<<Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza>>.

Con questo comunicato dell’8 Settembre 43, del M.llo Pietro Badoglio, termina il tormentato periodo del Regime Fascista, la cui caduta era già avvenuta il 25 Luglio. Inizia l’Armistizio con gli Alleati. Per l’Italia cessa la Seconda Guerra Mondiale alleata con la Germania. Inizia una fase di “guerra civile” che porterà alla Liberazione del 25 Aprile 1945. Con il referendum del 2 Giugno 1946, si formerà la Repubblica, e il 1° Gennaio 1947 seguirà l’entrata in vigore della sua Carta/ Legge fondamentale, la Costituzione.
In mezzo c’è una fase storica convulsa. Nella notte del 25 Luglio 1943, di fronte alle ripetute sconfitte su tutti i fronti delle armate fascionaziste, il Gran Consiglio del Fascismo. approvò un ordine del giorno, del gerarca Dino Grandi. con cui vennero tolti al Duce i poteri di Comando delle Forze Armate. Vennero restituiti a Re. Alcuni stessi gerarchi che avevano guidato la fantomatica “marcia su Roma” e lo stesso genero del Duce, Ciano, rendendosi conto che la guerra era persa e bisognava salvare il salvabile avevano assunto assieme ad altri 15 componenti una tale decisione, drammatica per il regime.

<<Il Gran Consiglio del Fascismo,
riunendosi in questi giorni di supremo cimento, volge innanzitutto il suo pensiero agli eroici combattenti di ogni arma che, fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia in cui più alta risplende l’univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e d’indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate.
Esaminata la situazione interna e internazionale e la condotta politica e militare della guerra;
Proclama
il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l’unità, l’indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l’avvenire del popolo italiano;
Afferma
la necessità dell’unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest’ora grave e decisiva per i destini della Nazione;
Dichiara
che a tale scopo è necessario l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni, i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali;
Invita
il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l’onore e la salvezza della Patria, assumere, con l’effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5° dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre Istituzioni a lui attribuiscono, e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra augusta Dinastia di Savoia
Roma, 24 luglio 1943
Dino Grandi – Presidente della Camera
Seguono le altre 18 firme a favore :
Giuseppe Bottai, Luigi Federzoni, Galeazzo Ciano, Cesare Maria De Vecchi, Alfredo De Marsico, Umberto Albini, Giacomo Acerbo, Dino Alfieri, Giovanni Marinelli, Carluccio Pareschi, Emilio De Bono, Edmondo Rossoni, Giuseppe Bastianini, Annio Bignardi, Alberto De Stefani, Luciano Gottardi, Giovanni Balella e Tullio Cianetti che il giorno dopo scrisse a Mussolini ritrattando il suo voto;
le 8 firme contrarie :
Carlo Scorza, Roberto Farinacci, Guido Buffarini-Guidi, Enzo Galbiati, Carlo Alberto Biggini, Gaetano Polverelli, Antonino Tringali Casanova, Ettore Frattari;
l’unica firma di voto astenut : Giacomo Suardo>>.

Mussolini, incredulo sull’accaduto, fiducioso si recò dal Re per consegnare le dimissioni, sperando in un rifiuto. Invece furono accettate e al mattino dopo fu arrestato. Con sicure complicità Mussolini fu fatto liberare mentre era rinchiuso in una caserma dei Forestali a Campo Imperatore. Hitler voleva che Mussolini ricostituisse il Fascismo e, continuando l’alleanza, riconfermasse il suo potere di comando sull’Esercito in maniera da non restare scoperto sul fronte sud.
Mussolini liberato fondò a Salò la RSI (Repubblica sociale italiana) al posto del PNF ( Partito Nazionale Fascista) fondò un nuovo partito. il PFR (Partito fascista repubblicano, che ora prevedeva l’abolizione della Monarchia !) Ricostituì un Esercito il cui comando però veniva subordinato alle volontà di Hitler, chiamando a raccolta i reparti dell’Esercito regio. A firma congiunta fascista e nazista furono emessi diversi bandi chi chiamata alle armi di giovani di più leve e anche di richiamo di soldati congedati. I bandi erano minacciosi imponendo di recarsi nelle Caserme, orami quasi tutte controllate da Ufficiali tedeschi, porsi agli ordini dei Comandanti pena l’accusa di renitenza, con cattura fucilazione a vista e azioni ritorsive e persecutorie verso i familiari.
L’ambiguità del comunicato è evidente. Il Re e il M.llo Pietro Badoglio a capo di un Governo provvisorio , attraverso il Generale Castellano sottoscrissero la cessazione delle ostilità dell’Italia verso gli Alleati. Già il 3 Settembre. Stettero in silenzio per 4 giorni. Poi un comunicato degli Alleati li costrinse a rendere pubblico l’accordo.
L’ambiguità del comunicato era nella forma e nella sostanza: <<… Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza>>.

