All’Università d’Estate di Soveria Mannelli si è presentato un Ciriaco De Mita in gran forma: << Sono invecchiato ai piedi e non alla testa >> ha detto scherzando sulla sua veneranda età. Ma poi, con la lucidità della sua analisi politica, ha dimostrato che diceva il vero.
Dopo la presentazione da parte del Sindaco Leonardo Sirianni, il Direttore dell’Università d’Estate, Mario Caligiuri, ha tra l’altro introdotto il tema della lezione, “Il futuro della democrazia”, parlando di “crisi della democrazia”, di “antipolitica, generata dalla stessa politica” e ricordando come, da tangentopoli in poi, la corruzione nel Paese non è certo diminuita e il debito pubblico è aumentato in modo esponenziale.
<< Non sono abituato a ricevere tanti complimenti >> ha esordito De Mita, entrando poi subito nel vivo del tema che gli è stato proposto: << Soprattutto negli ultimi tempi, ho avuto una reazione rispetto stupidità della politica. Ricordiamoci che il Paese è cresciuto quando la cultura ha alimentato la grande esperienza dei partiti di massa, su cui si è radicata la democrazia. Chi gestiva le Istituzioni lo faceva in nome e per conto di chi votava. C’era un protagonismo del popolo. >>
Poi se l’è presa anche con la stampa: << La stampa italiana non è mai stata debole come adesso. Non c’è un giornale capace di fare un’analisi, di proporre soluzioni. >> Esattamente com’è, secondo lui, per la politica di oggi: << Non c’è un politico che, enunciata una difficoltà, è capace di ipotizzare anche la soluzione. >>
<< Oggi la politica c’è sempre, ma è diversa. Non c’è più una democrazia rappresentativa e dei partiti di massa che appartenevano alla gente e in cui la gente contava. È un fatto che da quando la Democrazia Cristiana si è sciolta il Paese non è più cresciuto. Stiamo attraversando uno dei periodi più delicati della nostra storia. C’è chi teorizza che la democrazia rappresentativa sia una perdita di tempo, che ci sia bisogno di dare il potere a uno solo che decida in fretta. Ma la saggezza popolare suggerisce che una decisione rapida comporta un rischio; meglio “contare fino a tre prima di decidere”. Così come il dialogo è una soluzione di grande saggezza, è utile a chi parla e a chi ascolta. La storia della democrazia in Italia è una storia plurale, fatta di alleanze piuttosto che di un solo partito al potere. >> Ha proseguito con la sua analisi puntuale e caustica al tempo stesso.
Ha concluso invitando tutti quelli che si sentono ancora democristiani a ritrovarsi, a provare a ricreare un movimento politico di massa. Potrebbe essere una cosa utile, un punto di partenza per costituire un fronte comune tra tutti coloro che hanno l’età per conservare, e magari la voglia di tramandare ai più giovani, la memoria dei partiti della tradizione democratica di questo Paese, dalla sinistra alla Democrazia Cristiana. Partiti che hanno avuto una grande capacità di governo e che hanno saputo trasformare in meglio il Paese.
Un appello che è sembrato fare breccia nei cuori e nelle menti dei tanti ex democristiani presenti all’incontro con l’anziano leader, che è stato uno degli uomini politici più potenti degli anni ottanta, da segretario nazionale della Democrazia Cristiana e Presidente del Consiglio dei Ministri, ma che non ha mai perso il senso della democrazia e dello spirito di servizio che deve sempre contraddistinguere e guidare l’azione politica.
di Raffaele Cardamone