Presso il Polo Museale di Tiriolo è stato presentato l’ultimo libro di Francesco Bevilacqua, “Le fantasticherie del camminatore errante”.
Per trovare la via bisogna perderla, “ed è quell’errare che dà senso alle nostre vite”, perché in grado di trasformare la ricerca in un ritrovamento.
Il “cercatore di luoghi perduti”, come ama definirsi l’autore, attraverso un’idea di cammino che diventa conoscenza, scoperta, preghiera, ci conduce in terre favolose, ma anche nell’intimità più riposta di ciascuno di noi.
In un alternarsi di “erranze”, brevi racconti di viaggio, la maggior parte della durata di una giornata, e di “fantasticherie”, riflessioni sulla vita, sui luoghi, sul creato, sull’uomo, si va delineando così il suo profilo di uomo “errante”, un po’ eremita, un po’ solitario, immerso nel fantastico quadro della natura.
Così l’occhio del lettore, come dinanzi ad un dipinto, è lasciato libero di fluttuarvi all’interno e di mettere in moto il proprio sguardo interiore.