Emozione e riflessione sono le parole che vengono in mente dopo aver assistito all’opera teatrale dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Rodari di Soveria Mannelli e Carlopoli, “I due soli di Hiroshima”, che è finalmente approdata nel territorio di riferimento della Scuola, dopo i successi nelle Rassegne Teatro-Scuola di Altomonte e Girifalco, ottenendo rispettivamente il terzo e il primo posto. A Girifalco, inoltre, sono stati premiati il professore Corrado Plastino, come autore del miglior testo originale, e l’alunno Jacopo De Fazio, come miglior attore.
Ma i complimenti sono per tutti: per i registi e docenti Giuseppina Marasco, Corrado Plastino e Gabriella Sirianni, così come per i tantissimi giovani attori che sono stati coinvolti in un’esperienza formativa e gratificante al tempo stesso.
Nel corso della presentazione, la dirigente Margherita Primavera ha trovato altre parole giuste per definire questo lavoro: “una vitamina per l’anima”; oltre ad augurarsi che i Comuni e le Scuole del Reventino possano “fare rete” e ricercare quell’unità di intenti che sarebbe importante per raggiungere obiettivi più ambiziosi di quelli che possono essere raggiunti singolarmente.
Il professore Plastino, autore del testo teatrale, ha invece rimarcato come, anche quest’anno, si è voluta legare l’esperienza del teatro ad un “tema di studio”, e come la scelta sia caduta su un “evento traumatico e poco ricordato” della seconda guerra mondiale: lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima. Ha proseguito accennando alla trama dello spettacolo e raccontando la storia dell’aviatore statunitense Claude Robert Eatherly, un personaggio realmente esistito che aveva collaborato alle operazioni di sgancio della bomba su Hiroshima e per questo è impazzito, invocando per tutta la vita il perdono dei parenti delle vittime, riuscendo peraltro a ottenerlo, poco prima di morire, attraverso una lettera con la quale gli veniva detto: “anche tu sei una vittima di Hiroshima”. Ha poi concluso affermando che “l’opera vuole essere un messaggio contro tutte le guerre che ancora oggi si stanno combattendo”.
In effetti, come si sostiene anche in un avvincente e celebre film degli anni ottanta su una guerra nucleare scongiurata all’ultimo respiro, “Wargames – Giochi di guerra”, richiamato in qualche modo anche dal planisfero dinamico che mostra le esplosioni nucleari da Hiroshima fin quasi ai giorni nostri, la guerra è come giocare a tris: un gioco in cui nessuno può veramente vincere e pertanto “l’unica mossa giusta è non giocare”. Così è un po’ anche nelle riflessioni degli operai che lavorano in una fabbrica d’armi di Hiroshima e in quelle finali del soldato Claude.
In ultimo c’è da annotare come noi spettatori abbiamo semplicemente assistito a uno spettacolo, bello da vedere e ricco di spunti di riflessione, ma gli studenti, coinvolti al massimo livello, sono stati protagonisti oltre che sulla scena, anche di un importante e produttivo processo educativo che ha avuto la durata quasi di un intero anno scolastico.
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