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Home » 400 anni di Sersale, 75 di Liberazione: storie di partigiani e sersalesi

400 anni di Sersale, 75 di Liberazione: storie di partigiani e sersalesi

La redazione di La redazione
25 Aprile 2020
in COMUNI, PERSONAGGI, Sersale
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400 anni di Sersale, 75 di Liberazione: storie di partigiani e sersalesi
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di Antonio Borelli –

Ci sono storie e uomini che non sempre troviamo sui libri. Anche se hanno contribuito, al pari di eventi più blasonati e conosciuti, a creare e costruire una comunità. Con l’impegno e coi valori, nell’ora più buia, rischiando affetti e mettendo in gioco la propria vita, questa è la storia anche dei Partigiani sersalesi.

In questo #25aprile complicato da festeggiare, Rifondazione Comunista, in pochi giorni e senza poter accedere ad archivi cartacei, grazie ad un passaparola tra compagni e discendenti ha individuato un elenco di partigiani sersalesi.

Nel 400° anno dalla fondazione di Sersale, riteniamo sia doveroso celebrare il 25 aprile con un ricordo dei sersalesi che hanno combattuto per una società più giusta e libera. Conoscere la storia del nostro paese è, secondo noi, il modo migliore per augurarci buon compleanno.

Riteniamo che il Comune di Sersale, nell’anno delle celebrazioni per i 400 anni, debba promuovere una ricerca storica più approfondita (e competente della nostra), coinvolgendo possibilmente gli studenti. Crediamo sia doveroso omaggiare questi nostri compaesani con una stele, come per i 13 coloni fondatori, o intitolando una via nella nuova toponomastica.

Mentre si ripropongono sterili tentativi di stravolgere la storia italiana, con un pericoloso revisionismo, è nostro dovere civico e morale festeggiare il 25 Aprile. Oltre a far risuonare “Bella Ciao” dai nostri balconi, offriamo un piccolo contributo alle celebrazioni per i 400 ani di storia di Sersale. Si tratta di un esercizio di memoria, sperando di stimolare la curiosità, il dibattito, il contributo di chi ha ulteriori dettagli da offrire alla nostra comunità.

Antonio Falbo, Antonio Sciumbata, Nicola Rotella, Pietro Falbo, Tomaso Taverna, Vincenzo Brindisi, Giuseppe Monterosso, Salvatore Bianco, Antonio Carmine Perri, Errigo Giuseppe, Francesco Lupia, Mancuso Giuseppe e tanti altri hanno difeso la nostra libertà. Esattamente come tanti altri più celebrati, hanno dato la vita per dare un futuro ai loro figli, rinnovando quotidianamente la fede nella giustizia e libertà scolpite nella nostra Costituzione, contribuendo alla crescita di Sersale. Di alcuni  abbiamo abbastanza notizie, di altri conservano il ricordo i figli, di molti non abbiamo che sparute tracce. Diversi Istituti di Storia della Resistenza (soprattutto quello piemontese) hanno archivi online in cui è possibile ritrovare alcuni nomi di partigiani nati o residenti a Sersale negli anni del secondo conflitto mondiale, ma dal 25 aprile all’8 settembre 2020 un progetto del MiBACT, dell’Istituto Ferruccio Parri ed altri metterà online 703.000 schede di partigiani, per cui sarà più facile scoprire più dettagli!

Di molti però, che  in seconda linea si sono impegnati a combattere il nazifascismo, ad ogni latitudine della penisola, non sappiamo assolutamente nulla: sono storie che mischiano emigrazione, impegno politico, desiderio di riscatto e libertà.

Quello che raccontiamo qui di seguito è frutto di una non molto approfondita ricerca attraverso archivi e resoconti delle organizzazioni partigiane. Il nostro obiettivo è passare ora il testimone a chi vorrà approfondire, ricercare, raccontare. Per costruire insieme un racconto dei partigiani sersalesi.

Antonio Falbo, classe 1924, ci ha lasciato lo scorso 30 novembre. Emigrato, operaio, dopo la disfatta italiana dell’8 settembre 1943, sceglie il campo antifascista e diventa Partigiano nelle Brigate Matteotti guidate dal Comandante Piero Piero in Val di Lanzo e poi nelle S.A.P. di Torino (Squadre di Azione Patriottica). Nome di battaglia “Smitk”, arrestato per il tradimento di un amico rivelatosi una spia dell’OVRA , sopravvissuto alle torture, fisiche e psicologiche, delle carceri fasciste di via Asti a Torino, Antonio Falbo è stato anche presidente dell’ANPI di Grugliasco (TO), nonché stimatissimo cittadino impegnato nella vita sociale e politica della città torinese. Ricordiamo il suo toccante intervento organizzato dall’ANPI Catanzaro in video conferenza nel 2015.

