Quando da bambino uscivo da scuola, a volte, andavo a casa dei miei nonni paterni a pranzare, per poi restare fino a sera.
Mio nonno aveva lavorato in Polizia a Capodistria dove era nato mio padre. Durante la seconda guerra mondiale si sono trasferiti a Napoli e, in seguito alla perdita di una figlia di tredici anni, hanno lasciato l’Italia per emigrare in Argentina. Dopo un po’ di anni sono rientrati a Tiriolo in una casa che si trovava in corso Garibaldi al numero civico 27.
I miei nonni abitavano a circa 50 metri dalla chiesa situata in piazza Italia dove c’era un grande orologio in cima alla facciata esterna.
L’orologio si sentiva da ogni luogo del paese ed era parte della vita degli abitanti, segnando l’inizio e la fine di tutte le attività quotidiane.
Ho sentito raccontare che quel grande orologio era stato donato alla comunità tiriolese da un italoamericano e veniva curato da un certo Achille figlio di mastro Saverio.
L’orologio faceva un numero di rintocchi pari all’ora scaduta e un altro pari al quarto d’ora da segnare.
Tutte le chiese dei paesi avevano un orologio che scandiva il tempo.
Alle ore 23 e 45 minuti, in piena notte, l’orologio faceva 14 rintocchi e nessuno si lamentava.
A casa dei miei nonni il momento più bello della giornata era quello della merenda pomeridiana, con pane e salame.
Nei paesi ogni casa aveva vicino un piccolo orto e i miei nonni, oltre a tenere un paio di galline per le uova, in uno stanzino mettevano ad affumicare il salame che facevano loro comprando una “menzina di maiale” (mezzo maiale).
Spesso, in seguito alle mie ripetitive richieste di pane e salame, lo affettavano quando era ancora crudo, ma aveva un sapore e un odore di fumo che non dimenticherò mai.
Tutte le chiese dei paesi avevano un orologio che scandiva il tempo.
Alle ore 23 e 45 minuti, in piena notte, l’orologio faceva 14 rintocchi e nessuno si lamentava.

Per mia nonna, fino a quando ho compiuto 8 anni,
ero il nipote preferito. Ero l’unico nipote e mi chiamavo come mio nonno Luigi.
Nei paesi si usava mettere il nome dei nonni.
Spesso c’erano cinque/sei cugini che si chiamavano con lo stesso nome del nonno o della nonna e per distinguerli si aggiungeva davanti al nome “di” con a seguire il nome del padre o della madre.
Tutte le chiese dei paesi avevano un orologio che scandiva il tempo.
Alle ore 23 e 45 minuti, in piena notte, l’orologio faceva 14 rintocchi e nessuno si lamentava.
Mi trovavo a casa dei miei nonni quando, all’età di 8 anni, nel buio di una mattina presto di febbraio e dopo aver fantasticato di giocare a pallone per 9 mesi con un fratellino che doveva arrivare dalla pancia a punta di mia madre, entrato in casa, mio padre mi disse: “E’ nata una sorellina”.
Tutte le chiese dei paesi avevano un orologio che scandiva il tempo.
Alle ore 23 e 45 minuti, in piena notte, l’orologio faceva 14 ritocchi e nessuno si lamentava.