In un recente articolo apparso su La Stampa, Stefano Feltri faceva notare – con la solita attenzione – che solo in Italia stanno al governo …avvesari e sostenitori del dittatore Putin, unico responsabile del massacro ucraino; mentre all’opposizione si collocano …avversari e sostenitori di Putin, il dittatore assassino di civili ucraini.
E’…il “Bipolarismo”, bellezza.

La cosiddetta
democrazia bipolare, elevata a dogma, è co-responsabile della
tribalizzazione del confronto politico ridotto a scontro e del lessico semplicistico spesso utilizzato: sei fascista o comunista, ami la patria o gli stranieri, sei cattolico o musulmano, sei per la pace o per la guerra.
La ragione fondamentale per cui apparentemente nulla sembra poterci sottrarre alla morsa bipolare, è che in Italia il bipolarismo ha dato la stura a ragionamenti non pensati (è un ossimoro, lo so); semplici e pertanto riduttivi, rivolti alla “pancia” dell’elettorato e non alla testa: insomma perfettamente in linea con i tempi che viviamo.
Potremmo provare, in prima battuta, ad eliminare o almeno ad intralciare alcuni meccanismi di funzionamento di questa organizzazione, contestando in primis l’ineluttabilità dell’Italia bipolarista, stabilendo a priori che eventuali alleanze debbano avere senso e contenuto, affinità di vedute e prospettive comuni: qualcosa di profondamente diverso di unirsi per battere le sinistre o le destre.
Di seguito, opporsi al perenne contrasto – caro a Max Weber – fra l’etica dei principi/intenzioni e l’etica delle responsabilità. In esso si consuma la dissociazione tra le irrealizzabili promesse – putroppo utili per vincere la competizione elettorale – e quello che bisogna fare per tenere in piedi il Paese e giungere alle prossime elezioni; pronti per nuove irrealizzabili promesse, alle quali noi elettori – strano a dirsi – abboccheremo per l’ennesima volta: quota 41, taglio delle accise sui carburanti, riduzione della pressione fiscale, superamento della legge Fornero, conto unico fiscale, potenziamento del SSN, pensioni minime a 1000 euro, flat tax, stipendi docenti equiparati alla media europea, ricchi premi e cotillons. Parafrasando Tomasi di Lampedusa … promettere tanto per realizzare poco!
Siamo l’unico Paese che ha coniato due modi di dire indecososi: il primo: “siamo seri, non siamo in campagna elettorale”; ed ancora, “promesse da …campagna elettorale”. Della serie cari elettori – di destra, centro e sinistra – ci avete creduto? Che sciocchi siete!
Il risultato da una parte sono gli “agglomerati politici” che mettono insieme gli euroscettici con gli europeisti, i no vax con i pro vax, i federalisti con gli statalisti, i progressisti con gli assistenzialisti, i pro “Elon Musk” con gli oppositori di “Donald Trump”, gli esaltatori del dittatore russo con i suoi più fervidi oppositori. Dall’altra parte continueremo ad attendere le prossime elezioni, quando qualche tribuno prometterà che “sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno”; ricordandosi, auspicabilmente, di una reminiscenza liceale: promissio, boni viri, est obbligatio (le promesse, per le persone serie, sono un preciso obbligo).
Alberto Capria – Dirigente Scolastico – Vibo Valentia