Antonio Sciumbata, classe 1920 deceduto da qualche anno. Fu volontario con compiti specifici nella 76° Brigata Luigi Gallo “Battisti” nel Canavese, una delle aree più importanti della Resistenza, conseguendo l’onorificenza di Benemerito. Ne conosciamo la storia grazie al figlio e compagno Enzo e ad una iniziativa dell’ANPI nel 2014.

Nicola Rotella, classe 1924, nome di battaglia “Binda”, è stato membro della 4° Brigata Garibaldi comandandone un nucleo. Probabilmente caduto nel 1944, non disponiamo al momento di informazioni più precise. Salvo che ha conseguito l’onorificenza di Partigiano, riservata solitamente a coloro che sono caduti o hanno combattuto attivamente per un periodo di almeno tre mesi in una delle formazioni della Resistenza.

Taverna Tommaso, classe 1924, nome di battaglia “Pino”, capo nucleo nella 2° Divisione Langhe. Una scheda dell’archivio delle stragi nazifascite, riporta il suo nome tra una serie di partigiani caduti in combattimento a seguito di rastrellamenti di Tedeschi e Brigate Nere. Tommaso è morto ad Agliano Terme (AT) tra il 26 e il 30 marzo 1945, proprio per l’attività di resistenza a seguito della nascita di una delle tante repubbliche partigiane (vere e proprie amministrazioni liberate), alla città di Agliano è stata conferita la medaglia d’oro al merito partigiano. Il suo nome è su una lapide commemorativa della 2° Divisione a Santo Stefano Belbo (CN), a fianco del cippo dedicato a Giovanni Balbo, padre del comandante “Nord” citato nel famosissimo libro Il partigiano Johnny. A volte i nostri concittadini hanno camminato un passo di lato alla grande storia…

Brindisi Vincenzo, 83° Brigata L. Comoli, inviato in Grecia come Carabiniere, dopo la disfatta dell’8 settembre si unì ai partigiani jugoslavi e, rientrato come carabiniere al suo paese di stanza, Villadossola (NO), fu sicuramente testimone degli eventi della Repubblica dell’Ossola (uno dei più avanzati esperimenti di liberazione cui prese parte anche Terracini, le cui riforme furono d’ispirazione alla Costituzione Italiana) e della feroce repressione nazifascista tra il ‘43 e il ‘45. Alla fine della guerra lasciò l’arma per un lavoro in fabbrica.

Perri Carmine Antonio classe 1923, l’8 settembre si trovava in Albania come militare dell’esercito italiano ma aderì alle formazioni partigiane. Raccontiamo un episodio ricordato da suo figlio, il compagno Franco. Come molti altri militari italiani, rischiava di essere internato nei campi di lavoro in Germania. Nei giorni precedenti alla partenza dei convogli si era ferito accidentalmente con paio di forbici  e per questo, camminava con difficoltà, i nazisti non lo ritennero “idoneo” allo scopo di trasformare ex alleati in animali da lavoro e perciò non lo caricarono sui camion. Ha conservato gelosamente fino alla fine dei suoi giorni quelle forbici, ritenendo che gli abbiano salvato la vita!

Bianco Salvatore, classe 1921, anch’egli soldato in Albania: dopo l’8 settembre aderì alle formazioni partigiane di Tito in Jugoslavia. Ritornò a casa solo nel 1947! Il figlio Giuseppe racconta che, giunto a Sersale, attese ancora qualche tempo prima di  presentarsi dalla madre perché lo riteneva ormai morto, sorte che invece toccò ad altri due suoi fratelli. Nel frattempo i familiari cercarono di consolare la madre infondendogli progressivamente la speranza che lui sarebbe tornato, per alleviare l’inevitabile choc emotivo di rivederlo vivo dopo anni.

Monterosso Giuseppe, classe 1912, dopo lo sbandamento dell’esercito seguito all’armistizio del 1943, i militari italiani nei Balcani vengono disarmati e fatti prigionieri dagli ex alleati nazisti. Accadeva però che nei primissimi giorni dopo l’8 settembre l’Esercito Partigiano di Liberazione della Jugoslavia assaltasse i convogli tedeschi e liberasse, tra i prigionieri, anche soldati italiani, nemici e occupanti fino al giorno prima! Molti di questi ex militari italiani aderiscono perciò alle brigate partigiane di Tito, costituendo progressivamente brigate partigiane di italiani in Jugoslavia. Con la qualifica di Partigiano Combattente – i nipoti conservano i documenti che attestano la sua militanza dal 9 settembre ’43 al 1 luglio ’45 – Giuseppe torna a Sersale oltre la fine delle ostilità come molti impegnati sul fronte jugoslavo.

