di Giovanni Petronio –
Sono trascorsi 90 anni dal giorno in cui, il 3 luglio 1931, nella frazione Angoli di Serrastretta, è nato don Pierino Fazio, parroco per circa 60 anni della Parrocchia dell’Addolorata di Cerrisi. Un record quasi ineguagliabile diremmo oggi. È proprio nel corso della guerra che il suo animo inizia a interrogarsi davanti alle brutture del conflitto. Cerca delle spiegazioni a tutto l’orrore che si era abbattuto sul mondo, ma non trova risposte se non nella fede e in una radicale scelta di vita, che lo spinge ad ascoltare e seguirei pensieri più profondi che scrutano il suo cuore. “Ricordo la guerra, quanto dolore! Poi arrivò quell’8 settembre del 1943 e noi ringraziammo la Madonna per averci concesso la pace. Un grande dono”[1].
Così, dopo il 1945, entra in seminario in Puglia, a Molfetta, luogo dove per tutta la vita ha mantenuto rapporti di amicizia e di scambio.
Era il 1956 quando ad appena 25 anni, poche settimane dopo l’ordinazione, con una minuscola valigia, da Nicastro, arriva a Cerrisi, in quel borgo che ha saputo fin da subito farlo sentire a casa. Prestare la propria opera per sessant’anni nello stesso luogo ti consente di plasmare indissolubilmente per sempre il carattere e conseguentemente di forgiare dei tratti costitutivi dell’intera comunità.
Egli ha fatto della cultura della presenza un punto nevralgico del suo operare; ha vissuto intensamente tutti gli eventi che hanno caratterizzato la storia del paese, uno su tutti, il disastro ferroviario della Fiumarella. “Percepivamo il gelo della tristezza che ci contrapponeva alla nostra gioia del Natale: della nascita del Signore. A volte non è necessario dire, ci sono cose che non si dicono, si sentono! Il silenzio era la cosa più giusta… Umanamente sono degli eventi che non si concepiscono perché c’era la rabbia e la tentazione di reagire; perché a volte è giusto non dare spazio a quello che pensi. Difronte a un’apocalisse del genere la fede non basta, ma allo stesso tempo senza di essa non puoi andare avanti, è essa che ti fa reagire in un certo modo piuttosto che in un altro, pure imprecando o bestemmiando. Non una bestemmia malevola si intende ma un frutto della stizza, per un qualcosa di troppo forte”[2].
Don Pierino è stato un faro che ha illuminato il nostro incerto cammino, soprattutto nelle ore in cui tutto sembrava essere perduto per sempre. La fede è essa stessa un’esperienza straordinaria che ti consente di reagire in un modo certo e non in un certo modo. Forte il suo atto di affidamento alla Vergine di Porto, protettrice della provincia di Catanzaro, dove fino a poco tempo fa, agevolato dal collegamento ferroviario, si è recato a celebrare la Santa Messa durante i martedì precedenti alla grande festa. Un appuntamento irrinunciabile!
Al suo fianco, per una parte considerevole dell’esistenza, ha avuto il fratello e la sorella, che lo hanno accudito con calore e affetto. Tutti e tre insieme nel poco tempo libero a disposizione, per ritemprarsi al fresco, si concedevano delle gite in Sila. Poi per loro due è arrivata la malattia e lui, oramai non più giovanissimo, non si è staccato più dal loro capezzale. Quante notti insonni a vegliarli o semplicemente a stringergli la mano! Nonostante l’aggravarsi della situazione familiare, anche quando la stanchezza e la tristezza si impossessavano del suo corpo, ha continuato ad essere presente nelle attività della parrocchia. Questo fino al 2016, quando poi si è ritirato a vita privata. Oggi trascorre buona parte delle giornate immerso nella sua biblioteca e tra i suoi appunti, “leggo sempre” ci tiene a sottolineare. Quotidianamente è sorretto ed aiutato validamente da Graziella e Giuseppina, che si dedicano a lui con tanta premura.
Novant’anni sono un evento da festeggiare e da ricordare; da festeggiare per lui e per la sua famiglia come importante traguardo della vita e nella vita, e da ricordare per tutti noi, per i forti messaggi di speranza che, da sacerdote, ha saputo trasmetterci. Si, già, la speranza, l’aspettativa di poter guardare al futuro con determinazione e fiducia e mai con illusorietà e scoraggiamento.