La “Farsa” è un’opera teatrale interpretata da soli uomini la cui trama è composta da situazioni e personaggi stravaganti che, seppur mantenendo un certo realismo, estremizza i loro caratteri buffi e irrazionali. L’origine di questo genere teatrale pare risalga ai tempi degli antichi romani.
La “Farsa mottese” nasce intorno alla fine del 1700 e gli inizi del 1800 da sempre proposta come un’opera di teatro da strada durante la domenica di Carnevale in cui gli attori girano per le piazze del paese raccogliendo attorno a loro molti spettatori.
È una tradizione antica che viene tramandata da una generazione all’altra con grande passione ed entusiasmo. La rappresentazione narra le vicissitudini degli abitanti di Motta Santa Lucia riportando lo spettatore nell’antico mercato del paese, dove molti artigiani si adoperano a svolgere con maestria il proprio lavoro. Si assiste a scene di vita quotidiana tra moglie e marito, amanti mal celati e litigi che richiedono l’intervento dei soldati al seguito del loro capitano.
Tutto questo fa da contorno al protagonista Carnevale, un uomo bizzarro dedito agli eccessi della vita, dal carattere ingenuo e sempre ben disposto verso gli altri. Si trova a discutere con l’altro personaggio chiave della messa in scena, Corajisima che lo schernisce per come ha condotto la sua esistenza, oramai giunta al termine proprio a causa degli eccessi.
Lo scambio di battute fra Carnevale e Corajisima è un’allegoria della festività del Carnevale. Il personaggio di Carnevale con la sua natura allegra e godereccia rappresenta proprio la spensieratezza e la giocosità che caratterizzano l’omonima festa, mentre Corajisima, severa e poco incline ai piaceri della vita, ricorda le caratteristiche del periodo quaresimale. Infatti l’opera termina con la dipartita di Carnevale che lascia il posto a Corajisima.