La Maratona di Shanghai 2022 è tornata nella città il 27 novembre, dopo una interruzione di due anni dovuta alla pandemia di COVID-19.
Circa 18 mila maratoneti hanno partecipato all’evento. A vincere la stracittadina il cinese Yang Shaohui, membro 30enne della squadra nazionale, che ha vinto il titolo in due ore, 16 minuti e quattro secondi.
A percorre il tragitto di quest’anno, costeggiando i più belli e famosi punti scenici della seconda città più popolata della Cina, con oltre 30 milioni di abitanti, c’era anche il nostro compaesano serrastrettese Fabrizio Aiello che ho raggiunto al telefono al termine dell’impresa podistica.
Buongiorno Fabrizio come stai? Allora come ti senti dopo quest’impresa? Correre insieme a 18.000 persone… non è proprio come correre le cinque fontane di Serrastretta… Ne è passato di tempo da allora… che sensazioni hai provato oggi?
Ciao Giuseppe, che bello sentirti. Sto molto bene e sono contento. Dopo due anni finalmente si è potuto gareggiare ed è andata bene. La Maratona è chiamata la distanza regina, lungo i suoi 42.195 metri si provano un mix di emozioni indescrivibili: gioia, sofferenza, dolore, allegria, passione, grinta…
Mi sono preparato con un gruppo di amici dell’Italian Running Club di Shanghai ed i risultati sono venuti, sono riuscito a fare il mio personale con 3:09:14. Correre con tantissime persone, nella città in cui vivo da 5 anni, è stata una grandissima emozione. Incontri persone che conosci, ti incoraggi con chi non conosci, sostieni chi è in difficoltà, dai un cinque a chi incontri, questa è lo spirito della maratona. La giornata è stata perfetta, condizioni climatiche buone e poi lungo il percorso c’erano mia moglie e mia figlia e quindi dovevo fare bene per forza.
Oltre alla passione per la corsa, cosa ti ha spinto ad attraversare il mondo e stabilirti in Cina? Cosa fai oggi nel Paese?
Sono in Cina per lavoro insieme con la mia famiglia. Il mio percorso inizia con l’Università al Politecnico di Torino, subito dopo essermi laureato è arrivata la prima opportunità di lavoro in Pakistan, poi l’India, il matrimonio, la nascita di nostra figlia e poi nel 2018 siamo arrivati in Cina, qui a Shanghai.
Sono l’amministratore della filiale cinese di un’azienda Italiana nel settore degli ascensori.
Oltre naturalmente a correre ogni mattina presto presto mentre tutti gli altri dormono.
Ripercorrendo le tappe del tuo vissuto e delle tue origini sei sempre convinto della scelta intrapresa di emigrare?
Si, assolutamente sì! Sono stato molto fortunato ad aver avuto la possibilità di vivere in posti diversi ed avere a che fare con persone quotidianamente di culture differenti dalle nostre. Oggi ad esempio sto seguendo oltre al mio lavoro anche lo start up di un progetto negli Stati Uniti. Mi diverte molto quello che faccio.
Il grande mostro del covid che lì ha avuto iniziato come l’avete vissuto e come si vive oggi in Cina?
Il Covid ancora oggi è il nemico da combattere. La politica Dynamic Zero Covid è il mantra del governo di Pechino ed è molto rigida. Il 2021 sembrava che ne fossimo usciti ma il paese era praticamente chiuso, entrare in Cina era molto difficile, pochissimi voli e quarantene obbligatorie all’ingresso per 21 giorni. Per non parlare del 2020 che è stato il vero anno del Covid con i lockdown. A marzo Shanghai è entrata in Lockdown e siamo stati costretti a casa per 2 mesi: sistema economico in ginocchio, tamponi di massa organizzati ogni giorno. Da luglio la situazione è un po’ migliorata, anche se i lockdown proseguono e i tamponi risultano obbligatori per tutti gli abitanti ogni 48-72 ore. È notizia di questi giorni di molti studenti che stanno protestando in tante parti del Paese chiedendo l’abolizione delle restrizioni e anche le dimissioni del governo da poco insediatosi. Comincia a non sopportarsi più… ci sono disordini quotidiani.
