La nostra Costituzione è stata sempre osteggiata. Per questo in gran parte è rimasta inattuata. Ora sta per essere sovvertita.
Quello che non hanno potuto gli stragisti, gli attentatori, i golpisti, di memoria “piduista”, annidati in grumi fascio-massonici-mafiosi, con tante complicità e coperture di servizi nazionali e stranieri, lo vuole ottenere il trio Meloni, Tajani, Salvini: Sovvertire la Costituzione.
Nei suoi assetti istituzionali di Repubblica Parlamentare, nella unitarietà dello Stato e, conseguentemente, nello svuotamento dei suoi Principi.
A capo di un “governicchio”, in modalità reciprocamente ricattatorie, stanno portando avanti un progetto nefasto di sovversione attraverso tre Leggi che fanno “camminare parallelamente” nelle aule del Parlamento: Autonomia differenziata, Premierato e Contro-riforma della Giustizia.

Sotto gli occhi del Presidente della Repubblica. Egli non perde occasione di richiamare la Costituzione. Di richiamare al suo “valore sempre attuale e moderno”. E fa benissimo. Però non intende esercitare mai il suo potere dell’art. 74:
“Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata” E, pe me, fa malissimo!
Egli è custode della Costituzione. Di fronte a Testi di Legge con evidenti intenti di sovversivismo delle regole in Essa contenute è la Costituzione stessa che Gli chiede un atto di rinvio. Ci deve pensare il Parlamento a cui è affidato il compito politico perché in Esso è presente la “sovranità popolare”?
Ma, se si forma una maggioranza che letteralmente comprime ogni confronto reale e nella sua pervicace condotta impone in meno di due anni oltre 60 voti di fiducia, il Parlamento è già un luogo istituzionalmente svuotato!
E non bastano appelli, richiami e prolusioni di buona volontà.
Il nostro Presidente per altri versi di eccezionale statura democratica, ha un sacro concetto del Suo ruolo di terzietà.
Oggi però non siamo in una situazione normale. E farebbe bene ad accorgersene in tempo. Uno dopo l’altro si stanno scardinando proprio quei Principi costituzionali di cui Egli indica avere un “perenne valore”.

Ogni Popolo si dà delle regole. Delle Leggi fondamentali che consentano un vivere, una convivenza regolata secondo Principi e Norme. La nostra è una cultura greco-latina, permeata e modellata religiosamente dal cristianesimo e politicamente da tante vicende, contorte, tragiche, in un faticoso percorso di civilizzazione.
Le vicende più recenti dell’800, per unificare il territorio della Penisola in un Regno unico nel 17 Marzo 1861, con il Risorgimento, hanno richiesto tre Guerre di Indipendenza.
Le vicende della prima metà del 900, sono state contrassegnate da una Prima Guerra Mondiale, dalla tragica esperienza del Regime fascista e dalla Seconda Guerra Mondiale, dal 10 Giugno 1940 all’8 Settembre 1943.
Dall’8 Settembre 1943 al 25 Aprile 1945, nel mentre gli Alleati salivano la Penisola, gli italiani insorti sotto la guida del CLN hanno combattuto nella Resistenza, una Lotta partigiana di Liberazione. Che ha ripreso nello spirito gli aneliti risorgimentali. Intrisi ormai dei Valori di tutte e due le grandi rivoluzioni. Quella Francese per i Diritti Naturali, che via via sono divenuti anche Diritti Politici e Civili. Quella Bolscevica, che ha via via fatto affermare Diritti Sociali.
I tre Diritti sono da noi alimentati dall’ispirazione cristiana del valore della Persona.
Nella Costituzione i Padri costituenti hanno sapientemente equilibrato tutti i Diritti entro una struttura istituzionale in grado di promuovere dei Cittadini, da sudditi che erano sempre stati, Diritti contemperati dai corrispondenti Doveri.
Cittadini Uguali di fronte alla Legge.

