Di fronte a quanto drammaticamente straziante sta accadendo nello scenario internazionale, scrivere ancora sull’Autonomia differenziata può risultare avvilente.
Eppure scriverne è indispensabile fino alla fine.
Per informare, puntualizzare, argomentare sull’ultimo inganno che si sta mettendo in campo per tacitare i dubbiosi. Per tenere in baldanza i sostenitori. Per frenare il malessere che si sta espandendo nelle fila dei “governativi”.
Non soltanto nelle Regioni meridionali. Anche in quelle centro-settentrionali.
I cosiddetti LEP, Livelli Essenziali di Prestazione, sono i “fratelli” maggiori dei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza già in vigore da un ventennio e risultati fallimentari soprattutto nelle Regioni impoverite. Come la Calabria, ultima in graduatoria.
I LEP, avrebbero avuto un bel senso se rispettosi del Principio di eguaglianza iscritto nel comma 2 dell’art 3 della Costituzione. Quelli dei quali si parla, a proposito dell’Autonomia differenziata, sono invece un totale bluff, E si capiva da subito.
1 – Perché è’ stato approvato un testo di legge a costo zero. Senza copertura finanziaria, demandando all’esito dei lavori di una Commissione l’individuazione dei Livelli e i relativi costi. Secondo tutti i centri studi potranno essere calcolati dagli 80 ai 120 miliardi necessari. Proprio in base al “livello” individuato materia per materia delle 14 possibili materie richiedibili dalle singole Regioni. Costi elevati che con il Bilancio dello Stato, in debito di 3mila miliardi, non è possibile affrontare per vari decenni.
2 – Perché, appunto, i livelli possono essere indicati ad un “livello” minimo, medio o massimo, a seconda della valutazione che la Commissione vorrà concordare.
Pensiamo ad una Persona febbricitante che si presenta da un Medico. Si può vedere ordinata una “tachipirina” e… “… se non passa poi vedremo”. Si può ricevere maggiore scrupolo e, dopo una beve visita, sentirsi ordinato un consulto specialistico. Per un approfondimento delle cause. Si capisce quanto è fluttuante un “livello essenziale”?
3 – Perché, comunque sia, i LEP, nel contesto delle normative in cui sono stati inseriti nel Testo di Legge producono quattro effetti del tutto beffardi ingiusti e inaccettabili.
IL PRIMO – Le norme stabiliscono che su 9 materie non è necessario aspettare la definizione dei livelli e dei relativi costi. Le Regioni subito dopo l’entrata in vigore della Legge possono chiederne e ottenere la “potestà legislativa”. Cosi come si sono apprestate a fare Veneto, Lombardia e Piemonte su: 1 – Previdenza complementare e integrativa; 2 – Coordinamento di finanza pubblica e del sistema tributario; 3 – Casse di Risparmio, Casse rurali, aziende di credito regionali; 4 – Enti di credito fondiario e agrario regionale; 5 – Rapporti internazionali e con la UE; 6 – Commercio con l’Estero; 7 – Professioni; 8 – Protezione civile; 9 – Organizzazione della Giustizia di Pace.
Possono sembrare materie non importanti. Non è così. Se si pensa che ogni Regione può decidere come ritiene. Pensate ai “Rapporti internazionali”, al “Commercio estero” o alla “Protezione Civile”. Come sarà possibile che decidano in proprio singole Regioni? Infatti, i ministri Competenti, che prima hanno approvato la Legge alla cieca, ora cominciano a rendersene conto. Però cercano di prendere tempo: Tajani, Musumeci. Senza il sussulto necessario per sospendere o, meglio, bloccare. la Legge. Per ragionare daccapo. Si stanno mettendo solo dalla parte del torto. Le norme approvate consentono a Calderoli, a Zaia, a Fontana di procedere.
Ma, come è possibile affidare già la “potestà legislativa” alle Regioni sulle 9 materie, come il “Commercio con l’Estero” o la “Protezione civile”? Quest’ultima richiede interventi nazionali coordinati, come nei terremoti, nelle alluvioni, nei soccorsi vari,
Saranno presentate presto delle proposte di Intesa e allora si vedrà a che gioco pericolosamente stanno giocando i Tajani di Forza Italia e i Musumeci dei Fratelli d’Italia! Verificheremo i comportamenti in Parlamento. Non sui titoli dei giornali.
IL SECONDO – Le norme del Testo di Legge richiedono che siano definiti e calcolati i costi dei LEP. Ma non richiedono che siano rese disponibili in toto le somme in bilancio per affrontare i costi indicati. Richiedono che una volta definiti e calcolati i costi generali, ogni Regione può ottenere la potestà legislativa sul numero di materie richiedibili stipulando una “Intesa”. Essa viene preceduta da un esame da parte del Presidente del Consiglio (Meloni) o dal suo delegato Ministro competente, cioè Calderoli! (Che è già all’opera sulle 9 materie). L’Intesa potrà essere stipulata purché la Regione richiedente dimostri di potere garantire i LEP definiti e i relativi costi previsti sulla base delle proprie entrate tributarie. Quali Regioni saranno in grado? E’ difficile capire che ci sono Regioni che potranno garantire e altre no? Indovinate quali!
