Il titolo è una provocazione, ma non troppo, se si pensa alle parole pronunciate di recente dal commissario alla sanità calabrese Massimo Scura, sempre più lontano dalle esigenza della gente e sempre più pronto a portare a termine il suo compito di “tagliatore di costi” con ogni mezzo e senza tenere in alcuna considerazione i costi sociali di questa operazione.
E’ da tempo che abbiamo colto l’inconsistenza delle ripetute e vuote promesse che vengono fatte in tema di sanità (a tal proposito si veda anche il nostro articolo “Ospedale del Reventino: incontri al vertice, schermaglie, parole prive di significato”), ma ora stiamo toccando il fondo, con un atteggiamento di rara insensibilità e con politiche che tendono, più o meno consapevolmente, a favorire ulteriormente la sanità privata e l’emigrazione per salute dei calabresi.
A completamento delle nostre considerazioni, proponiamo di seguito la lettura di un esplicito e alquanto colorito comunicato stampa, titolato “La sanità fatta di insulti”, emanato, in data 28 agosto 2015, dal Comocal (Comitato Ospedali di Montagna Calabresi) per il tramite del suo presidente Alessandro Sirianni, con il quale ci troviamo in totale accordo.
<< Ci siamo sentiti offesi e denigrati, noi, non essendo di Trebisacce, non essendo delle marine, quando un commissario – almeno i giornali riportano questo – a una vasta zona importante come l’alto ionio cosentino dice sul loro ospedale: siate quattro gatti, cosa pretendete? Siete a un’ora da Taranto e a due da Bari. Come se la regione Calabria l’emigrazione sanitaria non la paga, come se andare a Taranto o Policoro è gratis per la regione. E qui Oliverio ha il dovere di dire la sua. Intanto fiutando l’affare la Basilicata ha rafforzato l’offerta sanitaria di confine, mentre la Puglia guarda con interesse ciò che accade in Calabria allestendo un sistema pronto ad accogliere determinate patologie. Scura parla e dice come se fosse al bar dello sport, infischiandosene dei cittadini ionici, che in quel contesto hanno in mano una sentenza del Consiglio di Stato, inappellabile; che invita le autorità a ripristinare l’ospedale di Trebisacce. E su questo ancora una volta Scura è stato lapidario: “la sanità non la gestiscono e decidono i giudici”. Siamo di fronte a un gerarca a cui la politica regionale non si oppone, almeno questa è la percezione, se non si tolgono le schermaglie di rito. Noi del COMOCAL, stiamo ricevendo proposte da altri contesti che non sono montani, per fare rete contro questo modo di gestire la sanità in Calabria, avvertiamo una certa presa d’atto della gente che vuole capire meglio ciò che accade. Ma ciò che accade è semplice, portare nel privato quel poco di pubblico che è rimasto (già la Calabria è la seconda regione d’Italia per accreditamento sul privato dopo la Lombardia), lo si denota da come ultimamente si trovano gli accordi giusti sulle cliniche da convenzionare. E mentre Trebisacce e Praia a Mare languono, altri ospedali a un tiro di schioppo, per dirla in numeri solo dieci minuti di macchina, dagli HUB regionali, si vedono inviare truppe di medici e paramedici per rinforzare strutture complesse, alcune delle quali non in ottemperanza con gli standard numerici europei. Tutto, mentre l’ospedale di Serra San Bruno annaspa nei suoi problemi legati al personale, così come quello di Soveria Mannelli, in preda ai pensionamenti non sostituiti e alle idee da mettere in campo. Mentre Acri e San Giovanni, si prosciugano come neve al sole, quando Scura durante una visita a San Giovanni, ha detto ai concittadini di Oliverio che perderanno laboratorio analisi e altro e di questo dovranno farsene una ragione, tutto di fronte a una folla inferocita. Questa è la vera inconsistenza commissariale, alimentare piazze precise e togliere l’aria ad altre, infischiandosene anche della magistratura. Che ci sia un piano di rientro e comunque si deve fare ristrettezza lo comprendiamo dal 2007, ma che da questo si arrivi a togliere l’essenziale minimalistico non lo comprendiamo. Di per sé la condizione commissariale impone durezza e decisionismo ma superare anche l’etica del linguaggio probabilmente non è e non deve essere un esercizio del tutto arbitrario. Scura e Urbani se hanno convincimenti sulle distanze da abbattere come soluzione dei problemi, visto che consiglia a quelli di Trebisacce di andare a Taranto per risparmiare, potrebbe risparmiare oltremodo chiudendo l’ospedale di Reggio Calabria, visto che con soli 10 minuti di aliscafo possono raggiungere Messina. Ma siamo certi a questo non ci è ancora arrivato, quelli di Reggio comincino a pregare, perché se fiuta la cosa proporrà la ripresa dei lavori del ponte sullo stretto. >>
PS: Si invitano tutti coloro che vogliono esprimere la propria opinione sui temi trattati nell’articolo a farlo cliccando sull’opzione “Lascia un commento”.