Il Comitato Nazionale Aree Interne è approdato ancora una volta nell’Area Reventino-Savuto per supportare una delicata fase di approfondimento e definizione della “strategia d’area”, che si sta sviluppando, appunto, attraverso i previsti tre step successivi di progettazione, che si traducono e tradurranno in altrettanti documenti ufficiali: dall’attuale “bozza di strategia” alla “strategia preliminare”, fino alla vera e propria “strategia d’area”.
L’incontro, con i sindaci dell’Area e i suoi innovatori (istituzioni, imprese, associazioni e cittadini), si è tenuto a Soveria Mannelli, presso l’ex sede della Comunità Montana, lo scorso venerdì 9 settembre 2016, ed è stato coordinato da Fabrizio Barca e Gerardo Cardillo del Comitato Nazionale Aree Interne, da Paolo Praticò della Regione Calabria e da Mario Talarico, sindaco di Carlopoli (comune capofila).
Le Aree interne sono per definizione quelle “significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (di istruzione, salute e mobilità), ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura e a seguito di secolari processi di antropizzazione.”
Partendo dal presupposto che in tali Aree, su tutto il territorio nazionale, vive circa un quarto della popolazione italiana, che rappresentano il sessanta per cento della superficie nazionale e che comprendono oltre quattromila Comuni, l’idea di un loro sviluppo, sotto il profilo della crescita economica e dell’inclusione sociale, anche attraverso il contrasto allo spopolamento in atto, non può che risultare fondamentale per l’intero Paese.
Quella del Reventino-Savuto, che è stata individuata come Area pilota per la Calabria, adatta cioè a sperimentare un metodo innovativo di “progettazione partecipata”, che parta appunto “dal basso” e cioè dalle reali esigenze del territorio per influenzare le scelte dei decisori politici, è composta da quattordici comuni a cavallo tra la provincia di Catanzaro e quella di Cosenza: Bianchi, Carlopoli, Carpanzano, Cicala, Colosimi, Conflenti, Decollatura, Motta Santa Lucia, Panettieri, Parenti, Pedivigliano, Scagliano, Serrastretta e Soveria Mannelli.
In questa, come in tutte le Aree selezionate, gli interventi di sviluppo locale saranno finanziati dai fondi comunitari disponibili (FESR, FSE, FEASR, FEAMP) e potranno riguardare prioritariamente i seguenti ambiti di intervento: tutela del territorio, valorizzazione delle risorse naturali e culturali e turismo sostenibile, sistemi agro-alimentari e sviluppo locale, risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile, saper fare e artigianato.
Ma, come è stato detto da qualcuno dei partecipanti all’incontro e ribadito nelle sue conclusioni da Fabrizio Barca, far parte della Strategia nazionale per le Aree interne non rappresenta tanto una facilitazione nell’ottenere finanziamenti, che arriverebbero ugualmente, ma è importante soprattutto perché fornisce un metodo, appunto la “progettazione partecipata”, che può aiutare a spendere bene i fondi facendo in modo che non siano i “bandi” a determinare un bisogno che magari non esiste sul territorio, ma che al contrario sia il territorio a indirizzare i “bandi” verso le sue esigenze reali.
Nella logica dell’ascolto come elemento determinante per stabilire le strategie di sviluppo del territorio, sono stati ascoltati gli imprenditori, i dirigenti delle scuole, e anche gli studenti, i rappresentanti delle associazioni e di alcune delle istituzioni coinvolte. Tutti hanno evidenziato i punti deboli e i punti forti del territorio e delle rispettive organizzazioni, associando all’illustrazione dei problemi i suggerimenti per le possibili soluzioni da adottare.
A Fabrizio Barca, ideatore e anima di questa iniziativa, sono state riservate le conclusioni dell’incontro, nelle quali ha evidenziato il metodo basato sulla coprogettazione: “si decide assieme” non tanto per avere maggiori finanziamenti ma per “spendere meglio i soldi.”
Poi ha sintetizzato con una battuta l’aria che si è respirata durante l’incontro: “se fosse stato presente Gian Antonio Stella [il giornalista ipercritico verso gli sprechi e la cattiva gestione pubblica soprattutto al Sud, NDR], non credo che avrebbe potuto pensare di trovarsi in Calabria.”
Poi si è limitato – riuscendoci pienamente – a sintetizzare quanto emerso nel corso dell’incontro: dalla propensione per il manifatturiero, non troppo diffusa nelle altre Aree interne d’Italia, alla “ricerca di un’identità territoriale, rilevante per collocare un prodotto sul mercato, ma anche per provare il desiderio di restare o tornare in questo territorio”, al puntare su “innovazione e conoscenza, attraverso l’attivazione di “spazi innovativi e centri di competenza che prevedano anche alleanze esterne”, il ruolo della scuola, che deve fornire prima conoscenze generali e poi specialistiche, e della finanza “tentando di coinvolgere una banca in questo processo.”
Ha infine lasciato ai partecipanti una sorta di slogan che è più un metodo di lavoro: bisogna procedere dai risultati attesi alla definizione dell’azione da mettere in atto e infine pensare al finanziamento. Per concludere ringraziando “per quello che ho imparato” mettendo così in mostra – forse involontariamente – la statura di grande uomo delle istituzioni che gli è sempre stata propria.