“Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 – precisa il testo – cinque soldati vennero fucilati alle spalle davanti al cimitero di Acquappesa sul terreno cosentino. Erano tutti calabresi e poco più che trentenni: Michele Burelli e Francesco Trimarchi da Cinquefrondi; Saverio Forgione da Sinopoli, Salvatore Di Giorgio da Cittanova e Francesco Rovere da Polistena. Appartenevano al 16° Battaglione del 141° Reggimento Costiero di Acquappesa.
Erano noti gli eventi successivi alla caduta del Regime del 25 luglio, all’arresto di Mussolini e alla nomina a capo del Governo del Generale Pietro Badoglio, in fuga con la famiglia verso zone più sicure assieme al Re. Inoltre l’esercito era allo sbando, senza che fossero state emanate disposizioni circa il comportamento da tenere nei confronti sia dei Tedeschi che delle forze nemiche.
In tempi normali il loro allontanamento dal reparto sarebbe stato ritenuto diserzione; ma giammai in tre anni di vita militare erano stati nemmeno sfiorati da tale pensiero. Tuttavia anche la decisione di passarli per le armi, per le stesse ragioni consigliava attenta riflessione. L’annuncio, poi, dell’armistizio, avvenuto il pomeriggio dell’8 settembre, imponeva una totale remissione della vicenda o quanto meno un rinvio dell’esecuzione. Ma così non fu; è come se dall’esecuzione dei soldati dipendesse chissà quale contropartita, fu comunque eseguita nelle primissime ore del mattino di giorno 9 settembre. Le cinque bare, si pensi, erano già pronte da due giorni! L’ordine dell’esecuzione capitale fu impartito dal Generale Luigi Chatrian, Comandante della 227à Divisione di Fanteria di stanza a Castrovillari ed eseguita dal Colonnello Ambrogi. Il quale nel predisporre il plotone di esecuzione incluse anche un cugino dei fucilati. Questo triste e spietato Generale forse alla ricerca di notorietà e sordo a tutte le preghiere pervenutegli da ogni parte di sospendere almeno la fucilazione, nel corso del procedimento cui fu sottoposto, arrivò a scusarsi dicendo che non aveva conosciuto la voce del Generale Badoglio che comunicava l’armistizio! Fu assolto e poi mandato al Parlamento della Repubblica nelle liste della Democrazia Cristiana, a tacere di altri importanti incarichi avuti dal Governo. Così va il mondo. Ma Acquappesa e i paesi vicini in cui il terribile fatto per l’8 settembre viene tramandato di padre in figlio non li ha dimenticati. Il misfatto è divenuto memoria collettiva.
Il Comune di Acquappesa – conclude la nota a cura della Libera Università Popolare di Acquappesa, presieduta da Emilio Sciammarella, da un’idea dell’avvocato scrittore Francesco Russo, affidata per la divulgazione al Sindacato Libero Scrittori Italiani sezione Calabria presieduto da Luigi Stanizzi – con delibera del Consiglio Comunale n. 47 del 2007, ha istituzionalizzato la ricorrenza dell’8 settembre; una stele marmorea è stata eretta nel luogo in cui avvenne la spietata esecuzione. I cinque soldati sono perennemente ricordati in tutte le famiglie, come fossero dei familiari. In occasione dell’ottantesimo anniversario della fucilazione vi saranno solenni celebrazioni”.