Dal punto di vista urbanistico e architettonico il centro storico di Pedivigliano, come la gran parte dei borghi si lascia apprezzare per la tipica caratteristica delle sue costruzioni medioevali, solitamente in pietra con le abitazioni che si riparano le une con le altre secondo una strategica forma di difesa, con i loro particolari tetti, frequentemente scavalcati da archi, servite da vicoli e da strette stradine e viuzze utili strumenti di comunicazione abilmente pavimentate. Una relazione tra antico e moderno e una fusione nella quale il nuovo dei recenti edifici si coniuga in maniera equilibrata con le vecchie abitazioni del suo centro storico.

Secondo le diverse fonti storiche, Pedivigliano risalirebbe al XVI secolo. Alcuni pareri ci dicono formatosi come insediamento urbano nelle vicinanze di una chiesetta detta di S. Pietro, grazie ad agricoltori provenienti da territori viciniori e secondo altri da dimoranti in fuga, che vi si rifugiarono per scampare all’epidemia di peste del 1578, provenienti da Cupani, altro quartiere di Scigliano, che portò in breve tempo Pedivigliano ad essere, come si è detto uno dei quartieri della Città Regia, rimanendovi poi fino al 4 maggio 1811, data in cui grazie al Governo Napoleonico di Gioacchino Murat, per effetto del decreto n. 922 che regolamentava la nuova circoscrizione del Regno di Napoli, il territorio di Scigliano venne frazionato, confermando come Comune lo stesso Scigliano già esistente, ma dando vita anche ai comuni di Colosimi, Soveria Mannelli e Pedivigliano inclusi anche i suoi relativi villaggi di Pittarella, Villanova e Borboruso comunemente chiamato Barbarossa. Autonomia che Pedivigliano conservò fino al 1928 quando venne nuovamente unito a Scigliano rimanendovi sino al 1937 anno cui acquisì la sua definitiva indipendenza.
Una nota presente sul sito web del Comune riporta che «la fondazione di questo quartiere non può essere più antica dell’anno 1512, perché negli strumenti, parlamenti e privilegi seguiti verso questo anno nella lite del demanio di questa Città (Scigliano) col Conte di Martirano, non si fa menzione alcuna di Pedivigliano; ma solo degli altri quartieri. Cresciuta poi questa popolazione verso la metà del secolo XVI, formò comunità separata e distinta con Sindaco ed Eletti, e litigò lungo tempo in Regia Camera coi cittadini di Cupani per cagion dei fuochi; per la qualcosa, a favore di costoro sul dì 15 e 22 dicembre 1572 ne uscì l’arresto 312 rapportato dal Marinis. Dopo questo spiato l’Università di Cupani, e quella di Pedivigliano vennero tra di loro in convenzione, come si rileva da uno strumento rogato dal Notar Petronio di Petrone l’ultimo di maggio 1575»1.
Oggi Pedivigliano, facente parte della Provincia di Cosenza e della Diocesi di Cosenza-Bisignano, si presenta ai visitatori come un comune dell’entroterra cosentino posto su uno dei fianchi della media valle del fiume Savuto a 580 m sul livello del mare, con una differenza altimetrica compresa tra i 183 e i 982 m, alle falde dell’altopiano su cui sorge Borboruso.
Il suo territorio, generalmente dal clima dolce e mitigato, è pressoché sommerso da estese boscaglie di latifoglie, querce, faggi e castagni. Suggestiva la sua posizione geografica collinare che affaccia prevalentemente sul Mar Tirreno, ottima postazione per poter ammirare in tutta la sua bellezza la valle del Savuto e durante le giornate serene la punta di Stromboli, una delle isole facenti parte del noto Arcipelago delle Eolie.
Il suo etimo sembra provenga, secondo alcuni, dal caso che Pedivigliano sia sorto ai piedi del già presente insediamento urbano di Villanova, che si crede costruito dagli abitanti di Motta Santa Lucia, e la cui genesi, pare sia molto più antica, o come riportato sul sito del Comune potrebbe derivare da Villa Pediviliani, da un Pedivilius o Peduilius, o dal toponimo Pedevillanus, “ai piedi della villa”, mentre secondo altri questo proverrebbe dal nome latino di persona Pedius o Pedusius oppure Pedullius con l’aggiunta del suffisso -anus che indica appartenenza.