In una Costituzione che innalza il “lavoro esercitato” a valore di acquisizione di cittadinanza e di dignità umana. In una Costituzione in cui l’eguaglianza non viene affermata come Principio astratto, ma in cui la Repubblica è chiamata ad assicurarla:
Art. 3 – Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
In uno scenario istituzionale di “democrazia rappresentativa”. Rappresentativa davvero lo diviene se partecipata. Se rispettata “la Democrazia”, ancora al nostro tempo, è la più alta espressione del “diritto politico di ogni cittadino”. La nostra Costituzione ha istituzionalmente una sua nobiltà democratica intrinseca espressa nel valore della partecipazione con il voto, con la parola scritta e parlata, con l’associazionismo nelle forme sindacali e politiche.
Ma ha una sua debolezza. Perché avendo il fine del rispetto di ogni forma di dissenso, resta indifesa se il dissenso arriva a volerne una sua mutazione e se gli Organi preposti non risultano in grado di allertarsi in tempo.
Voglio ricordare che a conclusione di una rivolta dei Plebei romani, per rientrare ottennero, difensore Giulio Cesare, che le Leggi venissero scritte. Perché oralmente in un tribunale la parola di un Patrizio valeva di più di quella di un povero plebeo, pur se avesse avuto piena ragione.
Purtroppo anche se sono scritte le Leggi, trovano sempre Chi riesce spesso a raggirarle.
“Fatta la legge trovato l’inganno”.
La nostra Costituzione non solo ha trovato inganni e raggiri.
Ha trovato ostilità fin dal primo suo anno di vita

Ostilità da Chi non ha mai accettato che gli abitanti della Penisola, nella Repubblica italiana, Tutti, potessero essere considerati Eguali. Che non ha mai accettato che Tutti potessero godere e/o reclamare politicamente di godere di quei Diritti naturali, civili e sociali iscritti in Costituzione. Conquistati nel corso di secoli, costati sacrifici e morte dai “veri patrioti” del Risorgimento e dai partigiani, “veri patrioti” della Resistenza.
Ostilità che si è tramutata in odio sociale fin dal primo anno di vita della Costituzione. Fin dal Primo Maggio del 1947 con la strage di Portella della Ginestra. Quando il bandito Giuliano fu comandato a sparare su famiglie di contadini in festa. Strage con mandanti rimasti oscuri. Come oscuri sono rimasti tanti mandanti, complici ed esecutori di una successione di stragi e centinaia e centinaia di uccisioni mirate. Tutte col fine di sovvertire lo Stato e bloccare i processi di emancipazione dei ceti popolari.
Così ha denunciato il Presidente Mattarella nel deporre una Corona in Piazza della Loggia a Brescia nel commemorare i Caduti di quella ennesima strage
Il primo intento, di sovvertire il sistema democratico non è riuscito. Il secondo in buona misura sì. Purtroppo.
Oggi Chi ha memoria di quanto pericoloso è stato l’attacco alle Istituzioni repubblicane e alla sua Costituzione, e di quanto e come è stato impegnativo difenderle, a giusta ragione ribolle di indignazione nel vedere come “democraticamente” un governicchio impudentemente vuole sovvertirle.
Un governicchio? Sì, perché ha la più piccola rappresentatività tra tutti i governi che si sono succeduti: su 49.120.143 elettori italiani, i votanti sono stati solo 29.473.550; la maggioranza al Governo ha avuto appena 12.300.244 voti. Cioè un consenso su ogni 4 italiani elettori. Da questo punto di vista è un “golpe” volere spezzettare l’unità delle Istituzioni formando 20-22 staterelli con l’Autonomia differenziata. Sempre è un “golpe” limitare i poteri del Presidente della Repubblica, svuotando al contempo le funzioni delle due Camere. Più di quanto non si stia facendo ora con 60 voti di fiducia in 20 mesi di attività. E il Presidente Mattarella solo e sempre a ripetere e a richiamare i Valori della Costituzione. Poi è in arrivo il Premierato. Una concezione destroide del Presidente Meloni radicata nella sua cultura fascista di “una sola persona al comando”.