Errigo Giuseppe, classe 1902, risulta nato a Sersale e membro della 7° BRG SAP DE ANGELI, una delle Squadre di Azione Patriottica attiva a Torino. Le SAP erano squadre di partigiani che operavano sul campo, mentre i GAP erano orientati al reclutamento, informazione, propaganda politica. Entrambe le organizzazioni erano inquadrate nelle Brigate Garibaldi, i partigiani di orientamento comunista o legate al PCI.  Il riconoscimento del ruolo di Benemerito lascia presuppore un ruolo attivo e rilevante, con proprio rischio, come prescrive il Decreto Luogotenziale 518/1945, nella lotta di Liberazione.

Giuseppe Gianzanetti, classe 1905, nato a Sersale ma cittadino Selliese, ha più volte partecipato, prima della sua scomparsa nel 2015, ad iniziative dell’ANPI Catanzaro per ricordare la fallacia e falsità dell’ideale fascista, i drammi della guerra e della resistenza sul fronte greco-jugoslavo.

Fallo Antonio, probabilmente Falbo, classe 1924, nome di battaglia “Teresina”, membro della Div. B. Buozzi, formazione di origine socialista in Piemonte. La data di nascita e gli indirizzi di residenza a Torino lasciano pensare che si tratti di una persona diversa rispetto al nostro compaesano di Grugliasco, a conferma della nutrita presenza di meridionali sui luoghi della Resistenza, come militari o come emigrati. Una pubblicazione del Consiglio Regionale del Piemonte sul ruolo dei partigiani meridionali, conta almeno 6000 tra partigiani, caduti, mutilati, di origine meridionale: di questi 256 originari della provincia di Catanzaro, di cui 140 Partigiani combattenti, 91 benemeriti e 22 caduti. Perciò è possibile che anche altri nostri compaesani abbiano contribuito in qualunque modo alla Liberazione.

Argirò Albino, classe 1920, nato a Cerva ma residente a Sersale, nome di battaglia “Lieto”, membro della 11° DIV GARIBALDI 177°BRG dal giugno 1944 a fine del conflitto, con la qualifica di Partigiano. Non abbiamo altri dettagli al momento.

Francesco Lupia, classe 1913, anche la sua scheda è nell’archivio dei partigiani che operarono in Piemonte, nome di battaglia “Franco”,  qualifica Patriota, membro della 5° Div. Monferrato. Il figlio racconta che operò nella zona di Tortona nella provincia di Alessandria.

Mancuso Giuseppe classe 1921, nome di battaglia “Tino”, nella sua scheda è indicato come residente in Via Mazzini, qualifica Partigiano, della 100° BRG GARIBALDI. Al momento non abbiamo ulteriori notizie.

Massa Lino, probabilmente Mazza, classe 1927, studente residente ad Alessandria ma nato a Sersale, membro della 2° DIV AUT BRG ROCCA ARAZZO insignito della qualifica di Patriota, “avendo collaborato alla lotta di Liberazione prestando notevole e costante aiuto alle formazioni partigiane” come recita il decreto luogotenziale che attribuisce le onorificenze. Non siamo riusciti a trovare molto altro, ma fa riflettere la sua giovanissima età (solo 17 anni): probabilmente figlio di emigrati, come tanti, o appena arruolato, seppe scegliere di stare dalla parte della libertà contro la barbarie.

Non sappiamo molto di quello che hanno vissuto questi uomini, le sofferenze, le paure, gli orrori. Probabilmente i loro figli conservano qualche ricordo raccontato o, probabilmente, molti hanno preferito tacere gli orrori della guerra civile e custodire la loro partecipazione con riservatezza, consapevoli delle immani tragedie fisiche e psicologiche che comporta qualsiasi guerra. Immaginiamo, dalle storie e resoconti di altri che hanno trovato la forza per raccontare, questi ragazzi sradicati due volte dalla loro esistenza: la prima come migranti/soldati, la seconda come combattenti in clandestinità, in privazione, fuori dal loro territorio, fra sconosciuti eppure fratelli nella stessa sorte. Possiamo solo immaginare la paura di non rivedere i genitori o le mogli, il loro paese. Ma anche la forza che questa speranza gli avrà dato nei momenti di pericolo, sotto al fuoco nemico, o in un’azione sul campo.

Di loro però abbiamo l’esempio dell’impegno quotidiano a tirar su famiglia con onestà educando i figli ai valori del rispetto, dell’impegno politico e civile prestato nei luoghi dove sono rimasti o a Sersale, quando sono rientrati.

Di loro dobbiamo mantenere il ricordo, ricercare le storie, i luoghi, le imprese. Perché loro hanno riabilitato il nome dell’Italia, insieme ad altre centinaia di migliaia di ragazzi caduti nella barbarie del fascismo e della guerra. E per il loro impegno e sacrificio che non possiamo permettere che ci si dimentichi del #25aprile, dobbiamo vigilare contro chiunque metta in discussione i valori fondanti della nostra comunità che sono e restano l’antifascismo, la Resistenza e la Costituzione.

Dedichiamo queste righe a tutti loro. Viva i Partigiani, viva il 25 aprile!

Insieme a loro: guerra alla guerra!

Antonio Borelli

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