Coloro che si appellano ai LEP per giustificare le loro ignavie, i loro consensi e le loro ingannevoli rassicurazioni agli elettori, l’hanno capito come si applicheranno le norme del Testo di Legge Calderoli che hanno approvato?
IL TERZO – Di fronte alle difficoltà incontrate per definire i LEP e individuare i costi, sta emergendo una beffarda vergognosa proposta. Quella di definire livelli e costi riferendoli al cosiddetto “costo della vita”. Cioè livelli e costi differenziati (altro che essenziali) a secondo delle aree della Penisola sulla base del PIL prodotto! Una soluzione che riporterebbe l’Italia ad una frammentazione ancor più grave sul piano socio-territoriale degli Italiani. Senza alcun senso. Di tipo pre-risorgimentale.
IL QUARTO – Personalmente continuo a sostenere che con o senza i LEP, con o senza gli 80-120 miliardi necessari per realizzarli, anche se fossero disponibili da subito, il Testo di Legge deve essere contrastato fino al ritiro, perché troppo gravi sono le conseguenze che provocherà.
Se ancora non si è capito:
Le diseguaglianze, già gravi, in netto contrasto con il Principio del comma 2 dell’art 3. nel quale si impegna la Repubblica a “rimuovere gli ostacoli”, verranno istituzionalizzate
La formazione di “22 staterelli” dissolverà l’Unità dello Stato Basta pensare che potranno formarsi 22 sistemi scolastici. Diversi da Regione a Regione.
Così potrà avvenire in tutte le 23 materie.
Che Stato potrà essere? Quale Italia faremo trovare a figli e ai nipoti?
Dove si stanno seppellendo gli Ideali risorgimentali di unificazione della Penisola?
Come potranno vivere i Valori universalistici iscritti in Costituzione, frutto del martirio della Lotta di Liberazione?
No. Non possiamo e non dobbiamo renderci corresponsabili di scelte di spezzettamento dello Stato e di una Italia resa a frantumi socio-economico-territoriali
Prepariamoci ad affrontare con entusiasmo coinvolgente e partecipato il prossimo appuntamento referendario per bocciare seccamente il tentativo secessionista dei leghisti e l’ignavia complice dei fratellastri e dei forzisti d’Italia.
In Calabria dobbiamo subire l’amarezza di essere rappresentati da “una classe dirigente” inerte. “Salveminianamente ascarizzata”,
La classe dirigente al governo della Regione sta prendendo umilianti schiaffi di giudizio di incapacità. Purtroppo, non solo assorbe, ma si sta rendendo proprio ridicola nei comportamenti e nelle argomentazioni.
Abbiamo un Presidente del Consiglio, Mancuso, e una parlamentare. Loizzo, che si fanno amplificatori della propaganda leghista. Impudentemente continuano a propagandare che l’Autonomia differenziata creerà “opportunità e responsabilità”.
Abbiamo Il Presidente della Giunta, Occhiuto, che addirittura si esercita in giravolte, sostenuto soprattutto dalla Presidente dell’ANCI, Rosaria Succurro, e dalla parlamentare Straface.
Egli dopo mesi e mesi trascorsi con interviste sull’Autonomia ripetendo il sahariano slogan del “vedere denaro comprare cammello”, è passato a riconoscere che quel testo “…non offre opportunità né al Nord né al Sud”. Poi ai Giovani forzisti ha argomentato che in fondo nella Legge si possono intravvedere delle opportunità! Quali non lo dice.
Sono atteggiamenti frutto del solo timore di perdere consensi.
Non hanno nulla a che vedere con la consapevolezza, che sarebbe necessaria e urgente, di dover contrastare la Legge, che pure hanno approvato, una volta resisi conto che davvero produrrà maggiori diseguaglianze, dissolvimento dello Stato, spezzettamento della Penisola e frantumazione sociale, territoriale e istituzionale.
Purtroppo si deve constatare come non solo la “classe dirigente della politica” governativa calabrese, dal livello regionale a quello provinciale a quello comunale, è inerte o compiacente e complice di quanto sta già accadendo.
Sono colpevolmente inerti interi strati di cittadini, Ordini professionali, Associazioni imprenditoriali e di varie categorie, comprese quelle dei “Benemeriti” componenti dei Rotary e dei Lions. Non risulta che abbiano trovato il modo e il tempo per assumere qualsivoglia iniziativa, di sostegno o di contrasto o di studio ed approfondimento delle norme approvate dell’Autonomia differenziata e delle conseguenze.
A contrario si deve dare merito alle migliaia di Persone aggregatesi coraggiosamente in diversi Comitati durante i mesi estivi per raccogliere le firme onde ottenere che siano i cittadini elettori a stabilire la sorte della Legge con un esito referendario.
Speriamo di bocciatura della Legge votando SI. Augurandoci che avvenga intanto un generale risveglio e sia possibile una larga partecipazione.
Angelo Falbo