono per tutti noi amici il simbolo di papà Enzo. Al neo-ingegnere Cosimo Ermocida, che ama tantissimo pure Badolato, vanno i nostri migliori auguri per una splendida carriera lavorativa nel contesto di una vita il più possibile serena e felice, ricca di soddisfazioni. Complimenti pure a mamma Maria e al fratello Antonio, nonché alla nonna e agli zii materni di Montesarchio (Benevento). Caro Cosimo, fatti e facci onore al massimo possibile! Augurissimi e “ad majorasemper”. Excelsior!… NOI TIFIAMO SEMPRE PER TE !!!!
12– SALUTISSIMI
Caro Tito, come ti ho già accennato, mi riprometto di darti conto (un po’ più in là) sugli effetti ed affetti che hanno suscitato, pure in me, le tre puntate dello sceneggiato televisivo “La Sposa” che tanto ha toccato la sensibilità nazionale e regionale(specialmente per i veneti e per noi calabresi). Intanto, ti ringrazio per la pubblicazione pure di questa “Lettera n. 383” e in attesa della n. 384, ti saluto sempre con tanta cordialità e stima.
Domenico Lanciano
ITER-City, giovedì 27 gennaio 2022 ore 18.44 – Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal web, meno quella fornitami da Maria Rosaria De Rito e quella della laurea di Cosimo inviatami da Maria Caturano Ermocida.
ALLEGATO: https://www.costajonicaweb.it/