Il calcio, come la vita in generale, riesce spesso a stupirti.
A distanza di anni (43 per l’esattezza), il Catanzaro è scivolato in LegaPro e dopo un avvio altalenante ha infilato tre vittorie consecutive, grazie e soprattutto al cambio di allenatore. Oggi la squadra calabrese ha affrontato la Paganese, compagine nella quale ha finito la carriera proprio quell’Angelo Mammì che ancora, al sol pensiero, fa scaldare i cuori giallorossi.

Ed ecco che nel giorno del suo ricordo (Mammì infatti è morto proprio a Pagani all’età di 58 anni per un male incurabile) le aquile calabresi, nella maniera più “delinquenziale” possibile, hanno vinto per due a uno contro i campani (grazie alle reti di Agnello e Razzitti). Hanno vinto col sudore, con la grinta, con la fatica, finendo la partita in nove (espulsi Moi e Bernardi).
Oggi è dura descrivere cosa sia stato il Catanzaro per la gente del Sud, è difficile far capire ai giovani cosa sia stato il Catanzaro per la gente di Catanzaro, è faticoso far capire quanto il Catanzaro sia riuscito a dare al mondo del calcio, di un calcio che forse attualmente non esiste più.
Tutto però può improvvisamente rivivere negli occhi di chi quelle immagini le ha viste dal vivo, di chi quelle immagini le ha tatuate nel petto, negli occhi di chi al solo nome di Mammì ancora si mette a piangere a dirotto.
Perché come si suol dire: “Il Catanzaro si ama, non si discute”.