Nel 2021 la Cina ha superato gli Stati Uniti ed è stato dichiarato il paese più ricco del mondo con oltre 120 trilioni di dollari di ricchezza nel Paese, si percepisce questa cosa? Qui in Italia c’è sempre l’idea di un paese difficile, sfruttato e di diritti negati è vero?
La Cina è enorme, grande come tutta l’Europa, si va dalla costa Est che è super moderna e ricca, alle campagne dello Xinjang o agli altopiani del Tibet dove le condizioni di povertà sono devastanti. Distinguo a parte, il progresso economico e tecnologico che ha avuto la Cina dal 2000 ad oggi è senza eguali. Treni ad alta velocità qui sono la norma, tutte le città hanno metro e strade ben funzionanti, i pagamenti si fanno solo in modo elettronico con il telefono, lo smartphone qui è il centro di tutto.
Questo è il bello, ma anche il brutto della Cina, la privacy chiaramente non esiste, se non si sta attenti si rischia di vivere soltanto in un mondo virtuale perdendo il contatto con le persone e le cose reali.
Hai mai pensato di chiudere tutto in una valigia, lasciare quel paese e tornare in Italia?
Durante questi anni del Covid ce lo siamo chiesti più volte se fosse il caso di tornare in Italia o continuare a stare qui. Ad oggi non abbiamo ancora deciso. Sicuramente queste restrizioni ci stanno mettendo a dura prova, ma la Cina ha ancora molto da offrire, e poi magari chissà, dopo la Cina ci potrebbe essere qualche altro paese da esplorare.
Fabrizio un’ultima domanda, una cuorisità: come è vista l’Italia dalla Cina, cosa dicono i cinesi di noi?
Eeeee, purtroppo i cinesi conoscono poco il nostro paese, quando chiedi qualcosa dell’Italia la prima cosa che dicono è 意大利面, che si legge Yidalimian e significa spaghetti, perché sono molto simili ai loro noodles. Qualcuno conosce le nostre città storiche Milano, Roma, Firenze, Venezia, ma poco altro.
In termini di prodotti quelli Francesi e Tedeschi sono molto più riconosciuti.
Si dovrebbe fare di più per promuovere il nostro paese, questo aiuterebbe molto anche il business.
Cosa ti manca di più dell’Italia?
In questo momento la mia famiglia.
Il non poter tornare più frequentemente a casa ci risulta pesante. Tu prima parlavi di “emigrato” a me piace definirmi “espatriato” proprio perché non voglio perdere il legame con la mia terra.
L’emigrato è colui che lascia la sua terra, per le più svariate ragioni, e rimane via senza tornare anche per molto tempo. L’espatriato invece è chi parte per un periodo determinato di tempo. Questo per me è fondamentale perché nonostante io sia lontano, la mia Casa rimane sempre Serrastretta.
A Serrastretta, come ben sai, nel prossimo periodo natalizio si organizzeranno nei vari rioni le tradizionali “focare di Natale” una ben organizzata e attiva da sempre è proprio nella tua ruga “alli pendina”, nel tuo quartiere di Shanghai hai espatriato anche questa tradizione?
Qui nelle salsicce mettono lo zucchero “nun su bone ppe arrustire alla focara de Natale”.
Caro Fabri è stato un piacere risentirti e ti ringrazio per questa tua testimonianza. Ti aspettiamo a Serrastretta appena puoi e intanto ti stringiamo in un caloroso abbraccio, da parte di tutti i serrastrettesì, come fa “U Milicuacciu” che stende i suoi rami per congiungere i suoi figli lontani.
A presto, saluta Silva e un bacio a Nicol.
Giuseppe Paletta