Proprio come se si trattasse di una grande città, Soveria Mannelli, che pure è città, ma non è grande, ha atteso Gioacchino Criaco, che puntualmente è arrivato e ha tenuto incollato alle poltrone dell’Officina della Cultura un uditorio selezionato e attento a cogliere il significato più profondo di ogni sua singola parola.
A fare questo piccolo miracolo è stato ancora una volta Sciabaca Festival, la kermesse culturale inventata dalla casa editrice Rubbettino, che non ha mai voluto lasciare il luogo che l’ha vista nascere e crescere fino a ottenere un ruolo di primaria importanza nell’editoria nazionale.
Per la verità si dovrebbe dire che Gioacchino Criaco è tornato a Soveria Mannelli, dove è stato spesso, come lui stesso ha confermato, dopo quella prima importantissima volta in cui, assieme all’editore Florindo Rubbettino e al direttore editoriale Luigi Franco, ha dato vita alla prima edizione di Anime Nere: un libro che “ha avuto un’onda lunghissima di successo, iniziato qui perché qui ha incontrato delle menti illuminate che hanno subito percepito le potenzialità del romanzo e lo hanno pubblicato, cosa non scontata perché spesso le opere come quelle di Criaco rimangono in un cassetto”. Così è stato presentato il libro, in occasione del decennale dalla sua pubblicazione, dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino che ha brillantemente assunto il ruolo di moderatrice della serata.
“Rubbettino ha avuto coraggio a pubblicare il libro di un ‘africoto’ riottoso, ribelle e irredimibile – ha subito confermato Criaco – e abbiamo dovuto passare i primi tempi a difenderci, ma poi il romanzo ha contribuito a sprovincializzare la letteratura calabrese e, grazie al film, ha trasformato la locride da mondo subalterno in una terra di cinema”. E in effetti, in quei luoghi, si stanno girando altri film e lo stesso romanzo sta per uscire sul mercato americano, così come era già uscito su quello francese e tedesco, legittimando appieno, con questo suo percorso, il titolo che è stato dato alla serata: “Dall’Aspromonte al mondo e ritorno”.
Chiamato in causa, il direttore editoriale Luigi Franco ha detto di aver avuto “il privilegio e la fortuna di incrociare qualcosa che aveva un valore intrinseco, perché Criaco non è un epigono dei grandi scrittori calabresi, ma una voce assolutamente nuova e diversa.”
L’editore Florindo Rubbettino ha dato merito ad alcuni giornalisti, tra cui la stessa Maria Teresa D’Agostino, che hanno percepito subito l’importanza del libro, mentre altri si sono allineati solo dopo il suo successo. “Anime Nere è stato una folgorazione per noi, dilagata inizialmente all’interno della casa editrice e poi presso i librai e i lettori; sarebbe stato gravissimo se non ci fossimo resi conto del valore dell’opera, – ha proseguito Rubbettino – un valore, oltre che letterario, anche pedagogico e sociale, di redenzione, perché mostra una via d’uscita, fa capire che ci sono altre strade che si possono percorrere”.
Criaco ha aggiunto che “servono azioni concrete per riappropriarsi del territorio, azioni rivoluzionarie, come presentare il libro proprio ad Africo, in piazza, dove c’era tutto il paese e quindi di tutto”. E poi ha ricordato il periodo della pubblicazione, un periodo in cui “abbiamo fatto una cosa che non è facile fare in Calabria, abbiamo lavorato insieme”, fin dalla scelta del titolo per il quale, su suggerimento di Luigi Franco, è stato adottato quello che inizialmente era solo il titolo di un capitolo, lo stesso voluto fortemente anche dal regista Francesco Munzi per il suo film.
Sono poi intervenuti un giovane cineasta e un altrettanto giovane musicista e attore. Il primo, Vincenzo Caricari, ha curato il casting nella locride per il regista Francesco Munzi: lui, che era andato a Roma per fare cinema, ha potuto dire che “il cinema invece è venuto a trovarci a casa nostra”; mentre il secondo, Marco De Leo, è stato scelto per un ruolo nel film, cosa che ha favorito un suo successivo lavoro con Ridley Scott.
E dunque Criaco ha potuto ribadire, in chiusura, quanto il libro sia stato “importante per la Calabria, perché ha cambiato la vita di tante persone, che hanno trovato il modo di esprimere un talento che già c’era”. Un qualcosa di importante, ha tenuto a ripetere lo scrittore nel salutare i presenti, che è nato proprio qui: a Soveria Mannelli.
di Raffaele Cardamone