di Giovanni Petronio –
È un pomeriggio di una domenica di agosto quando incontro Michele Damiano, nella sua Scigliano, precisamente al km 41 dell’omonima stazione, a me tanto cara. Da alcuni anni risiede in Piemonte, lavorando presso un’importante società di costruzioni, e la sua storia non può non essere raccontata.
Egli infatti è stato uno dei pezzettini del grande puzzle che ha collaborato all’edificazione del nuovo ponte di Genova! È stato una parte di un incastro di fondamentale importanza, che ha restituito linfa vitale a una città, a una regione, e all’Italia intera. Ha assistito da una collinetta alla distruzione di quello che rimaneva del Ponte Morandi e dal suo ufficio ubicato sotto la pila 9 non ha mai smesso di lavorare… L’ha fatto ininterrottamente per un anno di fila, con spirito di abnegazione e soprattutto con fierezza e con la consapevolezza di partecipare all’erezione di un’opera storica che nemmeno il Covid poteva interrompere!
“Appena arrivato ho avuto l’impressione di trovarmi a Ground Zero[1], ho percepito il vuoto e il silenzio. Una situazione surreale che mi ha rimandato a quel 14 agosto, alle vittime, a quel dolore che aleggiava nell’aria, ma anche al futuro e all’impresa che dovevamo e volevamo edificare. Tutte le regioni d’Italia erano rappresentate, Nord, Centro, Sud… Tutti eravamo orgogliosi di sentirci italiani! Quando ci spostavamo in macchina o in pullman, grazie alla pettorina, la gente ci riconosceva, ci ringraziava, ci abbracciava, momenti speciali… È stato rinominato il Modello Genova. Sono convinto che l’arma vincente molto probabilmente sia stata l’invenzione di una regia unica, con un solo responsabile, che in quel caso era un commissario, che ha gestito in maniera impeccabile ogni iter, snellendo drasticamente la burocrazia, che di solito ritarda di molto l’esecuzione dei lavori. Una sfida vinta, pur con tante vite spezzate che non possono essere dimenticate”.
Lui è convinto che questo stile di esecuzione possa essere importato anche nel Meridione: “Se è accaduto li è chiaro che tutto può essere recepito anche qui in Calabria, tanto può essere fatto e pure in tempi contenuti, sia per quanto riguarda la ferrovia che le strade… Difatti lo dimostrano i lavori di qualche anno fa sull’A2: la nuova galleria di Palmi o a San Mango d’Aquino, dove sono stati ottenuti notevoli e fruttuosi risultati, e dove ho avuto la fortuna di lavorare anche io”
Poco prima di salutarci, accanto alle rotaie piene di sterpaglie della Cosenza-Catanzaro, (proprio quelle che ancora attendono di essere riprese e rese funzionali, grazie alle delibere CIPE, ancora inattuate e di cui parlerò molto presto), aggiunge: “Appena terminata la prima pila[2], a settembre 2019, eravamo entusiasmati, ma non potevamo festeggiare come di solito in altre situazioni avevamo fatto, il momento non lo consentiva. Erano morte delle persone, non era eticamente corretto e poi non potevamo perder tempo. La prima pila, la prima campata sono stati momenti che mai scorderò, ce li ho scolpiti nel cuore… Ho avuto l’occasione di salutare il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, che ha voluto sapere da dove venissi… Orgogliosamente gli ho detto «Sono di Scigliano, vicino Cosenza!» Mi sono commosso, ho pianto…”
Grazie Michele.