I soldati italiani dovevano “cessare di sparare contro gli Alleati”. Dovevano reagire solo ad “attacchi da qualsiasi altra provenienza”. E da quale parte sarebbero potuti venire attacchi ai reparti italiani? Hitler appena conosciuto il tenore dell’Armistizio dichiarò il territorio italiano “territorio occupato”. I soldati che non si presentavano nelle Caserme per consegnare le armi e ad ubbidire ai Comandi fascionazisti, per come diffuso nei bandi affissi in ogni contrada, venivano catturati e fucilati a vista.
Cosa fare? Avvenne di tutto. Ufficiali e sottoufficiali italiani in assenza di disposizioni chiare su come dovevano comportarsi nelle loro Caserme ordinavano alle truppe comandi diversi, a seconda di cosa decidevano per loro stessi. Chi volle arruolarsi all’Esercito della RSI tentando di portare anche truppe restie irreggimentate. Appena poterono sciolsero in gran parte i ranghi dandosi verso casa, chi poteva, o alla montagna. La gran parte degli Ufficiali e sottufficiali lasciarono libere le truppe i cui componenti si sparsero come poterono. Tanti di loro si preoccuparono dapprima di non farsi catturare. Considerati renitenti, ribelli, fuorilegge, banditi interi plotoni misti di milizie fasciste e naziste pianificarono rastrellamenti per catturarli. Si rifiutarono di continuare una guerra persa, oltretutto agli ordini di comandanti tedeschi, anche gran parte di coloro che pure fascisti convinti erano partiti in guerra volontari. Avevano risposto all’invito urlato durante la dichiarazione di guerra del 10 Giugno 40 dal Duce dal balcone di Piazza Venezia “…popolo corri alle armi “, tra entusiasmi e fanatismi festosi plaudenti, Tanti giovani universitari pur avendo diritto al rinvio interruppero gli studi per partire volontari.

Ora, dopo l’Armistizio si trovarono di fronte ad un drammatico momento. La caduta del fascismo del 25 Luglio aveva già prodotto un tramortimento con il crollo delle certezze sulla invincibilità del Fascio e del suo Capo. Ora si trattava ancor più tragicamente di decidere cosa fare. La crisi fu profonda e in alcuni Ufficiali portò al pianto, sentendosi ingannati e traditi nei loro giovanili e radicati ideali impartiti e coltivati per un ventennio, fin dai primi passi nei locali delle scuole materne e fino alla partecipazione obbligatoria al GUF (Gioventù Universitaria Fascista) . Canti, preghiere, marce, adunate, parate, gare, divise e giuramenti. Tutto vissuto protesi a primeggiare a dominare, a sentirsi eredi del grande impero.
La prostrazione e la frustrazione in moltissimi di loro furono dolorose.
Ma, combattere agli ordini di Ufficiali tedeschi, a guerra persa, No.
Quelli che si diedero alla montagna, quasi tutti senza alcuna adesione di natura politica, cercarono solo di non farsi catturare. Furono gli eventi a renderli consapevoli, che, fatta la prima scelta giusta di non volere combattere mettendosi a disposizione delle squadre fascio- naziste. Nelle montagne trovarono gruppi di antifascisti da sempre. Lentamente si resero consapevoli che bisognava fare un’altra scelta. Passare nelle fila partigiane del CVL, Comitato Volontari della Libertà , braccio armato del CLN – Comitato di Liberazione nazionale – Divengono partigiani combattenti, patrioti e benemeriti.
Hanno saputo fare la scelta giusta, anche a costo di sacrificio della vita.
Tanti sono caduti: Molti sono stati feriti e mutilati. I sopravvissuti hanno potuto far rientro nelle loro case.
Dalle nostre parti non sono stati accolti favorevolmente. Hanno trovato anzi un clima di ostilità, Le stesse autorità prefettizie, attraverso i Comandi Caserma li hanno tenuti schedati e sott’occhio, vigilati, come fossero stati davvero dei fuorilegge. E non invece dei veri patrioti, grazie ai quali la storia d’Italia ha potuto, dopo il nefasto periodo della dittatura fascista, riprendere il suo corso aggiungendo alle idealità del Primo Risorgimento, di avere un Regno unito, quelle dei diritti all’eguaglianza, alla giustizia sociale delle libertà , della democrazia. Di un cammino di Pace.
La Sezione Intercomunale dell’ANPI del Reventino, proprio per fare emergere dai loro stessi silenzi, e dal mutismo anche istituzionale intorno alle loro vicende, si sta impegnando in ricerche storico- memorialiste, per far conoscere i sacrifici dei tanti meridionali e di quelli specificamente di questi nostri Paesi che hanno partecipato nelle fila della Resistenze alla lotta partigiana di Liberazione.
Già è stato pubblicato un primo volume con 4 memorie di 4 distinti partigiani.
Questo è il senso del frutto dell’8 Settembre 1943.
Che non potrà essere né equivocato, nè offuscato, malgrado la sua stessa ambiguità.
Angelo Falbo