PRIMA PARTE: Il contesto locale e nazionale –
È il 1977, gennaio. In un discorso a Roma, Enrico Berlinguer propone una politica di austerità e di lotta allo spreco di risorse. In un convegno di intellettuali il segretario del Pci indica una nuova frontiera, invitando i giovani – operai e studenti – a non perdere l’occasione storica della crisi economica e dell’austerità per imporre un nuovo modello di sviluppo e nuovi valori morali.
Ma neanche un mese dopo, giovedì 17 febbraio, Luciano Lama, segretario del più grande sindacato comunista dell’Europa occidentale, è preso a sassate dagli studenti dell’Autonomia.
Agnes Heller – studiosa ungherese ed esponente della cosiddetta “scuola di Budapest” – elabora un’originale teoria dei bisogni volta a superare la concezione marxiana che assegna al proletariato la guida del processo rivoluzionario. L’allieva di Lukács non mette in discussione che la classe operaia possieda un ruolo storico estremamente significativo, ma manifesta dubbi sul teorizzare che una sola classe possa assumere il potere ed essere l’unica rappresentante della trasformazione.
Paolo Mieli scrive che per la prima volta dall’autunno del ’69, quando fu espulso il gruppo del Manifesto, il Pci è «percorso da un terremoto interno di discussioni che continueranno per molte settimane».
Fra i vari temi, comincia a emergere anche l’assenza di una proposta del Pci nei confronti dei disoccupati. E tutto ciò mentre l’operaio occupato non è più disposto ad accettare la sola soddisfazione dei suoi bisogni, ma vuole «partecipare alla spartizione della ricchezza che ha contribuito a produrre».
In quei giorni emergono le posizioni molto moderate – «a volte anche di partito d’ordine» – assunte dal Pci nei confronti dei movimenti giovanili. «Non è stato molto disponibile verso le esigenze che provenivano dal mondo giovanile», dirà la Heller riferendosi ai movimenti di sinistra democratici, e non ai movimenti che si contrappongono al sistema parlamentare e che appoggiano in parte l’anarchia e il terrorismo.
Anno memorabile, quel 1977. Nella Rai iniziano le trasmissioni a colori e va in onda per l’ultima volta Carosello. La Juventus vince il campionato di calcio, precedendo il Torino e la Fiorentina. Francesco Moser è campione del mondo di ciclismo su strada. Niki Lauda e la Ferrari vincono la Formula 1. I sindacati favoriscono la sterilizzazione di una parte di scala mobile. Muoiono lo scrittore Achille Campanile, il calciatore Luciano Re Cecconi, il regista Roberto Rossellini. Il prigioniero nazista Kappler, responsabile del massacro alle Fosse Ardeatine, evade dall’ospedale militare del Celio.
L’anno del “Movimento”. Le forze di polizia si scontrano a Bologna con gruppi di Autonomia operaia, che a Roma egemonizza una manifestazione portandola a concludersi con assalti a negozi e saccheggi. Sempre a Roma, i radicali festeggiano in piazza l’anniversario del referendum sul divorzio, ma la polizia in borghese spara e muore Giorgiana Masi. Intellettuali francesi sottoscrivono un appello «contro la repressione che si sta abbattendo sui militanti operai e sui dissidenti in lotta contro il compromesso storico», e anche contro il Pci, accusato di essere «la nuova polizia». E ancora a Bologna, decine di migliaia di giovani italiani e stranieri partecipano ad un convegno contro la repressione.
È l’anno di piombo. Anzi, un altro anno di piombo. Sotto il fuoco dei terroristi muoiono: Ghidini, Passamonti e Custrà, agenti di polizia; Croce, presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino; Casalegno, vicedirettore della Stampa. Rimangono feriti: Bruno, Montanelli e Rossi, giornalisti; Cacciafesta, preside di Economia a Roma; Fiori, politico democristiano; Ferrero, redattore dell’Unità; Castellano, dirigente dell’Ansaldo iscritto al Pci. Nei disordini sono anche uccisi gli studenti Lorusso dalla polizia, Rossi e Petrone dai fascisti. Complessivamente, in quell’anno, sono compiuti 2.128 attentati terroristici.
A novembre Berlinguer vola a Mosca e ancora una volta prende le distanze dal socialismo reale. Ugo La Malfa esclama: «È ora che il Pci entri nel governo». Il primo dicembre i comunisti firmano un documento in cui la Nato è indicata come punto di riferimento fondamentale della politica estera italiana. E il giorno dopo, oltre duecentomila metalmeccanici sfilano per le vie di Roma. Manifestano contro la solidarietà nazionale e rifiutano i sacrifici in cambio del nulla.
Il governo cadrà nel gennaio 1978, Berlinguer incontrerà Moro due volte, e il primo marzo i gruppi parlamentari della Dc accetteranno l’ingresso del Pci nella maggioranza. Sedici giorni dopo Moro verrà rapito e la sua scorta decimata.
Anche in Calabria, dove dal 1975 è in atto un’esperienza di larghe intese tra Dc-Psi-Psdi-Pri e Pci, i comunisti lavorano «alla costruzione di un movimento sociale e politico che spinga per un’inversione di rotta nella politica economica generale e nella realizzazione dei programmi concordati e per far maturare le condizioni per governi che vedano il coinvolgimento diretto del Pci» (Ambrogio 2004).
A San Mango d’Aquino ricopre la carica di sindaco Leopoldo Chieffallo, eletto nel 1968 alla guida di un’amministrazione socialista, e rieletto nel 1973. Subentra a Ugo Caravia, il sindaco democristiano che nel 1952 aveva preso in mano i destini della cittadinanza e negli anni del dopoguerra aveva avviato un processo di ricostruzione del paese, realizzando il potenziamento dell’illuminazione pubblica, l’estensione della luce elettrica nelle campagne, la costruzione di un acquedotto comunale, dell’asilo infantile e delle prime case popolari, l’avvio della costruzione dell’edificio delle scuole elementari, l’ingrandimento del cimitero, l’ampliamento e l’ammodernamento della rete idrica e fognante per portare l’acqua e migliori servizi igienici in molte abitazioni.
Da quelle condizioni di partenza, l’amministrazione socialista riprende il programma di sviluppo del paese e, grazie anche alla nascita delle Regioni e al conseguente decentramento burocratico, inquadra un ulteriore livello di problemi, affrontati e avviati a soluzione con l’utilizzo di strumenti che la nuova legislazione ha reso più efficaci e immediati. L’obiettivo della nuova amministrazione è «dare una casa e un’occupazione ai lavoratori, creare asili e scuole per i loro figli, realizzare tutte quelle infrastrutture sanitarie e sociali atte a rendere più decorose e agevoli le loro condizioni di vita».
Nel contesto che abbiamo fin qui descritto, si sviluppa e si realizza l’idea di un libro, il cui titolo sarà San Mango d’Aquino – storia folklore tradizioni poesia. Un’idea coltivata da tempo. Un’idea accarezzata, sognata, perfezionata e definita nelle sue linee generali nel corso di numerosi incontri e colloqui con amici ed emigrati tornati nel paese di origine in occasione delle festività natalizie del 1976.
di Armando Orlando – CONTINUA –