I primi Ti danno le date. Le seconde Ti indicano i luoghi, i terzi Ti fanno conoscere i contesti e i personaggi.
Insieme consentono di coltivare la memoria degli avvenimenti passati. E, se vuoi, possono aiutarti a pensare meglio a quanto sta accadendo e potrà accadere in futuro.
Quando vuoi scrivere qualcosa su vicende italiane, ti fermi e temi di scrivere minuzie, cose di scarsa importanza. In più accade che hai appena scritto delle considerazioni e gìà sono successe vicende di maggiore gravità.
Nel mentre ci sono scenari drammatici sul Pianeta e tra i Popoli. riproposti costantemente dalla stampa e dalle televisioni:
-La guerra in Ucraina che continua sempre più pericolosamente; i sommovimenti geopolitici che disegneranno nuove aree egemoniche.
-Le crisi climatiche che seminano desertificazioni e morte, impoverimenti e fughe di colonne di popolazioni in cerca altrove di luoghi di vita,
-Le alluvioni che si intervallano un po’ dappertutto con gravi tragedie per sconvolgimenti delle temperature;
-I terremoti che si intervallano anch’essi a volte causando migliaia e migliaia di lutti e distruzioni a tappeto in intere aree;
-Le morti di migranti che occupano costantemente tristi scene e commenti in tutti i telegiornali per la drammaticità dei casi.
Eppure, tra i grandi avvenimenti dello scenario mondiale, noi dobbiamo pur considerare quanto avviene nella nostra Italia.
Si avvicina una data importantissima: il 25 Aprile, anniversario della Liberazione.
Con l’appello di Sandro Pertini, futuro Presidente della Repubblica, deciso dal CLN Alta Italia, la città di Milano si mobilita e lotta con le armi cacciando i nazifascisti;
Sandro Pertini proclama lo sciopero generale del 25 aprile 1945 a Milano contro i nazifascisti
Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.
«Arrendersi o perire!
La battaglia finale contro la Germania hitleriana volge a passi rapidi e sicuri verso il trionfo definitivo delle potenze alleate dei popoli democratici. La cricca hitleriana e fascista sente venire la propria fine e vuol trascinare nella rovina estrema le ultime forze che le restano e, con esse, il popolo e la nazione. È una lotta inutile ormai per i nazifascisti, è un suicidio collettivo. Una sola via di scampo e di salvezza resta ancora a quanti hanno tradito la patria, servito i tedeschi, sostenuto il fascismo: abbassare le armi, consegnarle alle formazioni patriottiche, arrendersi al Comitato di liberazione nazionale.
Arrendersi o perire!
È l’intimazione che deve essere fatta a tutte le forze nazifasciste, a quelle tedesche come a quelle italiane, a quelle volontarie fasciste come a quelle coscritte del cosiddetto esercito repubblicano. Sia ben chiaro per tutti che chi non si arrende sarà sterminato. Sia ben chiaro per i componenti delle forze armate del cosiddetto governo fascista repubblicano che chi sarà colto con le armi in mano sarà fucilato. Solo chi abbandona oggi, subito, prima che sia troppo tardi, volontariamente, le file del tradimento, solo chi si arrende al Comitato di Liberazione Nazionale, consegna le armi – quante armi può – ai patrioti avrà salva la vita, se non si sarà macchiato personalmente di più gravi delitti. Il Comitato di Liberazione Nazionale e le formazioni armate del Corpo dei Volontari della Libertà non accettano e non accetteranno mai – in armonia con le decisioni dei capi responsabili delle Nazioni Unite – altra forma di resa dei nazifascisti che non sia la resa incondizionata. Che nessuno possa dire che, sull’orlo della tomba, non è stato avvertito e non gli è stata offerta un’estrema ed ultima via di salvezza.»
(Ultimatum del CLNAI alle forze armate e ai funzionari della Germania nazista e della RSI, 19 aprile 1945)
Tutto il contenuto rivela la drammaticità di quei giorni vissuta eroicamente da Partigiani combattenti , Patrioti e da Civili, Donne e Uomini, impegnati a far risorgere l’Italia liberandole dalle nefaste condizioni di dominio nazifascista a cui Mussolini l’aveva ridotta trascinandola in guerra in alleanza con Hitler….
Una giornata esemplare nella Storia contemporanea del nostro Paese, perché accanto e prima dell’arrivo degli Alleati, le Brigate partigiane consentiranno, non solo la cacciata dei nazifascisti, ma anche l’avvio di un processo istituzionale democratico nuovo, che porterà prima alla Liberazione del 25 Aprile 1945 e poi alla proclamazione della Repubblica del 2 Giugno 1946. Successivamente fondata nella sua Legge costitutiva che è la Carta costituzionale promulgata il 27 Dicembre 1947 da Enrico De Nicola, primo Presidente della Repubblica.
Tra il 25 Aprile e il 2 Giugno il Calendario ha un’altra data in rosso: il Primo Maggio Festa dei Lavoratori.
Sarà un caso o, piuttosto, una significativa avvedutezza, che nel primo articolo della Costituzione si stabilisca che la “Repubblica italiana è fondata sul lavoro”.
Il lavoro, quale occupazione operosa di progresso personale e collettivo.
Il lavoro quale mezzo e non fine per conseguire dignità personale e sociale.
