Il caso della locomotiva scomparsa. Sembra il titolo di un romanzo giallo, di pura fantasia, e invece è accaduto veramente e ora il gruppo di minoranza del Partito Democratico in Consiglio regionale ha presentato un’interrogazione al presidente Roberto Occhiuto per cercare di chiarire il mistero.
Tutto cominciava intorno alla metà dello scorso mese di luglio, quando una vecchia locomotiva a vapore FCL 502 delle Ferrovie della Calabria veniva spostata con destinazione ignota dalla stazione di Serrastretta-Carlopoli dove giaceva abbandonata da tempo. Trattandosi di un bene risalente a oltre 70 anni fa dovrebbe essere automaticamente sottoposto a vincolo da parte della Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti e Paesaggio, quindi non si capisce la disinvoltura con cui sembrerebbe essere stato assegnato al comune abruzzese di Castel di Sangro, mentre esistevano già due richieste di monumentazione da parte dei vicini comuni di Decollatura e Carlopoli.
A lanciare per prima l’allarme era stata l’Associazione “Ferrovie in Calabria” che aveva provveduto ad allertare il Ministero della Cultura, il quale però si sarebbe limitato a invitare il governo regionale a chiarire la questione, mettendo in atto le iniziative necessarie per la tutela del bene, divenuto ormai patrimonio culturale collettivo di tutta l’area e in particolare del comune di Carlopoli presso la cui stazione è rimasto per così tanti anni.
Ora si spera che l’interrogazione del gruppo PD, composto da Amalia Bruni, Domenico Bevacqua, Ernesto Alecci, Antonio Billari, Francesco Iacucci e Raffaele Mammoliti, tutti firmatari della richiesta, possa finalmente smuovere le acque. Ma soprattutto che possa far tornare la locomotiva nel suo territorio, che ha il dovere di provvedere alla sua tutela e il diritto di valorizzarla facendone un monumento o inserendola in un progetto museale, come del resto si era provato a chiedere senza ricevere risposta da parte di Ferrovie della Calabria.
Le Ferrovie ex Calabro-Lucane sono inscindibili da questo territorio, per vicissitudini anche tristi, come la tragedia della Fiumarella, ma anche per essere state per oltre mezzo secolo il principale collegamento con le città di Cosenza e Catanzaro.
Raffaele Cardamone