Il cd “Eroi” de GLI Sgommati è l’ennesima prova dell’esistenza di un particolarissimo spirito creativo, forse direttamente ispirato dalle fate del Reventino, che pervade il nostro territorio: la nostra vera e unica ricchezza che tendiamo stoltamente a disperdere ai quattro venti, ai quattro punti cardinali del globo terrestre. E forse bisogna essere proprio degli “eroi” per restare e tentare di costruire qualcosa di positivo qui e ora: in questa terra e in questo periodo storico piuttosto oscuro ma anche ricco di opportunità.
Si tratta di un cd che è fatto per metà di inediti, scritti e musicati dalla stessa band, e per metà di cover, tutte decisamente in linea con il loro sound e le loro idee, ma che tradiscono una non ancora piena consapevolezza dei propri mezzi; e forse è giusto così, per un disco d’esordio. Ma le premesse fanno pensare che presto la band riuscirà a dare la stura alla propria sensibilità compositiva e a rimettersi in gioco con un nuovo lavoro fatto in prevalenza di pezzi propri.
GLI Sgommati definiscono il loro genere “patchanka” che in realtà è una non perfettamente definita mescolanza di numerosissimi generi musicali che in effetti si ritrovano – almeno in parte – nella loro musica. E lo fanno evocando una progenitura dal peso specifico notevolissimo, che va dai Mano Negra (e Manu Chao) ai Clash di Sandinista, ai più vicini a noi – temporalmente e geograficamente – Modena City Ramblers.
Il disco, appena dopo il divertissement “Papaya”, inizia con una bella cover di “Manifesto” dei Bandabardò, che diventa anche un manifesto condiviso da parte della band. Poi l’inedito “L’Apache” che mescola parole dure ad atmosfere ipnotiche e si conclude con una sorta di appello post-hippy “la pace è solo dentro te”, recitato un po’ alla Claudio Rocchi (per chi lo ricorda ancora). Dopo “L’Appello” di Daniele Silvestri, viene una canzone in perfetto stile silvestriano: “Il Traffico All’Ora Di Punta”, con bel testo ironico e un’interpretazione giustamente istrionica. Poi arriva un pezzo che sa abbastanza di Litfiba e che sprigiona tutta la sua energia: “La Guerra Di Nessuno”, con la partecipazione de Il Giardino Di Armida. La reinterpretazione rockeggiante de “La Fiesta De San Benito” degli Inti Illimani fa venire i brividi; altro che “la musica andina, che noia mortale”, come cantava Francesco Guccini. E’ sorprendente anche il fatto che ci siano ancora dei giovani disposti a fare i conti con un passato che spesso viene fatto percepire come negativo e da dimenticare. Lo stesso vale per la successiva “El Pueblo Unido” che è l’inno per eccellenza alla facoltà di autodeterminazione che hanno i popoli, ma a una condizione ben precisa. In mezzo la sorprendente “Rino Mazzei: Eroe Contemporaneo”, una canzone che ti prende all’istante e si capisce subito quanto appartenga alla band, al suo mondo, come l’eroico personaggio che racconta. Ed “Ema Che Cazzo Fai” che sembra un bonario regolamento di conti all’interno della band. Per concludere “Spaghetti Mameli” è la stessa operazione che hanno già fatto alcuni grandi della musica, nel voler “giocare” con il proprio inno nazionale: questa volta in modo scanzonato e disincantato.
La band è attualmente composta da: Luca Aurora (chitarra), Enrico Sirianni (batteria), Raffaele G. Talarico (chitarra rossa), Giuseppe Scarlata (basso), Giuseppe Vizza (basso, flauto, armonica e chi più ne più ne metta), Emanuele Caruso (sax), Marco Falvo (percussioni) e Gino Aurora (chitarra classica e percussioni).
A tutti loro auguriamo soprattutto la longevità, che contempla la possibilità di raggiungere la maturità artistica, perché un problema atavico delle band locali è quello di durare lo spazio di un mattino; sperando che il sole delle mattine che verranno illumini GLI Sgommati con la sua luce, senza mai scioglierli col suo calore.