Per mutare le basi della “ Repubblica parlamentare”. Prende a pretesto di volere assicurare la stabilità del Governo. Che potrebbe essere ben assicurata da una semplice norma di “sfiducia costruttiva”. In arrivo anche la contro-Riforma della Giustizia con la separazione delle carriere dei Giudici, “ad usum delfini” (per i potenti). Un passo per mettere il Pubblico Ministero sotto condizionamento politico.
Orbene. I Testi di Legge affrontano il vaglio di costituzionalità nelle due Commissioni parlamentari degli Affari costituzionali. Poi negli esami preliminari in avvio della discussione alle Camere. Ma è cosa beffarda quando la maggioranza li vuole comunque testardamente approvare. Specie se sotto reciproco ricatto. Come sta avvenendo.
Approvati i testi però possono essere rinviati alle Camere, prima della promulgazione. Ma, come scritto, il nostro Presidente non si avvale di questo potere. Come valutazione verticale c’è il ricorso alla Corte costituzionale. La cui sentenza arriva però dopo anni.
Possono intervenire almeno cinque Regioni per chiedere un Referendum abrogativo. Per abolire la Legge sull’Autonomia differenziata si sono già attivate le Regioni Sardegna, Puglia, Toscana, Emilia Romagna, Campania e Puglia. Qualche altra si potrebbe aggiungere. In particolare la Calabria dove finora i due Presidenti, Mancuso e Occhiuto, hanno solo preferito articoli di stampa e interviste per criticare la Legge.
Più ancora direttamente per l’abolizione di una Legge possono intervenire i cittadini. Si devono raccogliere almeno 500mila firme valide e chiedere un Referendum abrogativo di una Legge ritenuta ostile agli interessi del “popolo e alle istituzioni”.
Un vasto comitato a livello nazionale si è già costituito Ne fanno parte:
CGIL-UIL-Forum delle diseguaglianze e diversità—M5stelle-Sinistra Italiana-ARCI-CNCA-Rete dei numeri pari- LIBERA- Link/Uds-ALI-Comitato NO AD-La Via Maestra-Coordinamento per la democrazia costituzionale-Verdi-ACLI-WWF-Demos-ANPI-Possibile-PD-Pace Terra Dignità-PSI- Legambiente-Rete Studenti Medi /UDU-Italia Viva-+Europa- Partito della Rifondazione Comunista-
Il testo di Legge Calderoli, approvato e conosciuto come Autonomia differenziata, considerato dalla base di tantissimi cittadini è anticostituzionale.
Molti si nascondono dietro i LEP, che sono un triplice inganno. Perché sono essenziali e non uniformi. Perché la Legge è a costo zero e non ci sono i soldi per rispettarli equamente. Perché anche se ci fossero i soldi, l’attribuzione alle Regioni richiedenti di 23 potestà legislative nei sevizi e in settori istituzionali delicati e fondamentali, ma differenziati, impedirebbero agli Italiani di essere e di sentirsi partecipi di una stessa Comunità.
Il testo Calderoli tradisce la Costituzione:
Perché differenzia le condizioni e aggrava le diseguaglianze già presenti, istituzionalizzandole, invece di impegnare la Repubblica a rimuoverle (art. 3).
Perché con 23 potestà legislative attribuite alle Regioni in compiti istituzionali fondamentali quali Scuola, Sanità, Trasporti, ecc, si spezzetta l’Unità dello Stato, favorendo la formazione di staterelli mentre invece la Repubblica deve “essere una e indivisibile” (art 5).
Perché è stato approvato un testo a costo zero nel mentre le norme, per essere applicate richiedono miliardi. Che non ci sono.
Quindi.
Per evitare lo sfascio istituzionale, il dissolvimento dell’Unità istituzionale effettiva, per scongiurare lo spezzettamento della Penisola con 20-22 sistemi scolastici diversi e diversi in ogni settore e campo delle funzioni di servizio e di convivenza sociale e civile, bisogna mobilitarsi.
Bisogna raccogliere più di 500mila firme. Sempre alcune risultano non valide.
Poi, restando mobilitati bisogna andare in massa a votare, perché un Referendum abrogativo, per essere valido, richiede che vada a votare il 50% più uno degli elettori. Bisogna dare la maggioranza dei votanti al Si (che significa Abrogazione della Legge)
Per vincere dobbiamo evitare di apparire piagnucolosi.
1 – Come finalmente ho letto, con la Tolde, bisogna dire netto e chiaro che le ricchezze delle Regioni del Nord sono frutto dei Sudori degli Emigrati e dei Sacrifici dei Caduti di tutte le Guerre, appartenuti a tutte le Regioni italiane. Per suscitare orgoglio positivo e diffuso e battere le volontà separatiste, prodotte da egoismi territoriali e sociali.
2 – Bisogna dimostrare ad alta voce che la “differenziata”, basata su egoismi sociali, culturali e territoriali, aggraverà dapprima le diseguaglianze già presenti nel Sud. Ma che, lo spezzettamento della Penisola e la formazione di staterelli, saranno dannosi per l’intera Italia. Anche per il Nord.
3 – Bisognerà riuscire a parlare con i Giovani. Perché gli sconvolgimenti istituzionali, che saranno prodotti dalle scelte del Governo, graveranno pesantemente da subito sul Loro futuro. E sempre di più su quello delle prossime generazioni.
W la Repubblica a base parlamentare.
W la Costituzione.
W la mobilitazione popolare.
Angelo Falbo