Sulla nostra malsicura Penisola aleggia uno spauracchio. È l’autonomia differenziata, la riforma che, attraverso il conferimento di maggiori poteri alle regioni, potrebbe svantaggiare quelle meno attrezzate, come la Calabria, ampliando quindi le diseguaglianze economiche e sociali fra il Nord e il Sud del Paese.
Se ne è parlato ad Aiello Calabro (CS), nei rinnovati spazi della biblioteca comunale sita nella ex casa del fascio del centro della Valle del Savuto.
La conversazione è principiata dal nuovo libro del giornalista Antonio Ricchio dal titolo Colpo allo Stato, da qualche mese pubblicato dalla casa editrice Falco, che ha visto protagonisti, oltre all’autore del volume, Luca Lepore, sindaco di Aiello, Ugo Floro, giornalista, e Franco Iacucci, consigliere regionale e già primo cittadino del comune affacciato sul Tirreno, in due diverse occasioni, dal 1994 al 2021. A introdurli e a coordinare gli interventi Antonio Chieffallo, giornalista e presidente dell’Associazione Muricello.

Una legge spacca Italia
L’autonomia differenziata si tradurrebbe in “un dramma” per la Calabria, sostiene il sindaco Lepore, perché potrebbe intaccare settori già più che sofferenti: la sanità, la scuola, i servizi. Settori, ovvero diritti civili che dovrebbero essere inviolabili.
La cosiddetta Riforma Calderoni – dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, primo firmatario della proposta di legge –, secondo gli intervenuti, aumenterebbe infatti le disparità fra i cittadini italiani. È “una legge spacca Italia”, afferma risolutamente Lepore, del tutto a scapito del valore dell’unità nazionale.
Autonomia differenziata: un termine, differenziata, che di per sé rema nel verso opposto rispetto alla parola unità. E, come riporta puntualmente nel sottotitolo del testo Antonio Ricchio, è proprio l’unità del Paese a essere messa alla prova.
Col piglio del giornalista trasparente e obiettivo, nelle pagine del suo libro Ricchio spiega in maniera diretta di cosa parla il disegno dell’autonomia differenziata e quali rischi correrebbe il Sud Italia se la riforma, così come è impostata, dovesse prendere forma.
L’unità nazionale come priorità
Entrando più nel merito della storia della famigerata riforma – e invitando gli organi di stampa e l’opinione pubblica a non ricamarvi attorno alcuna battaglia ideologica fra centrodestra e centrosinistra –, il consigliere regionale Iacucci sottolinea la necessità di affrontare il problema mantenendo come stella polare lo spirito unitario, temperie inesistente nell’attuale disegno della legge. Una legge che, all’opposto, presenta tratti a dir poco secessionistici.
Tenere alta la guardia e acceso l’interesse verso l’argomento, disporre nuovi tavoli di confronto, sia nei centri che nelle periferie, battere i pugni se necessario; che le azioni possano rappresentare uno sprone per i governi del Centrosud, ma pure del Nord, “perché se il Sud del Paese è debole anche il Nord si indebolisce” sostiene Iacucci.
Le interviste raccolte nel libro
Responsabile dell’edizione di Catanzaro della “Gazzetta del Sud”, Antonio Ricchio ha raccolto nel volume alcune interviste circa l’argomento autonomia differenziata con esponenti di prim’ordine della politica e del diritto come Roberto Occhiuto, Agazio Loiero, Pier Luigi Bersani e Sabino Cassese.
Scritto con rigore giornalistico e un linguaggio chiaro e per gli addetti ai lavori e per la società civile, Colpo allo Stato è volto a stimolare un dibattito pubblico attorno a una riforma che così come è concepita potrebbe arrecare ulteriori grane all’economia e alla società del Meridione d’Italia. Il libro è quindi finalizzato a un approccio consapevole, con strumenti idonei, a un possibile, venturo referendum riguardante la riforma, eventualità già orientata dalla scossa tellurica generata dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato non legittimi alcuni aspetti sostanziali della riforma Calderoli.
Seppur confermi la comparsa e lo sviluppo di “un moto di ribellione verso una legge penalizzante per il Mezzogiorno”, Antonio Ricchio appalesa un certo scetticismo riguardo il referendum, un referendum che, nel caso dovesse realmente materializzarsi, sarà abrogativo e perciò, va ricordato, al fine della validità giuridica necessiterà del raggiungimento di un quorum pari alla maggioranza (50% più uno) degli aventi diritto di voto. Un altro preoccupante spettro in un Paese sempre meno in confidenza con le urne.
Antonio Pagliuso