La sua popolazione, secondo i più recenti dati statistici risulta di 827 abitanti di cui 394 M e 433 F residenti su una superficie di 16,55 kmq e una densità per kmq di 50,0 abitanti, denominati Pediviglianesi. Il Comune di Pedivigliano fa parte della Comunità Montana del Savuto, Regione Agraria n. 6 – Sila Piccola Cosentina e confina nella provincia di Cosenza con i Comuni di Altilia, Colosimi e Scigliano e nella provincia di Catanzaro con Decollatura, Motta Santa Lucia e Soveria Mannelli.
La sua economia si pone fortemente in relazione con il suo territorio montano ed è sostenuta positivamente dai diversi prodotti provenienti dal bosco come il taglio del legno e da quelli del suo sottobosco, che offre una buona produzione di funghi e castagne, tanto da essere avviati anche alla conservazione. Gran parte di quanto prodotto in agricoltura, cereali ed olive, in quelle che risultano essere le zone coltivabili, invece, viene consumato dalla stessa popolazione del luogo. Piccole attività artigianali riguardano il settore del legno e della ceramica. A supporto della sua economia va ricordata anche la fiera che si tiene nella quarta domenica di maggio.
Per la cronaca non può essere sottaciuto il ruolo che il paese ebbe nei fatti di brigantaggio, come del resto i vari paesi della Calabria, che distinsero i primi a nni del XIX secolo e che in una breve nota vengono ricordati nella pagina storica del sito comunale che così recita: «Tale fenomeno conobbe qui un’intensità ed un efferatezza notevoli e fu per questo motivo che subì il saccheggio da parte del generale francese Reynier, che nell’estate del 1806, si era accampato presso Scigliano reduce dalla vittoria sui briganti di San Giovanni in Fiore. Fu in questa circostanza che il suo esercito fu preso di mira dalle bande capeggiate dal brigante Nierello di Pedivigliano, terrore del circondario per la sua ferocia. Questi però fu battuto e messo in fuga dalle truppe della fanteria francese che si riversarono poi nel villaggio e lo saccheggiarono dei denari, dei beni e delle riserve alimentari. L’abitato di Pittarella invece era famoso in tutta la Calabria per le sue donne che si diceva fossero “magare” o megere, esperte di arti magiche o “malie”. Venivano per consultarle dai luoghi più remoti e perciò tutto l’abitato di Pittarella diventò un luogo venerabile e religioso. Inizialmente erano solo in Pedivigliano, poi se ne sparsero dappertutto e la triste nomea non si limitò più al villaggio di Pittarella. Il nome stesso Pittarella sembra che derivi da Pethar che in ebreo significa interpretare i sogni, e che esso sia stato poi modificato in Petorel, e volgarmente in Petorella e Pittarella. Nel mese di marzo, in Pittarella, ma anche in altri casali, si faceva un rito propiziatorio che simboleggiava la cacciata dal villaggio delle streghe: si percorrevano tutte le strade in lungo e in largo correndo e suonando dei campanacci e gridando contemporaneamente: “É venútu márzu”, perché si diceva che a marzo vanno in giro le streghe o magare. Le magare con le loro erbe, con i filtri facevano ammalare o producevano disgrazie perciò erano molto temute e rispettate. Correntemente erano chiamate cummari»2.
Il patrimonio architettonico-monumentale di Pedivigliano è rappresentato più che altro da alcuni antichi palazzi signorili e dal principale edificio religioso che è la Chiesa Matrice del paese dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, santi Patroni del paese, la cui festività cade il 29 giugno e dalle altre chiese presenti nelle rispettive frazioni.

