Un parco inclusivo che rappresenta l’unione di due concetti, quello di natura predisposta per soddisfare le necessità di chi la frequenta e quello di accoglienza che la stessa natura non nega a nessuno, includendo – appunto – chiunque sappia curarla, rispettarla e viverla con gioia. È questa l’idea di fondo che ha ispirato gli ideatori e realizzatori di questo progetto, e in particolare Francesco Bonaddio e Antonio Mancuso, entrambi sempre prodighi di impegno nei confronti della propria comunità di appartenenza.
I due hanno saputo mettere insieme le loro rispettive associazioni, l’Unitalsi e il Gruppo Scout, includendo anche l’Avis, per creare una rete della solidarietà che ha deciso di dare vita al Parco, cui è stato dato curiosamente il nome di “Parco Elmer”. Elmer, infatti, non è un personaggio famoso da celebrare con l’intitolazione di uno spazio comune, ma semplicemente un elefantino disegnato, e il protagonista di un celebre libro illustrato per ragazzi, dal titolo Elmer, l’elefante variopinto, edito in Italia da Mondadori e scritto da David McKee. Elmer ha la caratteristica di essere diverso da tutti gli altri elefanti per via del suo colore, anzi, dei suoi colori, trattandosi di un elefantino variopinto. Insomma, un simbolo di diversità che diventa ricchezza.
Tante sono state le collaborazioni che hanno contribuito a portare avanti questa iniziativa: donazioni in denaro (tutte meticolosamente contabilizzate) e in natura, di piante e materiali, volontari che hanno contribuito alla pulizia del terreno, alla sua preparazione, alla piantumazione degli alberi e all’installazione degli arredi.
Inoltre, proprio la presenza del Parco ha dato la possibilità all’Istituto comprensivo Rodari di attuare un progetto nazionale, promosso dal Reparto Carabinieri Biodiversità, dal titolo “Un albero per il futuro”, che ha previsto la piantumazione di ottanta alberi in collaborazione con il Reparto Biodiversità di Catanzaro, e che ha l’obiettivo di creare «un ecosistema per lo studio dei ragazzi» e «un’aula verde» in cui le classi, quando le condizioni meteorologiche lo renderanno possibile, potranno anche fare lezione all’aperto.
Ma il lavoro non è ancora finito, occorre creare una strada di facile accesso, installare le panchine e i gazebo, e poi ci sono tante idee da mettere in cantiere, come quella di rendere questo spazio fruibile anche per eventi all’aperto durante il periodo estivo. Quindi, l’invito dei promotori è che questo fiume di solidarietà che ha dato vita al progetto continui a scorrere, in modo da portarlo a termine nel migliore dei modi e per il bene di tutti.
Raffaele Cardamone