Dopo secoli di sfruttamento si conquista la dimensione del diritto al lavoro e durante il Congresso di Parigi del 1889 la Seconda Internazionale dichiara che i Primo Maggio di ogni anno è Festa internazionale dei lavoratori.
Durante il Fascismo la Festa dei Lavoratori del Primo Maggio fu abolita. I Partiti e i Sindacati furono sciolti. Cosi come impedita fu la libera stampa e la libera espressione.
Al suo posto venne festeggiato “Il Natale di Roma-Festa del Lavoro” il 21 Aprile, che aveva tutt’altro significato.
Ricordiamo: la Repubblica italiana è nata il 2 Giugno 1946, frutto della Liberazione e della volontà popolare espressasi attraverso Referendum. Fini la Monarchia.
Il Primo Maggio del 1947 era la prima Festa dei lavoratori, da festeggiare sotto la Repubblica.
E proprio in questo giorno fu compiuto l’eccidio di Portella della Ginestra. Quando i banditi di Giuliano, comandato da responsabili rimasti ignoti, spararono su famiglie contadine festanti.
La Repubblica fu insanguinata fina dalla nascita. Per decenni seguirono stragi, attentati, tentativi di colpo di Stato e uccisioni mirate, da ambienti ostili alle Istituzioni democratiche e ancor più ai Principi e ai Valori della Costituzione su cui è stata fondata.
Ceti sociali di poteri cristallizzati nei secolari privilegi di classe, che vedevano ora messe a rischio le proprie posizioni di dominio sociale ed economico in una moderna Comunità di Eguali, divenuti Cittadini da Sudditi che erano, si mostrarono ostili alla Repubblica.
Una miscela criminale massonico-mafiosa-revanscista-padronale con coperture interne e internazionali che ha seminato lutti e distruzioni, mirando al crollo delle Istituzioni statali, difese vittoriosamente però da masse popolari guidate da Sindacati e Partiti di Sinistra.
Troppi omissis nei fascicoli accantonati ancora coprono i responsabili, che comunque, senza riuscire negli intenti eversivi, hanno però bloccato il cammino di progressiva emancipazione dei ceti popolari, svuotando di molto i principi costituzionali dell’eguaglianza e della giustizia sociale. L’ultimo colpo è stato il sequestro e l’uccisione di Moro.
Oggi ci troviamo con al Governo forze che hanno avuto radicamento in quell’humus di odio e di ostilità alla Repubblica. Con tutti i cambiamenti voluti o indotti, sinceri o mascherati non c’è giorno in cui non affiorino le loro acredini sparate contro gli immigrati, odiose verso le povertà e le diversità, boriose negli intenti di stravolgere gli assetti sociali aumentando e istituzionalizzando diseguaglianze sociali e territoriali con l’Autonomia differenziata, e gli assetti istituzionali coni un Presidenzialismo ancora in forma incognita.
Per questo il 25 Aprile 2023 assume un valore ancora più alto, in difesa delle Istituzioni repubblicane, per una decisa lotta alle diseguaglianze superando le inettitudini pure presenti a Sinistra, per una visione comunitaria e universalistica che faccia respirare la nostra vera Patria in fattive relazioni internazionali, a cominciare da iniziative per la Pace.
Smettendo la cantilena del “c’è un aggredito e un aggressore”. Senza considerare che ci sono sempre cause pregresse da analizzare e da sanare. Non restando l’Italia e la UE a rimorchio di interessi egemonici altrui. Non si difende davvero né Democrazia e né Libertà se non si costruisce una stabilità di Giustizia e Pace.
Bisogna mobilitare le forze popolari sane, che sono certo sovrastanti numericamente, per l’applicazione piena degli articoli 3 e 11 della Costituzione, come i tempi ci richiedono. Prima di essere trascinati in una follia guerrafondaia senza ritorno. Già la corsa agli armamenti è divenuta minacciosa e con la rottura dei trattati è senza controllo. E no c’è proprio bisogno di rivendicare primati e superiorità fuori luogo.
Attenti, abbiamo un Ministro della Cultura che snocciola sempre l’elenco dei popoli che sono stati stanziati nelle diverse Regioni e nella intera Penisola.
La Comunità degli Italiani è frutto dell’apporto di tante Genti. E sono state tante Non ha senso insistere sul discorso identitario. Ci dobbiamo guardare da questa miope e insistita nuova ideologia.
Non abbiamo bisogno di sottolineare i caratteri identitari (E quali sono? E poi, ogni Comunità ha i suoi). Abbiamo piuttosto bisogno di sentimenti universalistici, mondiali. Di cittadinanza del Mondo. Di affratellamento e solidarietà non di “rinchiusure” e di “primatismi” anacronistici.
Soprattutto Noi che abbiamo quasi trenta milioni di compaesani sparsi per il Globo. Quanto ripete il Papa in termini di fraterna solidarietà e umanità è la sola via di salvezza del Pianeta e dei suoi ospiti.
E di Papa Francesco è difficile averne un altro. Non lasciamolo solo.
Anche questo deve essere il messaggio del 25 Aprile 2023.
Partendo dal chiaro insegnamento di vita della Storia, scritto nella nostra Costituzione: l’Antifascismo è un impegno etico- politico.
W il 25 Aprile Festa della Liberazione.
Angelo Falbo