Secondo le notizie del SIUSA (Sistema informativo unificato per le Soprintendenze archivistiche)3 la Parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Pedivigliano sarebbe di epoca incerta. Fu costruita forse sotto un sito di una chiesetta preesistente. Ha subito dei rifacimenti con pietra proveniente da una cava locale detta scattura; ha l’altare in marmi policromi. Ulteriori notizie si ricavano dalla consultazione da fonti non supportate da documenti storici e di archivio, secondo le quali è sostenuto che la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo fu costruita tra il Seicento e il Settecento su un precedente edificio sacro notevolmente rovinato dal forte terremoto del 1638 che investì la vasta zona del Savuto. Successivamente subì non pochi restauri che portarono l’edificio a una completa e consistente ristrutturazione. Sulla facciata principale, costruita in pietra a faccia vista, si schiudono tre portali d’ingresso ad arco a tutto sesto che danno accesso alle tre navate della Chiesa. La parte centrale articolata in due piani si mostra decorata da otto pilastri verticali (quattro per piano), sporgenti sulla parete muraria (lesene). Nella parte superiore, una cornice in pietra, sovrastata dal blasone papale, racchiude una finestra con luce unica (monofora) fornita di vetri policromi. Le due parti laterali di destra e sinistra pure questi in pietra con il tetto ribassato mostrano sui rispettivi angoli esterni, in tutta la loro bellezza, le statue di san Pietro e san Paolo. Alla parte sinistra della Chiesa è accostata una robusta torre campanaria a base quadrangolare. All’interno, il sacro edificio conserva alcune statue e l’altare maggiore in marmi policromi, pare, appartenuto all’Abazia di Santa Maria di Corazzo e successivamente alla Chiesa dell’Immacolata. Quest’ultima, risalente quasi certamente al XVI secolo, si trova vicino alla stessa Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, nel centro storico del paese. Ridotta allo stato profano, oggi accoglie la sala del Consiglio Comunale ed è sede della biblioteca. Secondo le fonti comunali «la facciata principale è sormontata da un timpano triangolare, e scandita da alte lesene che fiancheggiano un maestoso portale rettangolare dotato di arco e cornice in pietra. Non presenta decorazioni sugli estradossi»4.
Pedivigliano sul suo territorio annovera anche le chiese presenti nelle relative frazioni. Tra queste la chiesa di San Nicola a Pittarella, della Madonna di Costantinopoli a Borboruso, di San Giovanni Battista a Villanova, il Santuario Madonna delle Grazie anche questo a Pittarella.
Relativamente a queste ultime Chiese, interessanti sono le note del sito web del Comune riportate anche dal Gal Savuto, che al riguardo così articola: «La chiesa di San Nicola presenta un prospetto molto semplice nel quale si apre un portale ad arco fiancheggiato da due finte colonne e sormontato da un timpano decorativo triangolare. Sul fianco destro si eleva una torre campanaria a base quadrangolare dotata di orologio circolare. L’interno della Chiesa è a unica navata e custodisce la statua di San Nicola e un crocifisso del XVII secolo. La chiesa della Madonna di Costantinopoli presenta una facciata molto sobria nella quale si aprono due portali ad arco. Quello principale è naturalmente di più grandi dimensioni. Recentemente vi sono state apportate delle modifiche, tra queste le vetrate policrome. L’interno ha una sola navata. Sulla parete absidale ci sono quadri che raffigurano scene della Bibbia. L’edificio sacro conserva, inoltre, un crocifisso ligneo e le statue della Madonna di Costantinopoli, della Madonna della Salute e di Santa Barbara. La chiesa di San Giovanni Battista risale al XVIII secolo. La facciata principale è in stile romanico. Ha annessa una torre campanaria a base quadrangolare. L’interno della Chiesa è a una sola navata. La chiesa della Madonna delle Grazie è circondata da una natura a macchia mediterranea. La sua costruzione risale probabilmente alla fine del XVI secolo. Originariamente era un convento dei Cappuccini. Nel prospetto principale, molto sobrio, si apre il portale ad arco ribassato in pietra lavorata, sormontato da un’icona dotata di cornice mistilinea. Sulla sommità è posta la struttura campanaria a base quadrangolare. L’interno è a unica navata e custodisce numerosi affreschi che risalirebbero al periodo della costruzione del Santuario»5.
Questo contributo, come i precedenti, nasce dalla riflessione e dall’amore per le cose belle presenti nella nostra realtà urbana calabrese, che devono essere non solo fatte conoscere e proposte, ma soprattutto salvaguardate, perché solo attraverso tale interesse rimangono protette anche le nostre tradizioni e la nostra millenaria cultura nella sfida quotidiana che stessa ha con il passare del tempo. Tutto ciò significa salvaguardarne la memoria e nel contempo allontanarne la standardizzazione che è quella cui la modernità sembra privilegiare.
di Franco Emilio Carlino
BIBLIOGRAFIA
[1] Pedivigliano e le sue origini in http://pedivigliano.asmenet.it/index.php?action=index&p=76 21/.
2 Pedivigliano e le sue origini in http://pedivigliano.asmenet.it/index.php?action=index&p=76 21/.
3 Cfr. http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=41035.
4 Cfr. https://web.archive.org/web/20070711061407/http://www.comunedipedivigliano.it:80…
5 http://www.comunedipedivigliano.it/comune/chiese/index.asp;
http://www.galsavuto.it/newj/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=66&Itemid=138
Per saperne di più:
Franco Emilio CARLINO, Storia di un Territorio. Il Reventino Savuto, L. Pellegrini Editore, Cosenza 2020.